Imminente la ritorsione, ma Clinton è sempre più contestato dagli alleati e dai repubblicani Gli Stealth in volo Saddam spara ancora

Imminente la ritorsione, ma Clinton è sempre più contestato dagli alleati e dai repubblicani Imminente la ritorsione, ma Clinton è sempre più contestato dagli alleati e dai repubblicani Gli Stealth in volo, Saddam spara ancora L'Iraq al Kuwait: prestate le vostre basi e vi puniremo NEW YORK NOSTRO SERVIZIO L'Iraq dice di avere sparato altri tre missili contro gli aerei americani, il Pentagono risponde che quei missili «sono stati lanciati alla cieca» e che non sono nemmeno passati vicino ai jet alleati, ma prepara lo stesso la rappresaglia: servirà a punire Saddam Hussein non per gli attacchi immaginari ma per l'attacco vero, quello compiuto mercoledì quando un missile iracheno ha mancato di poco un F-16 Usa nella «no fly zone» a Nord del 36° parallelo, cioè dove nei giorni scorsi l'Iraq ha conseguito la sua «vittoria», riconquistando il controllo di quel territorio attraverso la fazione curda di Massud Barzani. La rappresaglia è, come si dice, in «avanzato stato di preparazione». Due B-52, quelli che sparano i missili Cruise, hanno lasciato la loro base di Guam e si sono trasferiti nell'isola di Diego Garcia, dove sono stati raggiunti da altri due B-52 partiti dalla base di Barksdale in Louisiana. Da lì i 4 bombardieri potranno fare il «salto» verso il territorio iracheno in qualsiasi momento. Contemporaneamente otto F117, i bombardieri detti «invisibili» perché sfuggono ai radar, sono partiti dalla loro base di Holloman, nel New Mexico, diretti nel Kuwait. La partenza degli otto F-117 è stata un po' curiosa. Annunciandola, i portavoce del Pentagono si erano rifiutati di dire dove gli aerei fossero diretti per ragioni di sicurezza, ma dopo pochi minuti tutti sapevano che la loro destinazione era il Kuwait. Gli americani, infatti, visto che la settimana scorsa l'Arabia Saudita aveva loro negato l'uso del suo territorio, questa volta hanno evitato di chiederglielo e si sono rivolti direttamente al Kuwait, la cui famiglia reale, con il debito di gratitudine che ha nei confronti degli Stati Uniti, non poteva certo dire di no. Baghdad ha subito denunciato questa collaborazione del Kuwait, dicendo attraverso il solito Tarek Aziz che lo considera «un atto di guerra contro il popolo iracheno. Ancora una volta il Kuwait sta cospirando contro di noi, in collaborazione con gli americani». Le parole di Aziz hanno in qualche modo ricordato quelle che precedettero l'invasione del Kuwait sei anni fa, e così il Dipartimento di Stato ha subito replicato solennemente. «Alla luce delle dichiarazioni irachene ha detto un portavoce - gli Usa ribadiscono il loro impegno a difendere i nostri amici nell'area del Golfo e specificamente il Kuwait». Poi, il segretario di Stato Warren Christopher ha convocato gli ambasciatori di tutti i Paesi dell'area perché rassicurassero i loro governi: qualunque cosa accada, difenderemo tutti, non solo il Kuwait. La rappresaglia americana, insomma, ieri era data per imminente, ma aveva cambiato aggettivo: non più «sproporzionata», come aveva detto l'altro ieri - per apparire il più minaccioso possibile - il segretario alla Difesa William Perry subito dopo il missile sparato dagli iracheni contro l'F-16, ma «robusta», come si è corretto lo stesso Perry dopo essere stato velatamente sgridato da Bill Clinton, che du- i- 1 .. i_ ■ a ■ rante un discorso elettorale in Arizona ha detto di stare attenti a che «le parole di guerra non sfuggano al controllo». Ieri sera, dalla California, Clinton ha lanciato un nuovo monito a Saddam: «Farò tutto quello che si deve per impedirgli di minacciare i suoi vicini e i piloti americani», ha ribadito. Quando entreranno in azione, i B-52 e gli F-117? Non prima di oggi, pare. Gli aerei «invisibili», nonostante sia stato organizzato il loro rifornimento in volo, impiegheranno almeno 20 ore per arrivare in Kuwait. Perché il Pentagono abbia deciso questo tipo di azione, meno rapida di quella della settimana ji _ • n •> • scorsa, quando si preferì sparare i missili dalle navi già presenti nel Golfo, non è chiarissimo. Una voce dice che lo si è fatto per evitare che il «merito» dell'operazione andasse tutto alla marina, così da evitare, quando si discuterà il prossimo bilancio militare, che qualcuno al Congresso sollevi dubbi sull'opportunità di spendere tanti soldi per aerei utilizzati poco. Intanto però sembra incrinarsi il «fronte interno». Quella specie di «unità sotto la bandiera» cui Robert Dole, l'avversario repubblicano di Clinton, si era trovato costretto a piegarsi dopo l'attacco della settimana scorsa, è stata in il 1_ i " J ■ • qualche modo spazzata via dai ri sultati non proprio brillanti. Una vignetta mostra Clinton, piccolissimo, con una fionda in mano che dice a un Saddam Hussein gigantesco: «Ti è bastata la lezione?». E il senatore repubblicano John McCain dice: «Se quello è stato un successo, spero che non ce ne siano altri simili». Jack Kemp, il vice di Dole, accusa Clinton di «scarsa chiarezza sugli obiettivi che vuole raggiungere» e il duro Newt Gingrich definisce il comportamento del Presidente «insensato» e fatto di «colpi menati a caso». Franco Pantarelli Baghdad annuncia: lanciati tre missili contro gli aerei americani che violano i nostri cieli Il Presidente Usa corregge Perry che aveva promesso una reazione «sproporzionata» contro il Raiss MW»«SM^SMtt»^;*miBIWS'fflffljra>^^ Un miliziano curdo della fazione fìloirachena a Suleymaniyah A destra, uno Stealth il caccia ^^^^^^B ORO N«A Zurigo 90 mBERLINO. I nazisti, secondo inpubblica tedesca, trasferirono guerra mondiale lingotti d'oro e chsmark, equivalenti attualmenper finanziare la loro guerra di cnistero degli Esteri britannico ava possidenti ebraici e a banche cdell'epoca, quasi 11 mila miliargiornalistico «Panorama» della tmiliardi di reichsmark (il tesorogotti d'oro) è contenuta in una Stato americano del 27 maggio 1gramma prodotto daH'«Ndr», siprocurarono divise estere con cuper condurre la guerra. Un miliziano curdo della fazione fìloirachena a Suleymaniyah A destra, uno Stealth il caccia