«Ed è solo un aperitivo» di Emanuele Novazio

IL GURU IL GURU DELL'ECONOMIA «Ed è solo un aperitivo» «Saranno necessari ben altri sacrifici» BONN H L pacchetto Kohl è la sola m strada per avviare il rilancio dell'«impresa Germania», ma non basta a risolvere i problemi del Paese: secondo Buediger Pohl, direttore dell'«Istituto per la ricerca economica» di Halle e fra i massimi economisti tedeschi, la via del risanamento è anzi soltanto cominciata. Interromperla adesso è un rischio da non correre. Cosa succederà se oggi lo Sparpaket non passerà? «Sarà un serio problema per il cosiddetto Standoli Deutschland, "l'impresa Germania". Queste misure infatti vogliono prima di tutto aumentare la competitività del Paese: Sparpaket in realtà non è una buona definizione, perché non si tratta di risparmiare quanto di alleviare i costi collaterali del lavoro. Ma il piano è un primo passo: devono seguire altre misure, anche se considerate le difficoltà incontrate finora, non si può non essere scettici sul successo di altri interventi. Il fatto è che in Germania c'è un conflitto fra coloro che puntano sull'efficienza dell'economia e coloro che puntano sull'uguaglianza nella ridistribuzione: le critiche al piano Kohl vengono da questi ultimi. Ma se il piano cade, il "pensiero della ridistribuzione" vince sul "pensiero dell'efficienza": sarebbe un pessimo inizio». Quali dovrebbero essere i prossimi tagli? «Il popolo tedesco diventa sempre più vecchio, il periodo in cui si prende la pensione sempre più lungo. Sarà quindi inevitabile un aumento dei contributi che i lavoratori pagano per le pensioni. Probabilmente si dovranno anche diminuire le pensioni stesse, e ridurre le misure di incentivo al lavoro. E si dovrà affrontare il problema stipendi: andranno sfoltite le gratifiche che si aggiungono al salario minimo. Sono troppe». Molti sostengono tuttavia che la «soglia del dolore» è già stata superata. «Si parla sempre di "soglia del dolore" a proposito di prestazioni sociali ridotte o di salario tagliato, ma la vera soglia è stata oltrepassata da tempo: negli ultimi due anni si è perso un milione di posti di lavoro, e abbiamo rag¬ giunto il più alto tasso di disoccupazione di tutti i tempi, oltre il 10%. Il principio di fondo del piano è per l'appunto creare occupazione. E poi, pensiamo a un solo dato: lo Stato tedesco distribuisce il 33% del pil in prestazioni sociali. Anche riducendone la quota, saremmo al 30-29%». La posizione dei sindacati resta tuttavia molto rigida, in proposito. «Bisogna distinguere: IG Chemie è più flessibile di IG Metall. Le conseguenze di tanta rigidità? Pensiamo a quanto accade all'Est nel settore metallurgico: di fatto i contratti non vengono applicati, perché troppo gravosi. Le imprese non pagano i salari convenuti perché troppo elevati: è una procedura illegale, ma è quello che avviene sotto la pressione dei fatti, un aggiustamento all'economia reale». A proposito del piano Kohl si parla di capitalismo puro, fine del modello sociale tedesco e adesione al modello americano. «Credo che un popolo, con una propria storia e una propria tradizione, abbia anche una propria psicologia, e non possa assumere la storia e la mentalità di un altro popolo. Non ci sono le premesse, da noi, per un modello americano: non voghamo un'instabilità nel mondo del lavoro come quella accettata dagli americani, e non voghamo differenze nei redditi ampie come negli Stati Uniti. Quel che serve è un programma di sicurezza per 1' "Impresa Germania": è questa la "via tedesca"». Cosa succederà, se il piano passerà? «La discussione sullo Standort dovrà continuare: il conflitto fra efficienza e ridistribuzione non si risolve dal giorno alla notte». Emanuele Novazio

Persone citate: Kohl, Pohl

Luoghi citati: Bonn, Germania, Stati Uniti