Oggi il leader della Lega sale alla sorgente del Po. E avverte Prodi: tratterò a un prezzo altissimo L'ampolla aspetta Bossi al Pian del Re

Oggi il leader della Lega sale alla sorgente del Po. E avverte Prodi: tratterò a un prezzo altissimo Oggi il leader della Lega sale alla sorgente del Po. E avverte Prodi: tratterò a un prezzo altissimo L'ampolla aspetta Bossi al Pian del Re 7/ Cardinale Martini: la Chiesa è contro la secessione MILANO. Nella sede di via Bellerio, prima di spengere la luce, ha controllato perfino la cambusa: «Tutto a posto con gli alimentari?». Poi, per la sua ultima notte italiana, Umberto Bossi se n'è tornato a Gemonio, a casa. E da oggi, quando alle sei del pomeriggio arriverà alle sorgenti del Po (in auto? a piedi? in elicottero?), comincia il travaglio per «la bambina che si chiamerà Padania». Un cordone ombelicale lungo quanto il fiume. Un parto che durerà fino a domenica, a Venezia, con la triplice dichiarazione d'Indipendenza, la lettura della Costituzione e quella della Carta dei diritti. Pare che Bossi avesse qualche ultimissima rettifica, ma il milione di copie è già in stampa e all'errata corrige provvederà la storia. L'ampolla preparata da Massimo D'Este, vetraio in Murano, aspetta Bossi a Pian del Re. Da quel momento, per Bossi e i leghisti tutti, cominciano i tre giorni che dovrebbero sconvolgere l'Italia. Bossi ostenta tranquillità e sicurezza. Ieri mattina, alle 8,30, orario per lui insolito, ha chiamato la segretaria e poi Roberto Maroni per un consulto meteo: «Il tempo è così così, ma domenica sarà bello». Ha ancora da definire i tre discorsi, e con Maroni e i suoi scopre appena qualche carta: «Non so cosa succederà dopo il 15 settembre, come andrà con Prodi e il governo di Roma non lo voglio e non lo posso dire. La trattativa l'ho spostata sul mio tavolo, e il prezzo sarà altissimo». Trattativa? Mentre s'imbarca nell'avventura sul Po, tra elicotteri, catamarani e folla, Bossi riprende quella parola che nelle ultime settimane aveva cancellato: trattativa, appunto. Ma ne parla con pochissima convinzione: «Non c'è più niente da fare, diranno che abbiamo mobilitato solo milioni di curiosi, continueranno a far finta di non capire, di non sapere. A furia di correrci dietro stanno perdendo la testa. E invece vedrete quanti voti ci saranno nelle nostre cabine, quanta gente voterà per il nostro governo provvisorio». A proposito: solo cinque saranno i ministri, al posto del premier ci sarà il portavoce, i nomi da votare nelle cabine color rosa sistemate lungo il Po saranno annunciati da Bossi forse già stasera. Le ultime ore, senza bisogno di nessuna nuova dichiarazione roboante, hanno portato alla Lega un nuovo monito di Carlo Maria Martini, il Cardinale di Milano. «Non possono essere accettati modelli culturali o istitu¬ zionali che producono o sanzionano l'esclusione di gruppi sociali o di aree territoriali - scrive il Cardinale Martini per "L'Osservatore Romano" -. La Chiesa per sua natura e missione non può che favorire un processo di integrazione tra uomini, popoli e culture». Roberto Maroni, ancora una volta, ringrazia: «Il Cardinale di Milano, così come il presidente Scalfaro, ha capito che in questi tre giorni non va in scena una burletta. Anche se non siamo d'accordo con quello che dice lo ringraziamo per l'at- tenzione». Scalfaro, addirittura, si guadagna un mezzo invito sul Po. Ancora Maroni: «Nella sua visita a Berna, secondo i giornali, Scalfaro ha detto che il suo modello istituzionale è la Svizzera. Benissimo. Ricordo al Presidente che la Svizzera è una Confederazione di Stati indipendenti e sovrani con diritto alla secessione. Se ha detto quelle parole allora è uno dei nostri e ben venga sul Po!». Se non fosse stato ancora in Svizzera, Maroni l'avrebbe chiamato al Quirinale. Ha telefonato, invece, al ministro dell'Interno Giorgio Napolitano e ha parlato da ex: i leghisti cominciano ad essere preoccupati, dicono che potrebbe esserci addirittura più gente del previsto, e allora temono provocazioni, autonomi, qualche scalmanato... Il neogandhiano Bossi vuole una parata assolutamente pacifica. Ormai conosce i meccanismi dei media e sa che anche il più banale degli incidenti per la Lega sarebbe un boomerang micidiale. Mercoledì sera, al telegiornale, ha visto Prodi: «Diceva guai alla Lega, con il ditino in su. Ma che ditino e ditino, qui stanno perdendo tutti la testa, non sanno più cosa fare». Bossi, al contrario, è già li che conta i suoi milioni di padani e assicura di saper bene cosa fare: «Ma non lo voglio e non lo posso dire». Suspense. «Per un anno terremo la nostra carabina puntata sul governo di Roma. Poi la Padania sarà in grado di camminare e se ne andrà per la sua strada». Che nasce oggi dal Monviso. Giovanni Cerniti Tutto è pronto per la triplice dichiarazione d'indipendenza I ministri saranno solo 5; un portavoce al posto del premier PAESANA VENERDÌ 13 ORE 18,00 FESTA DELLA LEGA. PARTENZA DELLA COLONNA DI 500 AUTO FINO A MONCALIERI MONCALIERI VENERDÌ 13 ORE 20,00 FESTA DELLA LEGA COMIZIO DI BOSSI TORINO VENERDÌ 13 ORE 21,00 ARRIVO DI BOSSI AL VALENTINO PARTENZA DEL TRAGHETTO DELL'ATM FINO Al MURAZZI