Il premier preoccupato ma sereno. E avverte il leader leghista: il governo sarà inflessibile Prodi a Bossi: non faremo come la Jugoslavia di Renato Rizzo

Il premier preoccupato ma sereno. E avverte il leader leghista: il governo sarà inflessibile Il premier preoccupato ma sereno. E avverte il leader leghista: il governo sarà inflessibile Prodi a Bossi: non faremo come la Jugoslavia Nuovo monito di Scalfaro: la secessione è incostituzionale BERNA DAL NOSTRO INVIATO La marcia di Bossi incontro alla secessione? «Un possibile dramma per l'Italia e per l'intera Europa» osserva preoccupato Jean Pascal Delamuraz, presidente della Confederazione elvetica, guardando, da oltre le Alpi, la miccia sempre più corta del pronunciamiento leghista. Oscar Luigi Scalfaro, in questo primo giorno di visita di Stato in Svizzera e a quarantott'ore dalla grande corsa verso Nord-Est, non può né vuole sventolare paure: «(Attendiamo domenica con serena serietà» distilla cercando con cura aggettivo e sostantivo per far intendere che, dentro il guanto di velluto, il pugno è, comunque, di ferro. E sembra voler dire: domenica starò, con le altre istituzioni, sulla riva del fiume per vedere ciò che porta la corrente leghista: umori e malumori, speranze e detriti, fuochi d'artificio e, chissà, bombe ad orologeria. Anche Romano Prodi insiste sugli stessi tasti in un'intervista al Tgl: «Questo è un grande Paese e non può finire come la Cecoslovacchia o la Jugoslavia. Il nostro esempio è la Germania, non i Paesi che si sono divisi portando dolori a tutti i cittadini». Prodi ha poi ribadito la linea del governo: «Bisogna essere chiari: se quella di domenica sarà una manifestazione politica, benissimo. Ma se questo significherà ima secessione, il governo sarà inflessibile, perché l'unità del Paese è una valore per tutti». Alla domanda se si senta preoccupato, Prodi ha risposto: «Sono preoccupato, ma consapevole della forza de) governo e dell'unità del Paese. Quindi preoccupato, ma sereno». Prodi domenica sarà a Mandelio del Lario (Lecco) dove verrà celebrato il 75° anniversario della Moto Guzzi. Scalfaro, prima che il Po rischi di dividere il Paese come una gigantesca cerniera spalancata, lancia ai profeti della secessione una proposta che ha quasi il tono dell'impegno: la commissione bicamerale che il Parlamento sta varando potrebbe attuare una riforma dell'organizzazione dello Stato in senso federale, magari mutuando il consolidato modello svizzero. Un cospicuo passo avanti per chi, come Scalfaro, si era, sino ad ora, arreso soltanto all'idea di minime limature guardando, come esempio di federalismo in salsa italiana, alle Regioni autonome o a quelle a statuto speciale previste dalla nostra Carta. Probabilmente in quel momento pensa al cinquantesimo anniversario dell'accordo De Gasperi-Gruber che, prima di lasciare l'Italia ha celebrato con un messaggio a Oskar Peterlini: «L'accordo, dimostrando la sua profonda ispirazione umana, rimane insegnamento nel delicato rapporto tra Stato e minoranze. Si esaltano, in questo modo, i valori di una comunità specifica e quello, indistruttibile, dell'unità dello Stato. Questo dimostra che, quando gli accordi politici rispettano i diritti della persona umana, sono giusti e resistono nel tempo». «La Svizzera - spiega il Capo dello Stato, tornando ad oggi, in una conferenza stampa congiunta con il suo collega elvetico - può offrire un apporto del tutto particolare proprio perché può rappresentare e rappresenta un'indicazione anche per l'Italia: l'autonomia dei suoi Cantoni è esemplare dal momento che si propone come elemento fondamentale di convivenza». Eccolo, dunque, lo specchio dentro il quale dovrebbero o potrebbero guardarsi Bossi ed i suoi: il federalismo di questo piccolo Paese che ha saputo coniugare armonicamente «radici e lingue e religioni diverse». Ed eccole le richieste «legittime» alle quali potrebbe rispondere il Parlamento «che traendo esperienza anche dall'esempio vivo della Svizzera o di altri Stati, potrebbe modificare, come si richiede da tempo nella nostra patria, le strutture e l'organiz¬ zazione dello Stato». Siate audaci: è, in poche parole, l'invito che il Quirinale rivolge ai futuri membri della Bicamerale proprio nel momento in cui chiede ai leghisti di abbassare per un attimo la spada dell'intransigenza accettando un compromesso più che onorevole. Ma, attenzione, avverte subito dopo il Capo dello Stato: «Il discrimine tra richieste legittime ed illecite è sempre fissato dalla Costituzione» e dai princìpi che ne stanno alla base. Nessuna idea di secessione «avrà mai possibilità di essere accolta». Secessione, smembramen- to: il Capo dello Stato lascia correre i ricordi a quando era ragazzo: «Camminando, allora, nelle valli del Novarese ed arrivando ai limiti doganali, non ho mai pensato, varcandoli, di essere fuori casa ... La geografia non ha divisioni e vince sulla politica». E, poi, quanto è relativa questa stessa geografia: con uno humor che l'involontarietà rende irresistibile, il presidente elvetico saluta, in Scalfaro, l'Italia «vicino meridionale della Svizzera». In questa stessa Italia, gli domandano i giornalisti, c'è un movimento che vuol costituire una Nord-nazione chiamata Padania e che ha asserito di voler chiedere il riconoscimento all'Europa. La Svizzera prenderebbe in considerazione una domanda del genere? Delamuraz si sforza di sorridere: «Per adesso questo è un problema più legato alla fantascienza che alla realtà. Uno come me che ha visto, nel 1961, a Torino, l'Esposizione dedicata all'unità d'Italia è sicuro che il vostro Paese avrà forza di riconoscere, anzi di accentuare quel federalismo che eviterà i rischi di secessione. E se, poi, secessione dovesse avvenire, questo sarà un dramma non soltanto per l'Italia ma per l'intera Europa la cui unità non si costruisce da Helsinki a Milano o a Roma, ma da Helsinki a Palermo». Renato Rizzo Il Presidente lancia una proposta: la Commissione bicamerale vari una riforma dello Stato in senso federale magari sul modello della Svizzera Il premier Romano Prodi e il capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro