«Penso che la sua sia probabilmente solo una crisi personale»
«Penso che la sua sia probabilmente solo una crisi personale» «Deve parlare per se stesso e lasciare lavorare in pace me e gli altri colleghi» «Armoni sbagli, la moda non è morta» Versace: «Basta con queste sparate alla Bossi» TEMPESTA NEL MONDO DELLO STILE GMILANO IANNI Versace è indignato: «Giorgio Arniani ormai sembra Umberto Bossi. Spara a zero e in continuazione contro tutti. Insomma, un po' di classe! Ora è arrivato a dire che "la moda è morta". Parli per se stesso e lasci lavorare in pace me e gli altri colleghi». Scoppia furibonda la polemica tra gli stilisti italiani dopo il requiem per la moda celebrato, all'improvviso, da Giorgio Armani in un'intervista al settimanale «New York». Armani, alla vigilia dell'apertura dei suoi due nuovi negozi in Madison Avenue, uno degli appuntamenti clou di una vera campagna d'autunno del made in Italy a New York (Versace ha debuttato su Fifth Avenue nell'ex palazzo dei Vanderbiltd, seguiranno i nuovi negozi di Etro, Prada, Valentino) ha scelto uno inconsueto modo di promuovere le sue creazioni. Non solo ha decretato la fine della moda («mi riferivo al cosiddetto fashion system... allo stile dettato dall'alto», ha poi puntualizzato), invitando uomini e donne a vestirsi seguendo solo la propria fantasia ma ha anche definito out le riviste specializzate. Da Milano, Gianni Versace ribatte in questa intervista a «La Stampa». Curioso paragone. Secondo lei il re dell'eleganza Armani somiglia allo stazzonato Bossi. Dice sul serio? «Certo, si comporta ormai come Bossi. A 62 anni è a New York per aprire i suoi negozi nuovi e, non si capisce perché, invece di ringraziare Dio, si mette a fare queste dichiarazioni. Se lui in questo momento è fuori moda, come dice lo stesso "New York" - io non lo dico ma lo penso - reagire con tirate alla Bossi è il modo peggiore. Un mese fa ha dato un'intervista ai giornali americani e ha sparato sui colleghi americani. Un anno fa su "Repubblica" aveva attaccato Prada e Gucci. Adesso dice che la moda è finita. Basta, non si può mettere in cattedra, siamo tutti un po' stufi di questo suo atteggiamento. Non è giusto sparare sui colleghi che lavorano seriamente e serenamente». E però anche il «New York Times» ha scritto un necrologio sullo strapotere delle firme... «Non l'ho letto. Ma proprio il "New York Times" per l'apertura del mio negozio ha deciso di dedicare tutta la sua prossima sezione Style a me, all'energia che sto portando nella moda. Nella stessa Fifth Avenue dove ho restaurato un palazzo come quello dei Vanderbildt. Mi creda, quella di Armani è una crisi solo personale ma lui rischia di danneggiare il lavoro di tutti, sarebbe giu- sto che qualcuno del suo ufficio stampa gli dicesse: "Stai per un po' zitto"». Insisto: e se avesse ragione Armani? «La moda non muore, cambia. E ognuno di noi deve sapersi rinnovare. Se si è stanchi, se non si hanno più energie è meglio seguire l'esempio di quel gran signore di Hubert de Givenchy che senza inutili polemiche si è ritirato lasciando spazio ai giovani. Quella è classe. Ma poi come si fa a dire che la moda è morta quando nascono fenomeni come Prada o fenomeni come il rilancio di Gucci! In questo momento loro sono più moderni degli altri. La verità è che un certo tipo di moda è finita e ne è rinata un'altra. Oggi nel mondo si parla molto più di Prada; si parla di Calvin Klein, una volta copiava Armani e oggi invece si può dire il contrario; si parla di John Galliano. Forse Armani ci soffre...». E lei, Versace, no? «Che arrivino nuovi nomi? Penso sia nelle cose. Io oggi ho un entusia- mo che forse non avevo neanche quando ho cominciato questo lavoro. Eppure capitano dei momenti di stanchezza, di crisi, in cui ti senti senza energia. E' logico, è umano. Le confesso che a me è successo tre o quattro anni fa. Devo dire grazie a mia sorella Donatella, una vera puledra di razza, che mi ha spinto a rinno vanni». Al di là delle polemiche, per il settore non è un momento certo facile. Quanto incide la crisi, il calo dei consumi? «Gli anni facili sono finiti per tutti. Bisogna rimboccarsi le maniche e fare delle cose belle. Non a caso i nostri negozi, come quelli Prada e di Gucci sono pieni, in Italia e all'estero. E poi c'è l'Oriente che tira in modo pazzesco e nuovi mercati, dalla Cina alla Russia. Certo bisogna muoversi, essere vitali». Giorgio Armani ha torto anche quando critica le riviste di moda? «La moda è un gioco. Bisogna essere tolleranti e avere un po' di ironia. Quando aveva tutte le copertine era felice, oggi che non le ha più si lamenta. Ripeto, sembra Bossi». E lei Versace, un calabrese a Milano, domenica prossima andrà sul Po? «Per carità. Io sono italiano. Anzi. Sono intersiderale, il mio nuovo profumo si chiama "The dreamer", il sognatore, e arriva dallo spazio. Mi creda, non faccio che sognare che arrivino sulla Terra gli alieni e qui stiamo a parlare di dividere l'Italia. Tutte stupidaggini». Chiara Seria di Argentine «Penso che la sua sia probabilmente solo una crisi personale» tri colleghi» morta» Bossi» Giorgio Armani: fanno discutere le sue affermazioni sul «New York»
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