Duro controintcrrogatorio al processo Pecorelli. Andreotti: «Da ciò che si è sentito è chiaro che non c'entro» di Giovanni Bianconi

Duro controintcrrogatorio al processo Pecorelli. Andreotti: «Da ciò che si è sentito è chiaro che non c'entro» Duro controintcrrogatorio al processo Pecorelli. Andreotti: «Da ciò che si è sentito è chiaro che non c'entro» Buscettq, un giorno di passione in aula / difensori costringono il pentito a una serie di «non ricordo» PERUGIA dal nostro inviato Alla prima domanda, l'avvocato Franco Coppi - il «principe del foro» che si appresta ad interrogare per quattro ore il «principe dei pentiti» - accende subito la miccia: «Signor Buscetta, oggi se lo ricorda il nome del magistrato che l'ha interrogata tre giorni fa?». Dal banco dell'accusa, il pm Alessandro Cannevale insorge, anche se è costretto a rimanere seduto perché la toga si impiglia nella sedia: «Presidente, questa domanda è irrilevante. E poi le dichiarazioni di Buscetta sono da anni su giornali, libri e riviste. Sono perfino sulle figurine Panini. Qui si vorrà fare pure il colpo di teatro, ma questa storia che Buscetta è stato imbeccato non va bene». L'avvocato di Giulio Andreotti questa non se la tiene: «Guardi che qui nessuno cerca colpi di teatro. Io voglio solo dimostrare che questo testimone è reticente su ogni cosa che gli chiede la difesa. E' assurdo non ricordare il nome del giudice che l'ha interrogato tre giorni fa, la corte dovrà valutare anche questo». E l'interrogatorio comincia. S'era preparato 452 domande per il testimone Tommaso Buscetta - di mestiere «collaborante di giustizia», come dice lui stesso - l'avvocato Coppi; e nella sua scaletta s'è scritto anche le risposte che, in base agli atti del processo, «don» Masino avrebbe dovuto dare. Ogni volta che le nuove risposte non coincidono con quelle che l'avvocato s'aspettava lui incalza, precisa, contesta. E chiede: «Signor Buscetta, come mai ogni volta sono costretto a rileggerle i passi dei vecchi verbali e poi lei conferma?». Il secondo giorno della sua deposizione al processo per il delitto Pecorelli, «don» Masino viene «consegnato» ai legali dei sei imputati. Ma soprattutto alla difesa di Andreotti, perché Buscetta ha fatto quel nome, ha detto che seppe dai boss mafiosi Bontade e Badalamenti che il giornalista fu assassinato «nell'interesse» dell'ex presidente del Consiglio. Gli altri avvocati quelli di Vitalone, Badalamenti, Calò, La Barbera e Carminati - faranno poche domande: dei loro clienti parleranno, nei prossimi giorni, altri pentiti. Oggi si parla di Andreotti, e il senatore non legge più le bozze del suo nuovo libro; ascolta con attenzione il botta e risposta tra chi l'accusa e chi lo difende. Alla fine dell'udienza è soddisfatto: «Da quello che s'è sentito è chiaro che io non c'entro niente». Cioè? «Cioè né Bontade né Badalamenti hanno detto a Buscetta che l'omicidio Pecorelli l'ho organizzato io. Sono solo sue congetture. E io so che non sono vere». L'avvocato Coppi salta da un argomento all'altro, dal rapimento Moro all'omicidio Dalla Chiesa, dalle regole interne a Cosa Nostra ai parenti di Buscetta. Contesta al pentito le deposizioni fatte nell'arco di dodici anni, lo costringe a dire che «ha mentito anche al giudice Falcone», e quando Buscetta cerca di spiegare il perché, lui lo interrompe: «Questo non mi interessa. Se vorranno glielo chiederanno i pubblici ministeri». In molte occasioni «don» Masino deve rispondere «non ricordo», oppure «io non faccio diari, non prendo appunti, non posso ricostruire con precisione le date». Ammissioni che sono musica per le orecchie di Coppi, il quale sembra aver costruito l'interrogatorio apposta per i sei giudici popolari che dovranno giudicare il suo illustre cliente. I pubblici ministeri ascoltano, e alla fine non sembrano colpiti più di tanto dai «non so» e i «no» del testimone. A loro interessa che Buscetta abbia comunque confermato le informazioni che ebbe dai boss Bontade e Badalamenti sul delitto Pecorelli, il resto del mosaico accusatorio lo metteranno insieme nel seguito del processo, quando sfileranno le centinaia di altri testimoni chiamati a deporre. Una cosa, però, vuole sottolineare il pm Fausto Cardella: «Ho sentito dire che Buscetta sarebbe un pentito teleguidato. Lui ha reso dichiarazioni nello stesso senso da parecchi anni, e in ogni occasione le ripete. Gli si può credere o non credere, sarà una valutazione della corte d'assise. Ma sul teleguidato, sono affermazioni che non hanno alcun fonda¬ mento». A tratti, Buscetta e Coppi scherzano perfino. Come quando il pentito dice: «Di Coppi ne conosciamo due, uno che andava in bicicletta e che è rimasto...», e l'avvocato ribatte: «Spererei di rimanere anch'io un altro po', coi piedi su questa terra». Ma la sostanza è nelle contraddizioni vere o presunte che il difensore di Andreotti cerca di portare alla luce. E sulla scia delle quali cercano di inserirsi anche gli altri difensori. Ma che pensa Andreotti di quella vecchia idea del «suggeritore»? «Una volta - risponde il senatore - a teatro il suggeritore c'era e si vedeva, adesso ci sono tecniche molto più sofisticate. Se dietro a Buscetta ci sia qualcuno, comunque, io non lo so». Giovanni Bianconi

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