Ma l'azienda non ci crede, mentre cresce la psicosi: altri ricoverati di Fulvio Milone

Ma l'azienda non ci crede, mentre cresce la psicosi: altri ricoverati Ma l'azienda non ci crede, mentre cresce la psicosi: altri ricoverati Mascarpone killer, c'è la prova Le analisi confermano, nuovi indagati NAPOLI. Sale a nove il numero degli indagati nell'inchiesta sulla morte di Nicola Saggiomo, il ragazzo di 15 anni avvelenato dal mascarpone contaminato dal bacillo del botulino. Dopo l'iscrizione nel registro degli indagati del presidente della «Giglio spa» (società produttrice della crema di formaggio), del responsabile della produzione dello stabilimento di Reggio Emilia, del direttore sanitario e di un medico dell'ospedale «Cardarelli», di un grossista e di un commerciante al dettaglio, il magistrato ha inviato informazioni di garanzia ad altre tre persone. Si tratta di Raffaele Carducci, direttore del centro antiveleni del «Cardarelli» e di due aiuti dello stesso reparto. L'ipotesi di reato: omicidio colposo. I magistrati titolari dell'inchiesta vogliono accertare se vi furono ritardi nella somministrazione del siero antibotulino ai pazienti ricoverati dopo aver mangiato un tiramisù preparato con mascarpone avariato. Secondo i primi accertamenti, l'antidoto sarebbe stato dato a Nicola Saggiomo, al fratello Gaetano, di 12 anni e a un suo amico quindicenne, Pietro Falco, dodici ore dopo il ricovero. Raffaele Carducci, però, nega ogni responsabilità e parte al contrattacco: «La diagnosi e l'assistenza erogata ai pazienti affetti da botulismo è stata tempestiva nonostante la mancanza di siero, che giunse dal centro antiveleni di Milano non certo per colpa mia o degli altri medici del'ospedale. Il 31 agosto, dopo il ricovero dei tre ragazzi avvenuto calle 14, ci mettemmo in contatto con l'ospedale Niguarda di Milano. I flaconi, portati a Napoli con un aereo, furono iniettati». Ieri cinque ispettori dell'istituto superiore della sanità sono stati inviati dal ministero a Reggio Emilia per effettuare un sopralluogo nello stabilimento «Giglio», dove è stata prodotta la partita incriminata e commercializzata con i marchi «Giglio», «Parmalat» e «Sol di Valle». La fabbrica è dotata di attrezzature all'avanguardia, ma nonostante ciò non sembra esservi più alcun dubbio: le analisi eseguite dall'istituto zooprofilattico di Portici e dallo stesso Istituto superiore della sanità sui campioni di formaggio fresco hanno confermato la presenza del botulino. Come se non bastasse, l'autopsia eseguita sul corpo di Nicola Saggiomo ha rivelato tracce inequivocabili dell'avvelenamento. II mascarpone, dunque, è il vero colpevole della grave intossicazione, anche se gli imprenditori del settore reagiscono con rabbia e scetticismo. L'associazione italiana lattiero-casearia si dice «scandalizzata» dal clamore sollevato attorno al caso: «La presenza della tossina botulinica non è mai stata rilevata nel latte e nei suoi derivati». Intanto, la psicosi da botulismo non accenna a diminuire. Ai 12 casi di intossicazione ufficialmente accertati in tutto il Paese, si aggiungono i ricoveri di persone «ammalate» soltanto di paura. Ieri, nell'ospedale Cardarelli, si sono presentati sei uomini convinti di essere irreversibilmente intossicati. «In questi casi la prudenza non è mai troppa - spiegano i medici -: sottoponiamo i pazienti a tutte le analisi anche se i sintomi del botulismo non sono presenti». La paura del bacillo-killer ha preso piede anche all'estero: dopo la Svezia e il Belgio, ieri anche gli Stati Uniti e l'Austria hanno ritirato dal commercio il mascarpone italiano. «Nella Ue la situazione è ormai sotto controllo - ha commentato oggi a Bruxelles un portavoce della commissione europea -. Un nostro esperto si è recato in Italia per fare delle verifiche: stenderà una relazione che sarà esaminata la prossima settimana». Le reazioni non mancano nemmeno in Italia. Il presidente della commissione Agricol¬ tura della Camera, Alfonso Pecoraro Scanio, ha presentato un'interrogazione al ministro Rosy Bindi per sapere se è vero che già a metà del mese di agosto si era diffusa la notizia di casi di botulismo nella provincia di Caserta. Si parlò, allora, di cinque casi di botulismo puntualmente segnalati al ministero della Sanità. «Si impone un immediato accertamento delle responsabilità - prosegue Pecoraro Scanio -, anche perché la paura provocata nella gente dai casi di intossicazione sta determinando il blocco delle vendite non solo del mascarpone, prodotto di cui l'Italia è il primo produttore europeo, ma anche di altri derivati del latte». Fulvio Milone i Finisce nel mirino dei giudici anche il Cardarelli «Al ragazzo di Caserta il siero antibotulino fu somministrato troppo tardi» Carabinieri in azione. Sotto: cresce la psicosi mascarpone [foto silvij

Persone citate: Alfonso Pecoraro Scanio, Cardarelli, Pecoraro Scanio, Raffaele Carducci, Rosy Bindi