Famiglia cristiana ai genitori: non leggete i segreti dei figli Caro Diario non fare la spia

Famiglia cristiana ai genitori: non leggete i segreti dei figli Famiglia cristiana ai genitori: non leggete i segreti dei figli Caro Diario, non fare la spia UNA madre scrive a «Famiglia Cristiana», confessa di aver spiato nel diario della figlia diciottenne, scoprendo che ha avuto rapporti sessuali con il fidanzato e un conoscente. Scioccata si pone il problema se parlarne alla figlia, chiedere spiegazioni e confessare di aver violato la sua privacy. No, risponde il settimanale, non bisogna intromettersi in questo modo nel privato dei figli. Perché si scrive un diario? Antico problema. Se a farlo è uno scrittore si è portati a pensare che il suo sia sempre un «diario in pubblico» del quale lo scrittore si riserva di amrniiiistrare per quel pubblico il tempo della lettura, il più delle volte post mortem. Ma se il diario lo scrive un adolescente? Lo scrive per se stesso, per Narciso, per l'amico o l'amica che non riesce ad avere, per il fratello o la sorella che non ha. Lo scrive per il genitore al quale vorrebbe parlare e non trova le parole sonore, lo sguardo diretto? Non credo ci sia una risposta univoca. Credo solo nei casi più drammatici, come un desiderio di morte e il timore di caderci, che un giovane desideri che le sue parole vengano strappate dalla pagina, acquistino voce, diventino grido. Altrimenti il diario rimane un «confidente». In questo caso se qualche occhio ruba le parole, chi le ha scritte può sentirsi tradito ma anche liberato da un peso. Sta peggio chi le legge per quel senso di violazione, per la scoperta improvvisa di un mondo che non aveva saputo, o voluto, vedere. E lui che, di colpo, perde, o apre, il suo diario, mette in vista la sua pagina bianca. Dichiara di non aver proferito, fermato, parola. Di non aver scritto nulla, per sé, per gli altri. NicoOrengo