Un'ora di sciopero alla Olivetti
Un'ora di sciopero alla Olivetti Un'ora di sciopero alla Olivetti Ivrea, cresce la sfiducia tra i lavoratori «La ricreazione è finita» anche per i possessori di azioni Olivetti. Il crollo in Borsa di ieri, quando si è superato un ribasso del 18 °/o, ha lasciato l'amaro in bocca a coloro che avevano sottoscritto una sorta di «patto di fiducia» con l'azienda, investendo nelle azioni del gruppo. A Ivrea, all'uscita di Palazzo Uffici, il quartier generale di via Jervis, pochi hanno voglia di sorridere. La politica del «dipendente azionista», propagandata alcuni anni fa insieme con un aumento di capitale, non ha dato i frutti sperati. «Avevo acquistato le azioni a 3.200 lire dice Nello Dal Gallo, di Ivrea -, ora le trovo a 600 e poco più. E' una situazione che non avremmo mai voluto vedere, ma purtroppo reale; e a rimetterci siamo noi». Magra soddisfazione, invece, per i lavoratori che avevano scelto di non sottoscrivere le azioni. «Non mi ero lasciato tentare allora - afferma Claudio Gatta, di Cuceglio -, non lo farei certamente adesso. La politica aziendale non è chiara, o forse lo è fin troppo; e il futuro è decisamente in salita». C'è chi vede il crollo delle azioni come ovvia conseguenza delle notizie dei giorni scorsi sul destino dell'azienda, soprattutto dei pc: «Ci sono motivi obiettivi di sfiducia, e la Borsa italiana ne risente in modo particolare». Se Piazza Affari ha reagito con allarme alla situazione finanziaria del gruppo Olivetti, a Ivrea e nei centri del Canavese che ospitano i più importanti insediamenti industriali, la percezione della crisi appare meno netta. I commercianti non segnalano ancora un calo vistoso negli acquisti e le tradizionali sagre estive sono state affollate come di consueto. «Segno - commentano in molti - che la crisi vera, in Canavese, non è ancora arrivata». Ieri, intanto, la giornata negli stabilimenti canavesani della Olivetti è stata animata dallo sciopero di un'ora, mentre i vertici di Firn, Fiom e Uilm, a Torino, incontravano il ministro dell'industria Bersani. Al mattino si sono fermati gli impianti di Agliè e Leinì, nel pomeriggio Scarmagno, San Bernardo, Ico e Palazzo Uffici, L'astensione dal lavoro, secondo fonti sindacali, è stata alta; e le assemblee interne sono state occasione per fare il punto della situazione con i dipendenti. «Il messaggio è scontato - dice Paolo Giorgio, della Firn -, e la preoccupazione che investe i lavoratori è alle stelle. C'è la prospettiva di un tavolo comune che riunisca azienda, sindacato e governo: può essere uno strumento per uscire dalla crisi». Al governo guarda anche Laura Spezia, segretaria della Fiom, che non esclude la possibilità di uno sciopero con manifestazione in piazza: «I problemi dell'azienda si riflettono su tutto il territorio. E deve essere l'intero Canavese a far sentire la propria voce». Per Gianni Marchetti, della Uilm, la situazione attuale è simile a quella prima dell'arrivo di De Benedetti. «Allora - dice - l'ingresso di forze e capitali freschi risollevò le sorti dell'azienda. E anche oggi il futuro della Olivetti va ridisegnato, dando la priorità alla salvaguardia dei posti di lavoro». Mauro Revello Un reparto dello stabilimento di Scarmagno della Olivetti: tra i dipendenti c'è tensione e timore per il futuro del settore computer
Persone citate: Bersani, Claudio Gatta, De Benedetti, Gianni Marchetti, Laura Spezia, Mauro Revello, Nello Dal Gallo, Paolo Giorgio
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