UMBERTO AGNELLI miei progetti per l'Europa

sul futuro della Juve e sulle nuove frontiere dello sport-spettacolo Intervista a tutto campo sul futuro della Juve e sulle nuove frontiere dello sport-spettacolo UMBERTO AGNELII / miei progetti per l'Europa W«Fanquelria, aRo«E' contpare LTORINO ODE alla Ferrari. Comincia così, con una passeggiatina fuori tema, ma non fuori sport, la nostra intervista con Umberto Agnelli sul calcio e sulla Juventus alla vigilia del battesimo stagionale in Champions League. «Non si può non applaudire Schumacher, il suo staff, i suoi meccanici. Bravissimi, e addirittura formidabili nella scelta della strategia». La Juve di Reggio, invece? «L'ho seguita in pay per view. Non mi ha deluso, tutt'altro, ma ha sprecato troppo. In questi casi, è meglio aggrapparsi alle coincidenze. Anche il campionato del nostro scudetto cominciò con un pareggio in trasferta (1-1 a Brescia)». Domani affronterete, da campioni in carica, il Manchester United. Che cosa prova? «Un'emozione fortissima, non disgiunta da quel pizzico di timore che gli inglesi sempre mi incutono. Perché non è vero che fuori casa rendono la metà. Era vero una volta, se mai. E poi Cantona. Lo reputo un asso, un leader alla Vialli. Mi fa piacere che l'Uefa lo abbia riqualificato. Ci divertiremo di più». Sarà l'ultima Champions League tradizionale. «Capisco l'affetto per una formula che ha contribuito a fare del calcio un veicolo eccezionale, e universale, ma è tempo di aprirci al nuovo, e il nuovo altro non può essere che un vero e proprio campionato d'Europa per club, con un minimo di due squadre per nazione». E le altre coppe? «Ci sarà spazio soltanto per la coppa Uefa. Quanto alla coppa delle Coppe, temo che sia destinata a scomparire. Già oggi mi sembra che sia, delle tre, la meno qualitativa». E i campionati nazionali? «La serie A deve scendere, al più presto, a sedici squadre. Sei delle quali, protagoniste in Europa, fra ex Champions League e Uefa. Cruciale sarà la gestione del trapasso. Nessuno, e sottolineo nessuno, deve rimetterci. Il fine di lucro e la quotazione in borsa dovrebbero agevolare l'operazione. Penso al Sud semi-scomparso, penso a bacini d'utenza e di passione quali Palermo, Bari, Reggio Calabria, Catania. Se pilotato con saggezza e competenza, il passaggio da sport a spettacolo sportivo potrà recuperarli. Più profitti uguale più investimenti. E' sempre stato così». La serie C, i dilettanti? «Sono i primi ad avere bisogno di una grande vetrina che "tiri". Gli inglesi, in questo, hanno anticipato tutti. Certo, 128 società professionistiche non stanno né in cielo né in terra. La C, poi, ha così poco di professionistico, tranne i costi...» La sentenza Bosman rischia di cancellare i vivai. «E' un problema che ci siamo po¬ sti anche noi in Juventus. Per ora, il settore giovanile è stato ridimensionato e, a un tempo, riqualificato. Mi spiego: meno quantità (di giovani), più qualità (di talenti). Piuttosto, la sentenza Bosman mi spinge a questa riflessione: visto che il nodo cruciale sono le piccole società allevatrici, e visto che, dal ciclone Bosman, i giocatori hanno ricavato onorari più alti, perché non versano parte dell'ingaggio, il 5 o il 10 per cento, in un fondo comune destinato, appunto, a quella categoria specifica di club?» E' vero che la Juventus tornerà sul mercato? «Lasciamo passare tre, quattro partite. Non lo escludo. Si tratta di verificare, a sangue freddo, quanto sapranno garantirci, cito due nomi a caso, gli Juliano e i Tacchinardi. Anche qui, con il mercato open, è cambiato molto, è cambiato tutto. Prima rischiavano soltanto gli allenatori, adesso anche i giocatori». Due stagioni, due rivoluzioni: il Milan, invece... «Sono state le circostanze. A Vialli non potevamo offrire quello che gli ha concesso il Chelsea, tre anni di contratto. Su Ravanelli, in compenso, abbiamo "scommesso" Vieri, Amoruso e Ametrano. Abbiamo sbagliato? Non credo: Vieri viaggia a un gol a partita e Amoruso è un talento purissimo». Soddisfatto di Zidane? «Gli ho visto fare cose bellissime. Per quello che ne capisco, è addirittura in vantaggio sulla tabella di marcia. Ha un solo difetto: è un ragazzo molto sensibile, molto introverso». Boksic spacca la critica. «Non vorrei che il complesso del gol finisse per condizionarlo. Potessi, lo accoppierei con Simone. Ne uscirebbe l'attaccante ideale: la scaltrezza dell'uno, l'eleganza dell'altro». A proposito: che gol, il gol di Weah. «Fantastico. Strepitoso. Sono gol, quelli, che appartengono alla storia, a tutti». Roberto Baggio? «E' di nuovo sugli altari. Sono contento per lui, anche se non mi pare che abbia trovato la posizione più idonea». Parliamo delle avversarie. L'Inter, per esempio. «Ha una rosa straordinaria, ma un concetto di squadra ancora molto discutibile». Il Parma? «Più forte dell'ultima stagione. Personalmente, stravedo per Chiesa». La Fiorentina? «Non mi aspettavo un simile tonfo. Ho l'impressione che sia rimasta Batistuta-dipendente». La Lazio? «E' una squadra triste, e la tristezza non aiuta a vincere». La Roma? «Sempre a metà del guado, non mi convince». Che peso dare ai vostri diecimila abbonati in meno? Non sarà che senza Vialli e Ravanelli... «In materia, ho una mia opinione. C'entrano, e come, le nuove tecnologie. La pay per view, sicuro. Seimila abbonati da una parte, diecimila in meno dall'altra. Chiamiamola tassa sul progresso». A quando uno stadio tutto della Juventus? «Il Comune ha i nostri progetti. Indietro, non si toma. Sogno impianti a misura di famiglia. Non ne posso più di questi "scatoloni" così esagerati, così scomodi». Più business, più corruzione: non è, questo, il padre di tutti i rischi? «Al contrario. Il fatto che, fra poco, chi investe nel calcio potrà guadagnarci, dovrebbe orientare tutti verso affari sempre più puliti e trasparenti, e scoraggiare, di conseguenza, il marcio. Tanto per rendere l'idea: mi fa più paura un Farina d'epoca di qualunque imprenditore odierno». Come giudica Matarrese? «Ha fatto più il politico che il presidente federale. Si è romanizzato. Mi auguro che dall'attuale travaglio possa uscire un leader competente, ma soprattutto appassionato». Roberto Bec cantini «Ai campioni faccio una proposta: date una quota dell'ingaggio per salvare i vivai dagli effetti del dopo-Bosman» «La Champions League diventerà il campionato dei grandi club; la coppa Coppe presto scomparirà e la serie A dovrà essere limitata a sole sedici squadre» campo posta: date per salvare o-Bosman» sul futu Cantona, sopra, avversario dei bianconeri domani in Coppa «Sono contento che giochi: campioni come lui danno sempre spettacolo», dice Agnelli che elogia Vieri e Boksic (qui di fianco)

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