Augias: cara Rai, ti dico di no di Maria Grazia Bruzzone

Augias: cara Rai, ti dico dì no Critica anche Michele Santoro: «E' uscito nel modo peggiore» Augias: cara Rai, ti dico dì no Rinuncia alprogramma, «troppi litigi» IL PRINCIPE DEL GIALLO ROMA. Doveva essere uno dei fiori all'occhiello della nuova Raiuno diretta da Giovanni Tantino, il ritorno alla grande del popolare conduttore di «Telefono Giallo» nei panni di moderatore del nuovo programma «La parola ai giurati», sette puntate dedicate ad altrettanti processi del dopoguerra italiano. Invece, a un mese dalla messa in onda, Corrado Augias, oggi deputato europeo dell'Ulivo, si tira indietro e annuncia: «Dopo un'attenta riflessione ho pensato, d'intesa con la Rai, che era meglio soprassedere». Come mai? «Perché, approfondendo i singoli casi ho visto che ci sono, in alcuni, dei riferimenti politici ineliminabili. Nella mia condizione di deputato europeo è meglio evitare». Per quali ragioni? «Diciamo che lo ritengo un gesto di opportunità e di eleganza». Insomma, alla fine dà ragione ai parlamentari di An De Corato e Servello che l'avevano attaccata proprio per l'incompatibilità tra il suo ruolo politico e quello professionale. «In realtà non c'è nessuna norma che vieti a un deputato, italiano o europeo, di continuare nella sua attività, anche se si tratta di fare un programma televisivo. Piuttosto, in questa polemica mi ha colpito che nessuno abbia tirato fuo¬ ri l'unica obiezione che secondo me andava fatta: se il lavoro televisivo si poteva o no conciliare con quello parlamentare. Si possono far bene entrambe le cose?». E si è risposto uno». «Esattamente. Soprattutto in questo momento. Sto per cominciare un rapporto molto complicato sull'informazione europea. Comunque, Siciliano e Iseppi mi hanno chiesto di preparare un altro programma senza riferimenti politici. E magari in un clima diverso». Il clima oggi non è un gran che? «Diciamo che è molto litigioso». Allude al caso Santoro? «Santoro è uscito dalla Rai nel modo peggiore. Nella sua ultima intervista ha il torto di sostituire alle critiche le invettive. Uno come lui avrebbe dovuto parlare di problemi tecnici, non di stati d'animo». Forse era amareggiato. «Infatti. Era uno sfogo. Ma gli sfoghi si fanno a cena con gli amici. Farlo sui giornali come minimo è maleducato. A parte quel che trapelava, che in termini scientifici credo si chiami egomania. Erano cinque anni che ogni estate Santoro annunciava "vado". Speriamo che veda come è fatta l'altra faccia della luna e poi diventi grande». Santoro però denuncia anche una "normalizzazione" della Rai. Non è vero? «Oggi nessuno può dirlo. Se sarà così lo vedremo fra sei mesi». Lei non ha questa impressione? «Io ho l'impressione opposta. I sei direttori di rete e testata sono professionisti di prim'ordme, nessuno può dubitare che tenteranno di fare del proprio meglio. E le prime indiscrezioni sembrano confermarlo». Per esempio? «L'idea di Minoli di richiamare Giuliano Ferrara insieme a Enrico Deaglio mi pare fortissima». Peccato che Ferrara sembra intenzionato a dire di no. «Spero che ci ripensi. Qualche giorno fa in un'intervista diceva: "La politica non è il mio gioco." Ha ragione: lui è un grande giornalista, come dimostra "Il Foglio", forse l'unico giornale veramente nuovo in questo momento». E Baudo, come lo vede? «Deve assolutamente restare alla Rai nell'interesse della Rai e in quello di Baudo. Lì è la sua casa». E la Dandini? «Mi sembra fatta apposta per una rete come quella diretta da Freccerò». Magari invece finirà con Santoro a Italia 1. «E' possibile. Dovrà comunque fare i conti con un dato strutturale. In un sistema televisivo interrotto ogni 12 minuti da uno spot, quelli come la Dandini, Santoro o lo stesso Ferrara che costruisco¬ no dei "drammi televisivi", non funzionano». Perché mai? «Perché gli spot spezzano il ritmo e l'intensità della narrazione. Dopo ogni intervallo di quattro gelati e tre mutandine, la tensione crolla. L'unico che ha saputo costruire una trasmissione che può essere persa e ripresa in ogni momento è Costanzo. A lui gli spot giovano». Dunque al nuovo cda di intellettuali lei dà fiducia? «Personalmente conosco solo la Cavani e Siciliano. Tra l'altro, mentre questo consiglio è stato visto come alternativo alla Moratti, io credo che ne continui la linea. Anche la Moratti, dopo aver dato la priorità al risanamento dei bilanci, stava puntando sulla qualità, come sta facendo il nuovo Cda». La linea inaugurata dai Professori. «Infatti. Gli ultimi tre consigli, Demattè, Moratti e Siciliano, hanno più elementi comuni di quanto un'analisi frettolosa e inutilmente "politica" faccia pensare». Maria Grazia Bruzzone Augias preparerà un programma senza riferimenti politici

Luoghi citati: Freccerò, Italia, Roma