Discografici in guerra, Sanremo nella bufera

Discografici in guerra, Sanremo nella bufera Milano, le multinazionali minacciano il boicottaggio del Festival. La Rai: faremo a meno di loro Discografici in guerra, Sanremo nella bufera «Non ci piace la gara e così i nostri artisti resteranno a casa» MILANO. Se fosse quotato in Borsa, il titolo Sanremo potrebbe essere oggi sospeso. Il primo Festival del dopoBaudo è già nei guai prima di essere definito compiutamente, perché i discografici delle potentissime multinazionali riuniti nella Fimi, che hanno nelle loro etichette i maggiori divi della musica italiana (quelli cioè che di solito a Sanremo non ci vanno), da Milano dichiarano guerra alla Rai e minacciano di non partecipare né alle «manifestazioni previste per novembre» (leggasi «Sanremo Giovani») né nel febbraio '97 (leggasi Festival vero e proprio). Il diktat è: «Né con gli artisti italiani né con quelli stranieri». Il regolamento resta da firmare, la barca è in alto mare. Il direttivo della Fimi contesta, con durezza inusuale, tre punti del prossimo Sanremone: 1) la gara, che vorrebbe eliminata del tutto; 2) la commissione artistica composta dal famoso trium¬ virato Moroder/Donaggio/Vistarini, e quindi priva di un unico referente; 3) Il deciso anticipo da febbraio a novembre della gara fra i giovani aspiranti «Big». L'uso della gara viene definito «crudele, esasperato dal sistema che prevede una graduatoria finale a partire dall'ultimo classificato: aumenta certo l'interesse dello spettacolo ma finisce per danneggiare inutilmente i partecipanti»; il Triumvirato non garantisce certezza di controparte nelle trattative: e poi, si chiedono in Fimi, Donaggio e Moroder sono da troppo tempo all'estero, che ne sapranno mai delle nostre realtà di mercato? Infine, la gara in febbraio dei giovani ormai mescolati ai big viene considerata un «diritto acquisito degli artisti e delle case discografiche». Il dilemma in pratica è questo: se uno come Grignani, per esempio, avesse gareggiato in novembre invece che al Festi- valone, avrebbe avuto la stessa botta di successo? Dietro le apparenze di uno scontro durissimo, spiegano sull'altro fronte, in Rai, esistono in realtà ancora margini di trattativa. E la sicurezza è tale, che il capostruttura Maffucci già annuncia una conferenza stampa a Sanremo per il 18 settembre prossimo, sull'intero programma. Ecco che cosa si ri¬ sponde alla Fimi dalla Rai: 1 ) La gara non può danneggiare perché aumenta l'audience e quindi la visibilità degli artisti. «Il lancio che offre Sanremo equivale ad un miliardo di lire per esecuzione, indipendentemente dal risultato che si consegue», dice Maffucci, che acconsentirebbe però a render noti solo i primi tre classificati. 2) Il Triumvirato ha una funzione positiva perché induce la discografia a non orientarsi su un genere specifico, il cosiddetto «alla sanremese». 3) Lo spostamento a novembre della gara dei Giovani serve a portare un giusto equilibrio nelle serate. Si fa inoltre notare, in Rai, che la Fimi rappresenta in fondo soltanto il 41 per cento del mercato, e che perciò alla fine il Festival si potrebbe fare anche senza le major. L'atmosfera è tesa, i musi duri; da lontano, tuona la voce dolente di Baudo/Cassandra, che qualche giorno fa aveva anticipato ciò che stava per succedere. Perché Sanremo, si sa, è sempre Sanremo, [m. ven.] Tra le ragioni di protesta la gara dei debuttanti prevista per novembre Moroder, uno dei tre saggi che sostituiscono Pippo Baudo, e il cantante Gianluca Grignani