Dai diari inediti: «Una comica follia» Anche Beckett odiava i nazisti di Fabio Galvano
Dai diari inediti: «Una comica follia» Dai diari inediti: «Una comica follia» Anche Beckett odiava i nazisti LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Da 560 pagine di un diario fitto fitto, scritto un po' in inglese e un po' in tedesco, e chissà per quale misterioso gioco del destino rimaste finora sconosciute, Samuel Beckett dà un nuovo ritratto di sé. Scritte fra il 1936 e il 1937, cioè nel periodo trascorso in Germania, rivelano un aspetto finora sconosciuto del drammaturgo: un aspetto fatto di ostilità per Hitler e d'insofferenza per l'antisemitismo nazista, ripetutamente ridicolizzati e trattati quasi con stizza. Sono annotazioni importanti, secondo i biografi. Perché, dice il professor James Knowl- 11 son, si era finora ^f^l ritenuto che Beckett fosse so- k; VMt stanzialmente indifferente a ciò che accadeva nella Germania di quegli anni, anche se in seguito combatté nella Resistenza. «Ma questi diari - dice Knowlson - indicano la nascita della sua opposizione al nazismo e documentano l'evoluzione del suo atteggiamento politico». Knowlson è autore di una biografia (Damned to Fame: The Life of Samuel Beckett) che la casa editrice Bloomsbury pubblicherà a giorni; e di cui i diari ora ritrovati sono una delle cerniere portanti. «Rivelano moltissimo - egli dice - della sua personalità e consentono di entrare nella sua mente in modo unico, come neppure le sue lettere avevano finora permesso di fare. Sono "molto Beckett": meditate, ripensate, analitiche, su se stesso e sulla propria situazione. Sono estremamente dotte e intellettuali. Molti non si rendono ben conto Samuel Beckett di come egli fosse rimasto un accademico anche dopo avere lasciato la cattedra nel 1931». Nel diario l'autore di Aspettando Godot descrive la propria irritazione per i discorsi di Hitler e afferma di ascoltare «con profondo disgusto» il crescente sentimento antisemitico. Ma il suo sdegno per le «interminabili arringhe» di Hitler, di Goering e di Goebbels è essenzialmente divertito. Trova comico, per esempio, vedere che durante un discorso del Fùhrer tutti gli ospiti dell'albergo in cui alloggia rimangono un po' davanti alla radio, poi ad uno ad uno se ne vanno a letto. Altrove definisce «spaventosamente nazista» una coppia conosciuta a Berlino. Ripetutamente esprime insofferenza per i cantori del vangelo nazionalsocialista e afferma esplicitamente di essere irritato dallo «Heil Hitler» usato come saluto. I diari sono stati consegnati a Knowlson, per vent'anni amico del drammaturgo fino alla sua morte nel 1989, dal nipote di Beckett, Edward. Essi rivelano anche il suo febbrile entusiasmo per le arti figurative, che avrebbero poi ispirato il suo lavoro teatrale. Le visite ai musei tedeschi. L'ossessiva attenzione per l'autoritratto del Giorgione. Il colpo di fulmine per la Vergine dell'Annunciazione di Antonello da Messina: «Testa e spalle. Superba. Con l'aspetto stupefatto, della sguattera costernata». Come il personaggio di May, nel dramma Footfalls, precisa Knowlson: «La scenografia di Beckett deve moltissimo ai grandi maestri della pittura». Fabio Galvano 11 ^f^l k; VMt Samuel Beckett
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