Van Miert a Ciampi «Tagliate il debito Iri»

Van Miert a Ciampi «Tagliate il debito Ili» AIUTI DI STATO Il Commissario europeo arriva oggi a Roma Van Miert a Ciampi «Tagliate il debito Ili» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La privatizzazione della Stet non può essere avviata prima che sia costituita l'autorità di controllo sulle telecomunicazioni? E allora è bene che il governo si sbrighi a farla, questa benedetta authoiity, perché «altrimenti non si potrà rispettare l'accordo Andreatta-Van Miert» sulla riduzione del debito Iri. Il che, in parole povere, significherebbe esporre le finanze pubbliche ad un assalto dei mercati simile a quello del crack Efim, con conseguenze disastrose. E' questo il messaggio che Karel Van Miert, responsabile della concorrenza nell'Ue, consegnerà stamani a Prodi e alcuni ministri (Ciampi, Maccanico e Bersani), durante una breve visita a Roma voluta dall'inflessibile commissario. Al centro dei colloqui sarà dunque la gigantesca magagna del debito Iri, che secondo le stime della Commissione europea è di circa 26 mila miliardi. Nel luglio 1993, con Andreatta, Van Miert accettò di non portare l'Italia in Corte di Giustizia, proprio per evitare una tragedia in stile Efim, ma i debiti dell'istituto avrebbero dovuto essere ridotti entro quest'anno a «livello fisiologico», più o meno 5 mila miliardi. Ebbene, l'anno sta per concludersi ma le mosse principali per risanare l'Iri non sono state fatte. Vero è che l'accordo prevedeva la possibilità di una proroga (massimo un anno) «ma non necessariamente bisogna arrivare all'ultimo giorno dice Van Miert -, ci vuole un impegno chiaro e netto a ridurre il montante dei debiti. Ciò implica ovviamente la vendita di Stet e della Società autostrade, perché sono questi i due pezzi grossi Karel Van Miert che permettono di ridurre i debiti. Anzi, non è nemmeno sicuro che li riducano in misura sufficiente, perché attualmente siamo 20 mila miliardi sopra il tetto convenuto». Il commissario non vuole immischiarsi nel dibattito sul futuro dell'Iri, non dice se la vendita della Seat potrebbe rappresentare il segnale «chiaro e netto» da lui chiesto, e volutamente ignora la disputa sullo «spezzatino» della società telefonica («immagino che il governo italiano sia interessato a massimizzare i profitti»). Da Prodi però vuol sapere «in maniera chiara come vuole proseguire. Nella privatizzazione ci sono regole da rispettare, come la trasparenza». Il sistema della golden share, caro a Bertinotti e Fini, «è ammissibile», ma per il resto dell'azionariato «nessuna azienda comunitaria può essere discriminata». Se poi la privatizzazione slittasse e l'accordo Andreatta-Van Miert saltasse «si ricadrebbe nella situazione di 4 anni fa, e si ricalcolerebbero gli aiuti di Stato versati, con tutti gli interessi; ma io - aggiunge - parto dal presupposto che il governo sia fermamente intenzionato a rispettare l'accordo». Van Miert infatti non è maldisposto nei confronti del governo, ma ricorda a Roma che è ancora aperta la procedura per il mancato rispetto dei diritti di Omnitel nel mercato dei telefonini. Quanto al Banco di Napoli, invece, sono rose e fiori: «Ho avuto modo di apprezzare la collaborazione con le autorità italiane. Me ne felicito soprattutto se faccio il paragone con altri». I francesi del Crédit Lyonnais, ad esempio. Fabio Squillante Karel Van Miert

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