I misteri del Paese Perbene

Ripescata in un canale di Liegi la pistola che uccise l'ex vicepremier André Cools I misteri del Paese Perbene Viaggio in un labirinto di crimini TRA PROVE E SOSPETTI ABRUXELLES L numero 215 della Avenue de l'Observatoire di Cointe, un sobborgo di Liegi, c'è il residence «Le colline». Ci abita Marie-Hélène Joiret, la compagna del boss socialista André Cools. La giornata si preannuncia calda, ma in strada sembra non esserci nessuno quando i due escono di casa. Sono le 7,25 del 18 luglio 1991. André Cools sta per aprire la sua Audi 90, ma non farà a tempo. Due proiettili lo fulminano: uno gli perfora collo e laringe, l'altro gli attraversa l'orecchio sinistro e la testa. Marie-Hélène si rende appena conto dell'accaduto, un proiettile le buca entrambi i polmoni. Sopravviverà, ma dopo settimane di lotta contro la morte. Inizia così, come un telefilm che comincia col delitto, il dramma che da anni appassiona il Belgio, allacciando in una catena incomprensibile i fatti di sangue e di malaffare più disparati. Per spiegare quel delitto ci si è aggrappati ad ogni possibile ipotesi, e tante ne sono state fatte che oggi, dopo cinque anni, sembrano tutte improbabili. Si è partiti da una storia di certificati di credito falsi, acquistati nel Liechtenstein da mafiosi di origine italiana infiltrati nel gabinetto del ministro vallone Alain Van Der Biest. Si è passati poi alle tangenti che l'Agusta avrebbe pagato per vendere 46 elicotteri all'esercito belga, anche questa una «pista italiana». Ma non sono stati trascurati i traffici avuti dai socialisti belgi con la «Compagnie generale des eaux» e la «Dassault», entrambe francesi. 0 le storie più misteriose, come la vicenda del supercannone del leader iracheno Saddam Hussein. L'ultima in ordine di tempo è la versione che vuole l'omicidio Cools legato ai delitti della banda di pedofili capeggiata dal mostro Marc Dutroux. Ma è l'ipotesi che possiamo scartare per prima. Le due vicende condividono solo un paio di personaggi, ricettatori che compravano macchine dai pedofili, e che ne vendettero una a chi armò i killer di Cools. Ma chi era costui? Nato nel 1927 in una famiglia operaia, Cools cresce nella livida miseria della periferia di Liegi, tra fabbriche e miniere. I genitori prima della guerra tengono la locale Maison du peuple, e lui non dimenticherà mai le sue origini, resterà sempre un socialista «contestatario come i metalmeccanici e ortodosso come i minatori». E' il grande sciopero del 1961-62 a metterlo in mostra. Pochi anni dopo è già ministro, e nel 1969 ascende alla vice-presidenza del Consiglio federale (il Belgio ha tre governi: quello nazionale e quelli delle due «comunità»; quella fiamminga e quella dei valloni, francofona). «Se serve ad aiutare Liegi, sono disposto ad allearmi col diavolo», disse una volta. E probabilmente io fece, perché il Cools degli ultimi anni somigliava poco al giovane idealista del dopoguerra. Massone dichiarato, distributore di poltrone e gestore di contratti pubblici, Cools era amministratore di società che, messe assieme, costituivano un impero finanziario di nove miliardi di franchi: 450 miliardi di lire. Un suo avversario politico però, disse: «Non ha mai utilizzato questo impero per arricchirsi personalmente». Qualcosa dei vecchi ideali gli era infatti rimasto. Nel 1968 Cools incontra Alain Van Der Biest, linguista con aspirazioni letterarie. Alain, 25 anni, è figlio di una don- na delle pulizie e di un calderaio, e anche per questo piace a Cools, che due anni dopo lo fa nominare segretario nazionale del partito socialista. Ed è da Van Der Biest, col tempo arrivato ai ferri corti con il suo protettore, che parte la prima pista d'indagine. Undici mesi dopo il delitto, un tal Carlo Todarello chiede aiuto ad un investigatore privato. Dice che vogliono ucciderlo, e racconta una storia che sembra incredibile. L'investigatore, André Rogge, organizza un incontro con alcuni giornalisti, e Todarello finisce davanti ai magistrati. Dice che ad organizzare l'omicidio di Cools è stato Richard Taxquet, ex poliziotto, ora segretario personale del ministro degli interni della regione francofona: Alain Van Der Biest. I sicari sarebbero stati contattati da un tal Simone Solazzo, e riportati in Sicilia, da dove venivano, da un tal «Momo». Il movente? Una partita di certificati di credito rubati, che Van Der Biest avrebe usato per farsi campagna elettorale. Cools aveva saputo, ed effettivamente, pochi giorni prima, aveva detto a due giornalisti di voler fare rivelazioni che avrebbero fatto «cadere delle te¬ ste». Jean-Marc Connerotte, il giudice di Neufchateau che un mese fa ha scoperto la banda dei cacciatori di bambini, crede alla storia, e spicca mandato di cattura per i titoli rubati. Ma l'inchiesta è affidata a Liegi, e né il giudice istruttore Veronique Ancia, né il capo della polizia giudiziaria Raymond Brose credono alla pista. Taxquet viene liberato, Connerotte insisterà, lo metterà al fresco altre due volte, scriverà una lettera di 12 pagine a re Alberto, ma inutilmente. Taxquet e complici ogni volta escono dopo pochi giorni, e la Corte di cassazione alla fine vieterà a Connerotte di occuparsi del caso. Già dai primi mesi, sulla stampa, si fa intanto strada la pista del «supercannone» iracheno. L'ingegnere canadese Gerald Bull, che aveva progettato l'arma per Sad- dam, era stato freddato a pistolettate a Bruxelles, il 22 marzo 1990. Si dice siano stati gli israeliani. E c'è chi dice che un C-130 dell'aeronautica belga portasse in Giordania 200 tonnellate di polvere destinate a Saddam, e che l'allora ministro della Difesa, il socialista Guy Coeme, ricevesse per il favore un bel mucchio di lingotti d'oro. Cools era stato escluso dalla tangente, e sembra volesse vendicarsi denunciando il traffico illegale. Ma in realtà nessun elemento ha mai confermato questa versione, ed a Liegi il giudice Ancia seguiva dunque una terza pista, quella dell'Agusta. L'azienda italiana del gruppo Efim, controllata dai craxiani, era buona ultima nella gara per vendere 46 elicotteri all'esercito belga. Tedeschi e francesi offrivano macchine migliori a prezzi competitivi. Nell'88 però i socialisti belgi tornarono al governo e la situazione cambiò. La Agusta vinse la gara ma, come dimostrerà nel '94 il giudice Ancia, solo grazie alle tangenti miliardarie distribuite a pioggia. Il movente immaginato era sempre lo stesso: Cools, tenuto fuori dal giro di tangenti, avrebbe scoperto tutto, minacciando di denunciare i compagni di partito, che decisero di farlo tacere. A fare le spese dell'inchiesta furono cinque tra ministri ed ex ministri: tutti socialisti, valloni e fiamminghi. Nel conto entrò anche Willy Claes, che intanto era diventato segretario generale della Nato. Tutti diedero le dimissioni. Ora che la Ancia ha sposato le tesi del giudice Connerotte, le cose si sono forse ancora più imbrogliate. Il fatto che nessuno scommetta un'unghia sull'onestà dei socialisti vuol dir poco. Fino a poco fa, infatti, in Belgio vigeva un tipo di consociativismo più incancrenito di quello italiano. II leader democristiano Van den Boeynants, quello socialista Leburton ed il liberale Descamps si incontravano regolarmente sullo yacht di Josi, patron delle omonime assicurazioni. E regolavano al riparo da orecchie indiscrete tutte le questioni più delicate. Ora il Belgio, come Stato unitario, è sull'orlo dell'abisso. Le Fiandre marciano verso la secessione, e ogni tipo di solidarietà politica o d'affari è tramontata. Forse è nel tramonto di questo Stato, peraltro inventato a tavolino, che vanno ricercate le ragioni di tante improvvise rivelazioni: il sipario cala, ma è strappato, e i buchi mostrano tutte le magagne nascoste per anni. Fabio Squillante La stessa banda riforniva di auto il mostro Dutroux e i killer dei politici Sullo sfondo dello scandalo Claes un consociativismo da Prima Repubblica Due piste «italiane»: i sicari di Cools e le tangenti Agusta 8 AAd«dtr A sinistra l'arresto di Marc Dutroux, il mostro di Marcinelle. Sotto, la moglie e complice, Michèle A sinistra l'ex vicepremier belga André Cools. Sopra, l'arresto del mandante del suo assassinio 'ex ministro Alain Van der Biest «creatura» dello stesso Cools A sinistra il supercannone per Saddam A destra l'ex segretario generale della Nato Willy Claes, socialista costretto alle dimissioni per il caso Agusta

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles, Giordania, Momo, Sicilia