Don Masino: Brusca? Penso a un pentimento sincero di Francesco La Licata

B 1 Don Masino: Brusca? Penso a un pentimento sincero B PERUGIA USCETTA preso «in casta1 gna» su un volo di linea, «bruciato» da un'interrogazione parlamentare che si trasforma in una vera e propria imprudenza delatoria. Don Masino, in sostanza, ricacciato indietro di 12 anni, quando - appena pentito - tenta faticosamente di ricostruirsi una nuova faccia ed una nuova identità. Buscetta, in questo momento, non ha nome e cognome. Li aveva, fino al suo ultimo ritorno in Italia. Non ce li ha più perché un parlamentare della Repubblica, Domenico Gramazio, ha formulato una interrogazione ai ministri dell'Interno e della Giustizia in modo tanto maldestro da rendere facilissima, a chi ne avesse voglia ed interesse, l'individuazione del «nuovo Buscetta». La storia è nota ed ha fatto registrare qualche polemica. Don Masino - richiamato per testimoniare a Perugia al processo contro VitaIone ed Andreotti - giunge in Italia su un volo Alitalia Miami-Roma. A Fiumicino viene riconosciuto, come ha poi raccontato lo stesso Gramazio, da alcuni passeggeri che hanno anche notato quell'eccentrico personaggio, con giacca gialla e camicia hawayana, seduto vicino ad alcuni familiari del ministro Dini, anch'essi di ritorno dagli Stati Uniti. Che succede, dunque? Gramazio presenta una interrogazione che con la speciosa richiesta di conoscere chi ha pagato il biglietto (il contribuente?) - specifica dettagliatamente il numero del volo e persino il numero del posto occupato da don Masino. Da quel momento il pentito è diventato di nuovo «a rischio». Buscetta, infatti, viaggiava con la sua definitiva e misteriosa identità. Se qualcuno, perciò, volesse conoscerla non dovrebbe far altro che trovare il nome di chi sedeva sulla poltrona n° 9D del volo ampiamente citato. Per questo le autorità italiane e statunitensi sono già alle prese con la burocrazia per avviare una nuova procedura e dare gli ennesimi documenti a Buscetta e alla sua famiglia. E' una sventura, quella che perseguita Don Masino. Appena mette fuori il naso dal suo nascondiglio, c'è qualcuno che lo «becca». Già, quella faccia da indio, quel profilo scolpito nella memoria degli italiani che hanno seguito le puntate del maxiprocesso a Cosa nostra, non gli consentono di riacquistare la libertà, che nel suo caso coinciderebbe col più completo anonimato. E ieri, nell'aula di Perugia quindi durante una delle «grandi occasioni», Buscetta ha voluto rispondere - sollecitato dal pm Fausto Cardella - all'interrogazione dell'on. Gramazio, precisando che il biglietto Alitalia «incriminato» era stato acquistato «con la mia carta di credito». Sì, perché un disguido aveva ritardato il «prepagato» a spese dello Stato italiano. Anche l'American Express, dunque, conosce adesso la nuova identità dell'ex boss dei due mondi. Ecco perché la fuga di notizie sul viaggio di Buscetta si è risolta in un danno irreparabile per la sicurezza del pentito. Nessuno scandalo, dunque. Tranne che l'on. Gramazio non voglia pretendere da Buscetta il ritorno in Italia a sue spese o a piedi, per non pesare sulle casse dello Stato. Alle soglie dei 70 anni, Don Masino sa ancora come tener banco e perciò non si attarda nelle polemiche. Più tempo passa e più il «gran¬ de pentito» abbandona la veste di collaboratore per prendere quella di vero e proprio consulente dello Stato. Non c'è vicenda di Cosa nostra che investigatori e magistrati non gli sottopongano per riceverne spunti e suggerimenti, interpretazioni e contromisure. Anche su Giovanni Brusca. Gli è stato chiesto se bisogna fidarsi del figlio di Bernardo, vecchio capomandamento ormai in disarmo. Don Masino ha riflettuto, prima di rispondere ai dubbi dei magistrati. Quindi ha risposto così: «Non bisogna meravigliarsi se la tentazione del pentimento è arrivata ai vertici di Cosa nostra, fino ad attaccare persone come i Brusca e chissà chi in un prossimo futuro». «Ma non cedete - ha insistito Buscetta - in che stato si trova Cosa nostra? Sono allo sbando, in gravi difficoltà giudiziarie ma anche economiche. Cosa c'è di strano che ognuno cominci a prendere iniziative che mirano esclusivamente al salvataggio della propria persona e dei familiari più stretti?». In sostanza, 0 consiglio che ha dato Don Masino è quello di insistere negli interrogatori di Giovanni Brusca: «Ci sono tanti sistemi per capire se la sua è una collaborazione onesta e sincera. iJiente più, dunque, ha il potere di sbalordire il «grande pentito». Ne ha viste tante, Don Masino, per poter meravigliarsi delle contraddizioni di Cosa nostra. Tutti pentiti? Potrebbe accadere, bisogna solo stare con gli occhi bene aperti e saper distinguere sin dove finisce la debolezza della mafia «mazziata» e comincia la strategia del fingersi battuti per riemergere poi più forti di prima. No, Don Masino non mette limiti a nulla. E così ieri pomeriggio, lanciando l'ennesimo messaggio a Gaetano Badalamenti, l'ex amico detenuto a Memphis, si abbandona persino al più ottimistico degli auspici: il probabile pentimento di «Tano Battaglia», re in esil'o. Buscetta ha usato la metafora e, raccontando il colloquio avuto con l'avvocato di Badalamenti, Lawrence H. Schoenbach, ha insinuato il sospetto. «In quella occasione - ha calibrato don Masino Schoenbach mi disse: "Il mio cliente sono sicuro che non si pentirà mai" e poi aggiunse: "Mai dire mai"». Buscetta ha precisato: «Non so se era un messaggio per dire che forse Badalamenti potrebbe pentirsi. Ma questa era una mia opinione». E se lo dice Buscetta, c'è da crederci. Francesco La Licata «Anche Badalamenti potrebbe decidere di collaborare» Dopo le rivelazioni di Gramazio, l'ex boss deve cambiare identità L'on. Gramazio In alto, Buscetta, Andreotti dentro e fuori dell'aula

Luoghi citati: Italia, Memphis, Miami, Perugia, Roma, Stati Uniti