« Non siamo l'ombelico del mondo »

« « Non siamo l'ombelico del mondo » D'Alema a New York: non parlo dell'Italia L'INTERNAZIONALE SOCIALISTA NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Dell'Italia Massimo D'Alema non vuol parlare come fanno, o almeno come dicono di fare, tutti i politici nostrani che varcano la frontiera. Si limita al massimo a dire mezze frasi nella hall dell'hotel Marriott di New York. Gli dicono che Cesare Romiti ce l'ha con il governo e il segretario del pds risponde dubbioso: «Non capisco». Gli raccontano dell'amnistia per i falsi in bilancio proposta a Cernobbio dal giudice Nordio e lui si limita a constatare con una punta di sarcasmo: «Ogni anno a Cernobbio c'è un giudice che indica la strada per uscire da Tangentopoli». E anche su un argomento che bene o male c'entra con l'Internazionale, cioè il processo di unificazione della sinistra italiana, è parco di parole. «Se i membri dell'Internazionale si interessano delle nostre cose? Non gliene può fregare di meno - risponde -. L'Italia non è l'ombelico del mondo». Un atteggiamento che non piace ai socialisti che ieri insieme alla delegazione del pds sono stati a cena all'ambasciata italiana all'Onu, nella casa che una volta era dello stilista americano Calvin Klein. «Non è che non gliene importa niente - spiega il socialista Ottaviano Del Turco -, siamo stati noi a chiedergli di non interferire come hanno fatto altre volte. Io stesso ho parlato con i francesi, con Felipe Gonzàlez e tutti hanno preso quest'impegno». Insomma, a New York si è capito che per unificare la sini- stra italiana, per mettere insieme il pds di D'Alema, i socialisti di Boselli e di Del Turco e i socialdemocratici di Schietroma e Cariglia ci vorrà del tempo. Ognuno se ne sta per proprio conto mentre Giuliano Amato, che pure aveva tentato di gettare un ponte tra pianeti di questa confusa nebulosa, malgrado sia anche lui da queste parti per delle lezioni alla New York University, se ne rimane in disparte. D'Alema, comunque, di tutto questo non se ne cura più di tanto, ormai è in una posizione di forza. Questo congresso lo eleggerà vice-presidente dell'Internazionale, prenderà per essere chiari il posto che fu di Bettino Craxi. E anche se il socialista Didò ci tiene a precisare con una punta di malizia che «i vicepresidenti dell'Internazionale sono 25», questo non toglie che d'italiano c'è solo il segretario del pds, che il primo interlocutore dei vari partiti che compongono l'internazionale diventerà lui. In altre parole si è messo in moto un processo ineluttabile. Anche perché il progetto che D'Alema ha in testa per il nuovo partilo rende del tutto improponibili le diversità del passato. Basta guardare all'intervento che il segretario della Quercia ha fatto ieri al congresso dell'Internazionale. Le radici della nuova sinistra targata D'Alema sono quelle socialiste e democratiche, ma l'identità sarà sempre più caratterizzata più dal secondo termine che non dal primo. La sinistra del futuro, infatti, per il segretario del pds ha ben poco a che fare con quella del passato. Perde i connotati di classe, mette da parte ogni visione deterministica della società. «Ci viene chiesta - fa presente il segretario pidiessino una prova di onestà morale e intellettuale: bisogna riconoscere che una parte del patrimonio di idee politiche sulle quali la sinistra ha costruito la propria identità si chiude con il chiudersi del secolo». Insom¬ ma, per D'Alema sono più gli obiettivi, che non gli strumenti a definire la sinistra del futuro: «L'idea di una regolazione dei mercati, di un'integrazione dei soggetti più deboli a garanzia di una rinnovata coesione sociale, radicamento di istituzioni democratiche contro rigurgiti autoritari». E ciò nella convinzione che solo una forza del genere può candidarsi «ad una funzione regolatrice della modernizzazione capitalistica», magari fondando un nuovo Welfare, «non più quello delle garanzie ma quello delle opportunità. Non più la difesa delle categorie organizzate ma quelle dei giovani. Questa è la sfida vera se si pensa che Clinton ha il potere di fare la guerra ma non di realizzare la riforma sanitaria in questo Paese». Poi in politica estera il segretario del pds rilancia il ruolo dell'Orni («i due terzi dei membri dell'Onu fanno parte dell'Internazionale socialista»), magari costituire un consiglio di sicurezza economica per ridurre i fattori di squilibrio tra Nord e Sud. Ma sono sogni. Il presente è un altro. A New York si è avuta la conferma che gli Usa non avevano informato il nostro governo dei raids contro l'Iraq. «Non capisco la sorpresa - se la prende il sottosegretario agli Esteri Piero Fassino -, non lo hanno fatto neanche in passato. E, comunque, non hanno avvertito neppure la Germania, ma solo la Francia e l'Inghilterra perché avevano aerei in quella zona». Augusto Minzolini Il leader del pds sulla poltrona che fu occupata da Craxi ei che i riero anche i serenità, comune oblemi». inistro del a sul fuoelli di Roenti ad esds a segretario del pds Massimo D'Alema A sinistra Ottaviano Del Turco segretario del pds Massimo D'Alema A sinistra Ottaviano Del Turco