Un amico americano per i pc

IL CROLLO ORA PER ORA Un amico americano per i pc Passera: «L'Ingegnere?Ha almeno altre due vite» L'ULTIMA BATTAGLIA ROMA UY! incitava l'ultimo rapporto della Salomon Brothers sulla Olivetti. «Comprate», era il consiglio che la grande banca d'affari americana rivolgeva ai suoi clienti, convinta che in corso d'anno il titolo del gruppo di Ivrea avrebbe potuto raggiungere almeno le 1089 lire. Roba di una primavera fa, purtroppo, visto che ieri l'Olivetti è crollata quasi alla metà di quell'auspicato, ma chimerico valore. Eppure, benché in Piazza Affari la parola d'ordine fosse opposta a quella suggerita dalla Salomon («sell», vendete!) negli ambienti finanziari milanesi erano in parecchi a strologare: dietro questo crollo c'è lui... Sì, proprio lui, Carlo De Benedetti, l'intramontabile Ingegnere, che pilota la caduta per comprare a poco prezzo, e rafforzare la sua quota di controllo, ormai ridotta all'osso, poco meno del 15%. Perché ai prezzi di ieri, bruciati altri 530 miliardi di capitalizzazione, il controllo di quello che è e resta comunque il quinto produttore di computer a livello internazionale si acquisirebbe con poche centinaia di miliardi... Solita fanta-finanza. O magari chissà, ipotesi ardita quanto si vuole e tuttavia plausibile, per chi conosce lo spirito battagliero e mai domo dell'Ingegnere. Lui tace, in queste giornate di tregenda. Parla l'amministratore delegato da lui designato all'inizio di luglio, e cioè Francesco Caio, che tuttavia le «gole profonde» di Ivrea descrivono un po' come un sorvegliato speciale: perché è vero che l'Ingegnere è uscito di scena lasciandogli formalmente il comando, ma il comitato esecutivo che gli ha affiancato - costituito oltre che dal figlio Rodolfo dagli uomini Cir - pare lo stia marcando molto stretto. L'Ingegnere vigila, dunque. Ma appunto, tace. E il suo silenzio induce gli osservatori a chiedersi con insistenza: che farà De Benedetti? Troverà anche stavolta la forza di riemergere, vista la sua comprovata capacità di trovare le soluzioni più fantasiose proprio nei momenti in cui subisce maggiormente le pressioni dall'esterno? Chi lo conosce bene non ha dubbi. Corrado Passera, ex amministratore delegato di Oh- vetti, suo manager di fiducia, braccio destro e «delfino», sabato scorso passeggiava negli splendidi giardini di Villa d'Este a Cernobbio, e confidava: «L'Ingegnere fuori gioco? Non scherziamo, ha almeno altre due vite, di fronte a sé...». Se sia vero, lo dimostreranno le prossime mosse. Che, pare, De Benedetti ha già deciso: indipendentemente dai possibili e ulteriori sommovimenti borsistici, l'Ingegnere si accinge a sistemare gli affari di casa propria con una strategia difensiva, ma non certo di resa. Cioè mantenendo comunque saldi i suoi «avamposti» - quelli delle finanziarie Cir e Cofide dalle quali, con il sistema delle scatole cinesi, tutto il resto dipende - togliendosi una spina e rinunciando a un «gioiello». La «spina» è la Olivetti personal computer Spa, divisione del gruppo di Ivrea che ha prodotto 2200 miliardi di ricavi nel '95 e 991 nel primo semestre del '96 e che genera il grosso delle perdite e dei guai del gruppo. La strada della liquidazione è pressoché impercorribile: determinerebbe oltre tutto un costo enorme sia dal punto di vista sociale (per gli oltre 2 mila addetti che vi lavorano) sia dal punto di vista finanziario (lo stesso rapporto della Salomon Brothers lo stimava in primavera oltre 400 miliardi). Quindi - nonostante gli annunci e i controannunci deU'arnrninistratore delegato Francesco Caio, che a Modena ha ventilato l'ipotesi di una dismissione, e ieri in una lettera ai dipendenti ha corretto il tiro parlando di presidio e valorizzazione - la società sarà ceduta. Ma non ai francesi della Bull, come si è favoleggiato per mesi. Al momento, le vere trattative in corso sono due. La prima è iniziata qualche settimana fa con lo studio londinese Gottesmann, che rappresenta un gruppo di grandi investitori anglo-sassoni. La seconda, ancora più riservata, al punto che sarebbe prevista persino una penale nel caso in cui venisse allo scoperto prima della sua eventuale conclusione, è incominciata da un paio di mesi: l'Ingegnere l'ha intavolata con un importante finanziere americano, dietro al quale operano alcuni fondi Usa specializzati nell'investimento in aziende in difficoltà. Questa seconda «pista americana» sembrerà al momento quella più accreditata: prevederebv>e Ingresso di questi nuovi soci Ila società, o con una quota di maggioranza da subito, oppure con un pacchetto di minoranza, e poi con la clausola dell' acquisizione del controllo in una seconda fase. Tolta la «spina» a valle del suo impero, De Benedetti si accingerebbe però a fare anche un sacrificio a monte, cedendo la Valeo, il «gioiello» francese nella componentistica per auto controllato da Cerus, finanziaria a sua volta in «quota» alla Cir per il 60,9% del capitale con diritto di voto. Un «gioiello» che vale 1500 mi- liardi e che, una volta ceduto - come sembra ormai altamente probabile alla transalpina Cgip - consentirebbe di abbattere l'indebitamento netto della controllante Cerus (circa 600 miliardi a fine '95! e a catena quello, più consistente, della casa madre Cir (il cui indebitamento netto, alla fine del '95, ammontava a più di 1200 miliardi). Così, se questa strategia di difesa dell'Ingegnere riuscisse, alla fine De Benedetti resterebbe padrone di una Cir parzialmente ristabilita dai suoi acciacchi finanziari, e soprattutto manterrebbe il controllo di una Olivetti finalmente alleggerita dalla zavorra dell'«hardware», cioè del settore pc; comunque solida in settori redditizi come i sistemi e servizi (5500 miliardi di fatturato), le macchine per ufficio (la divisione Lexikon, con un giro d'affari di 2240 miliardi), il ramo Telemedia (circa 300 miliardi di fatturato); e a quel punto pronta finalmente a sviluppare la nuova e più promettente area di business, quello delle telecomunicazioni con la testa di ponte Omnitel (controllata al 59% circa). Ma in questo «disegno strategico» restano comunque alcuni punti ancora oscuri. Intanto, le trattative in corso, sui pc come su Valeo, andranno effettivamente in porto, in tempi ragionevolmente brevi? Poi resta il problema di bilancio: la semestrale approvata dal Consiglio ha dissolto tutti i dubbi residui? Le ulteriori richieste di chiarimento della Consob possono riservare ulteriori novità? E infine: la Olivetti, pur riossigenata dal «deficit cessante» dei computer, avrà spalle finanziarie sufficientemente larghe per sostenere lo sviluppo colossale di cui Omnitel ha bisogno, sia pur considerando i tempi lunghi e la redditività differita di un qualsiasi «start-up» aziendale? O non seiwà ancora un altro aumento di capitale (per altro già smentito dal gruppo), visto che tra l'altro, secondo voci che da Ivrea non trovano però conferma, anche Omnitel comincerebbe ad evidenziare qualche affaticamento sul fronte degli oneri finanziari, ed avrebbe registrato un'impennata del «turn-over» di clienti del telefonino negli ultimi mesi? Questi interrogativi saranno sicuramente ben presenti, nella mente dell'Ingegnere. E se è vero che ha ancora due vite davanti prima di considerarsi sconfitto, dovrà dimostrare di saperli dissolvere. Massimo Giannini Si tratta con fondi Usa specializzati in aziende in crisi Contatti anche con un gruppo di investitori inglesi Francesco Caio amministratore delegato del gruppo Olivetti ha scritto ieri ai dipendenti Corrado Passera ex amministratore delegato di Olivetti guida ora l'Ambroveneto

Luoghi citati: Cernobbio, Este, Ivrea, Modena, Roma, Usa