Praga, successo sotto gli effetti speciali di Copperfield Jackson, qui per stordirvi di Marinella Venegoni

Praga, successo sotto gli effetti speciali di Copperfield Praga, successo sotto gli effetti speciali di Copperfield Jackson, qui per stordirvi Un carro armato e 130 mila fans PRAGA DAL NOSTRO INVIATO Un carro armato vero, un sarcofago e un'astronave. Vestiti d'oro e divise, ballerini e cartoni animati. La lunga e difficile marcia di Michael Jackson verso la riumanizzazione è partita sabato notte sotto un cielo tempestoso, che si vendicava con raffiche gelate di vento sulle 130 mila teste di bambini e adulti arrivati da tutta Europa; infagottati in mille maglioni, stoicamente immobili per tre ore nel grande paixo Letna, quasi storditi dalle trovate incessanti, i fans hanno salutato il debutto dell'«HIStory Tour», che arriverà in Italia soltanto nella primavera/estate del 1997 con la stessa organizzazione che cura nel mondo im altro business succulento e made in Italy: Eros Ramazzolti. Fuochi artificiali che neanche a Piedigrotta hanno squarciato le nuvole ad inizio e fine concerto, e talvolta anche durante. La star americana dalla vita tribolata, il trentottenne bambino che farebbe la gioia di un qualunque psicoanalista, ha voluto festeggiare così il ritorno dopo anni amari passati fra accuse di pedofilia, un inspiegabile matrimonio con una inspiegabile moglie, ulteriori interventi estetici sul viso già martoriato, alla ricerca di non si sa cosa. «HlStory Tour», come il doppio album omonimo, vorrebbe essere il riassunto di una vita artistica, l'apoteosi di un divo che canta da quando aveva tre anni. Ma Jackson ha capito che non poteva più riproporsi solo come un personaggio dell'adorata Disneyland. Ed ha alternato, n momenti di spettacolarità pazzesca, un'inedita intimità con il pubblico, quasi a volerne riconquistare il cuore. Inusualmente cordiale, ha fatto grandi profferte d'affetto («I Love You», ripeteva), cantando talvolta soul puro («You're not alone») come se fosse stato in un club: solo in quei momenti, finalmente rilassata, la platea si è accesa di mille fiammelle. Lo show del ritorno è stravagante ed eccessivo. Un po' antologia di tutti i migliori numeri dei tour precedenti (il balletto di «Smooth Criminal», la «moonwalk» di «Billy Jean» nel cono di luce); un po' fe- stivai dei suoi videoclip (alcuni, come «Thriller», appartengono davvero alla storia); e un po' «Michaeland», per estasiare i bambini. Perché, forse per scacciare i sospetti e le accuse, l'infanzia resta al centro del suo mondo, e bambini di tutte le razze passano sullo schermo e fra le sue braccia e sul palco, tenendosi per mano in «Heal The World» che è poi una riscrittura di «We Are The World». C'è talvolta, in questa sua ossessione della fanciullezza, una disarmante ricerca dell'effetto più consumato: durante «Earth Song», irrompe in scena un carro armato vero, ne scende un soldato che impugna un fucile minacciando tutti, ma s'inginocchia poi folgorato davanti ad una bimba bionda con un mazzo di fiori in mano. Non è difficile capire che il bambino che più gli preme è quel Michaelino dentro di lui che non riesce a crescere: e infatti c'è anche un'affettuosa rivisitazione della propria infanzia, nella parte centrale dello show, con pezzi dell'epoca Motown e filmati del povero piccino prodigio, in mezzo ai genitori e ai fratelli che egli dal palco poi invoca, chiamando per nome ognuno dei Jackson Five (dicono tutti che si odiano l'un l'altro, ma tant'è). Il palco fa quasi paura. Tutto grigio/pietra, una specie di porta di Brandeburgo postmoderna, uno scaramantico enorme mausoleo sormontato da statue di varie epoche storiche e affiancato da una sua gigantografia alta quanto il palco, la cui testa si allinea alle statue (chi vuol capire capisca). Jackson ha coinvolto il mago David Copperfield per gli effetti speciali: ed eccolo nel filmato iniziale entrare in un cartone animato a bordo di un'astronave/ottovolante che atterra poi sul palco: ne esce vestito di una tuta d'oro, intonando «Scream»; più tardi, si torna a riconoscere la mano di Copperfield durante «Thriller», quando Michaelino viene rinchiuso in un sarcofago, che viene trafitto con spade e poi incendiato: subito dopo, egli riappare in cima alla gru che sorvola la folla in delirio. Primitiva e infantile appare la sua visione del mondo, fra divise da operetta e bandiere di tutti i paesi, con filmati che mettono insieme i bambini somali e Walesa, Tienahmen e Madre Teresa: una sorta di Pellizza da Volpedo in versione Las Vegas. Talvolta più rigido nei movimenti di danza rispetto al passato, con la musica che rischia di passare inosservata per via di tutto ciò che succede sul palco, Jackson resta comunque unico al mondo per le sue capacità (anche economiche) di fare show multimediali, e per la sfida spettacolare, questa volta più che mai. Inquietante, retorico e narciso, ma pur sempre titanico. Marinella Venegoni Prima mondiale di «HlStory Tour» Fuochi d'artifìcio, e un soldato redento in diretta da una bambina Michael Jackson in due momenti dello spettacolo che è stato definito titanico. La folla era in delirio

Luoghi citati: Brandeburgo, Europa, Italia, Las Vegas, Praga, Volpedo