Onu senza America l'anticamera del caos di Aldo Rizzo
n OSSERVATORIO Onu senza America Vanticamera del caos O scontro diretto IraqUsa non è finito, forse è solo in una fase di attesa, dalla quale può di nuovo uscire in forme gravi. Ma una cosa è certa: mai come ora, da vari anni a questa parte, l'Onu ha mostrato tutta la sua impotenza. Dopo un'infinità di riunioni, informali e formali, il Consiglio di sicurezza non è riuscito a varare una risoluzione di condanna o di assoluzione, per nessuno dei due contendenti. E a cantar vittoria è semmai il regime di Bagdad, che ha dichiarato ieri con una certa solennità che «è finita l'egemonia Usa all'Onu»; però dimenticando che gli Stati Uniti hanno colpito l'Iraq senza attendere l'avallo del Palazzo di Vetro e che lo stesso faranno, a maggior ragione, se si ripresenterà l'occasione nel prossimo futuro E, quindi, non per questo Saddam Hussein può sentirsi al sicuro; anzi. E' in questa situazione e in questo clima che si apre fra quattro giorni a New York la cinquantunesima Assemblea generale. Come se non bastassero le divisioni sul caso iracheno, è in ballo la successione a fine anno del segretario Boutros Ghali, il quale vorrebbe un secondo mandato, ma ha l'opposizione di Washington: non a causa della crisi irachena, ma per ragioni precedenti e generali, attinenti alla riorganizzazione e al ruolo dell'Orni. E, da quest'ultimo punto di vista, incombe anche la riforma del Consiglio di sicurezza, per renderlo piii aderente alla realtà di fine secolo, 50 anni dopo la seconda guerra mondiale. Un tema, anche questo, che divide gli stessi alleati occidentali Insomma l'Onu è in piena crisi esistenziale, proprio mentre il mondo che essa dovrebbe in qualche misura governare, si fa sempre più complicato. Al punto da doversi chiedere: ma esiste ancora l'Onu? E a che serve? Qual è il suo futuro? Per rispondere a queste domande, bisogna ricordare qual è stata, fin dall'inizio, la natura dell'Organizzazione delle Nazioni Unite: lo strumento comune di Stati indipendenti e sovrani, alcuni dei quali più potenti degli altri e perciò dotati di un diritto di veto. Quindi l'Onu non ha funzionato quando vi sono stati contrasti insanabili tra i suoi membri maggiori, e dun¬ que durante tutta la Guerra fredda (con la sola eccezione dell'intervento in Corea, nel 1950, per un passo falso procedurale dell'Urss). Ha funzionato quando la Guerra fredda è finita, col dissolvimento dell'Urss, e con una Russia non più antagonista, mentre la Cina assumeva un basso profilo. Ora, di nuovo, è diverso: con tutti i suoi guai interni, o a ragione di essi, la Russia riscopre un antico nazionalismo, e anche la Cina alza il tiro. E, in Occidente, anche la Francia, fra i Paesi con diritto di veto, trova ragioni per differenziarsi. Quest'ultimo è il punto più delicato. Perché l'Onu abbia un senso, nella nuova realtà magmatica e confusamente conflittuale del dopo-Guerra fredda, occorre che almeno l'Occidente (che la Guerra fredda, bene o male, l'ha vinta) sia compatto. Non nel senso di essere al servizio degli Usa, ma nel senso di puntare a un'armonia interna, con un margine ampio ma concordato di autonomia dell'Europa. E non per una questione di bruta egemonia sul resto dell'Onu, ma per assicurare all'intera Organizzazione un solido, seppur dialettico, punto di riferimento. In assenza del quale, l'America si comporterà per quello che è, una superpotenza solitaria, nel bene e nel male. Anche se torneranno i veti paralizzanti di Mosca e Pechino, al Palazzo di Vetro. Magari con l'aggiunta, disastrosa, di quello di Parigi. Saddam può compiacersi, nel suo «mix» di furbizia e irresponsabilità, della «fine dell'egemonia Usa all'Orni». Imprudentemente. Altrettanto o più imprudenti, intellettualmente e politicamente, sono quanti in Europa, e anche in Italia, ignorano che il sogno di un'Onu senza egemonia, anticamera del «governo mondiale», è in realtà l'anticamera del caos. Aldo Rizzo :zoJ
Persone citate: Boutros Ghali, Saddam Hussein
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