E Bertinotti si fa in due Tra i Grandi, poi alla festa per Cossutta

Tra i Grandi, poi alla festa per Cossutta E Bertinotti si fa in due Tra i Grandi, poi alla festa per Cossutta IL COMUNISTA E 1 Ffl MAZZIERI ACERNOBBIO RRIVA e sono strette «di mano. Sorrisi. Qualche battuta che corre di bocca in bocca tra i presenti: «Guarda, c'è anche Bertinotti», accenna Giulio Malgara e Innocenzo Cipoletta, direttore generale di Confindustria, si volta per un secondo e accenna a un ciao che si perde nel suono del gong che chiama tutti in sala: «Tre minuti all'inizio dei lavori...». Un comunista a Villa d'Este, monumento del capitalismo trionfante, stucchi, boiserie e portieri in livrea. Roba da non crederci. E invece lui, Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione e di tre milioni di comunisti duri e puri, in questo tempio dove ogni anno, d'autunno, si celebra l'incontro tra i grandi della finanza e dell'industria, ci sta benissimo. Senza un'ombra d'imbarazzo. Tutto azzurro, arrurra la giacca, azzurrina la camicia, azzurra più intensa la cravatta. «Sono qui per ascoltare», dice. Impeccabile. Soltanto Hans Tietmeyer, serissimo presidente della potente Bunde- sbank, quando qualcuno lo avverte che quel signore abbronzato e azzurrino è «mister Bertinotti, laeder of the communist party», per un attimo non riesce a nascondere la meraviglia: «Ohh». Umberto Bossi, che il destino ha fatto sedere proprio a fianco a Tietmeyer, esordiente pure lui in quel di Cernobbio, sorride: «Và il Bertinotti, un torero con il suo 6% di tori rossi». Si ferma giusto il tempo per «ascoltare» i giudizi degli imprenditori, Bertinotti. A Sesto San Giovanni, ex cittadella operaia, ex Stalingrado milanese, ex roccaforte rossa delle tute blu ormai ridotta a una sfilata di centri commerciali e società di servizi, l'aspetta nel pomeriggio - alle quattro del pomeriggio - la festa di compleanno del compagno presidente Armando Cossutta: 70 anni compiuti lunedì che ha voluto festeggiare tra amici e compagni, canti e balli a Villa Zorn che con Villa Reale non ha nulla a che vedere ma è pur sempre un'oasi di verde alle porte di Milano. Da Villa d'Este a Villa Zorn, 50 chilometri di distanza, forse meno, due mondi oppo¬ sti. L'aplomb di Cernobbio, i riti della politica, la passerella davanti alle telecamere. Il brindisi con i bicchieri di carta e vino rosso a Villa Zorn, l'abbraccio in maniche di camicia con Cossutta, il vecchio comunista per una volta commosso da tanto affetto, emozionato dai manifesti rossi fuoco con la scritta nera che tappezzano la Sesto un tempo operaia: «Buon compleanno, presidente». Sorridente e scatenato, Bertinotti. Capace di raccogliere consensi tra i «capitalisti» di Cernobbio e i «proletari» di Sesto. Ai secondi, facendo felice Cossutta, promette vigilanza massima sul governo dell'Ulivo. Ai primi domanda a bruciapelo: «Cosa fate, cari imprenditori, se non avrete il consenso delle gente?». Difende il suo pensiero su Maastricht e l'Europa, Bertinotti. Tietmeyer lo ascolta incredulo, lui tira dritto: «Tra i criteri di Maastricht - dice bisognerebbe introdurre il tasso di riduzione dell'evasione fiscale e il tasso di riduzione della disoccupazione». Mario Monti, commissario europeo, gli risponde che sarebbe bello ma che i parametri di Maastricht, così come sono stati varati, servono per far accettare ai cittadini di Tietmeyer il cambio del marco con l'euro: altrimenti addio unione monetaria. Entrambi gentili, restano fermi sulle proprie posizioni. E Romiti? Touché. Tocca agli operai di Sesto accoisi a festeggiare Cossutta, apostrofare il segretario: scusa, Bertinotti, gli chiedono, ma come fai a essere d'accordo con Romiti? Attimo d'imbarazzo? Nemmeno per sogno: «Da Romiti mi divide tutto, ma questa volta ha avanzato un problema reale, quello di allontanare la stretta di Maastricht», risponde. E aggiunge quello che, la mattina, aveva già spiegato ai signori di Cernobbio: «Su questo elemento anticongiunturale, anticiclico, antirecessivo, Romiti mostra una preoccupazione ragionevole, non vedo perché non dovrebbe essere raccolta l'idea che gli investimenti che creano lavoro non entrino nei criteri di Maastricht». [a. z.] Così raccoglie consensi tra i «capitalisti» e tra i «proletari» di Sesto San Giovanni Fausto Bertinotti