I colori di PAULUCCI

Icolori di PAULUCCI Icolori di PAULUCCI LA nuova stagione dell'arte a Torino ha inizio con l'esposizione, nello splendido Palazzo Bricherasio, di una cinquantina di opere importanti di Enrico Paulucci, un artista che certamente ha diritto alla qualifica di più importante pittore vivente della città. E non è soltanto questione di età (Paulucci ha 95 anni) ma specialmente di continuità e di qualità. Paulucci ha sempre disegnato e dipinto, con ritmo alacre, con piacere inesauribile, superando decenni di «ismi» con l'eleganza e il distacco dell'artista che è anche uomo di mondo, nel senso che «sa stare al mondo». L'omaggio della Fondazione Bricherasio, con la direzione artistica di Marisa Vescovo, gli è talmente dovuto che sembra quasi banale rilevarlo, se non per dire che con grande tempismo ancora una volta un ente privato arriva prima degli enti pubblici. Il bel catalogo curato da Mirella Bandini coglie uno spacca¬ to di questa vasta mole di lavoro che non solo adorna e rallegra le case dei torinesi, ma molte collezioni nazionali e internazionali. Enrico .Paulucci, anche se di nascita è genovese, rimane tuttavia il pittore torinese per eccellenza, accanto a Casorati e a Spazzapan (uno novarese, l'altro goriziano). Nella generazione dei «giovani», cioè dei sessantenni, troviamo soltanto Francesco Tabusso cui vada altrettanto amore di collezionisti torinesi. Questa inaugurazione è quindi una festa che unisce tutti coloro che amano il dipingere. Volutamente non ho scritto il «bel» dipingere, per non voler dare l'impressione che la pittura di Paulucci sia qualcosa di troppo facile e corrivo. Tutt'altro: anche se il risultato è come una infusione di felicità e serenità, i modi pittorici sono quelli filtrati attraverso tutta la cultura del Novecento, da Matisse alla Scuola di Parigi. Un «filtraggio» operato con grande in- Nel/ejolo alcune opere di Paulucci esposte a Palazzo Bricherasio In allo a sinistra "Interno di studio con figure» (Ì9-tT) e a destra »La bella del molo» (1933) Sotto a sinistra « Oggetti» (Ì94S) e a destra «Pomodori e limoni» (197$) telligenza e buon gusto, mai supinamente succube alle mode. Non una pittura facile, quindi, né fatta per piacere se non all'autore stesso. Certamente oggi in arte si ama non soltanto il dipingere, ma anche tutto ciò che un tempo rientrava nella scenografia e nella decorazione in senso lato. La decorazione ha pesantemente influito sul modo di pensare arte nel nostro secolo, giungendo a farsi accettare per se stessa (si pensi all'arte astratta nelle sue varie forme) come se fosse sufficiente a colmare le necessità artistiche di ogni individuo. La scenografia, base di tutta l'industria dello spettacolo, oggi così importante, con altrettanta virulenza cerca di colmare gli spazi dell'arte, presentandosi in mille modi, dall'installazione all'oggettistica, dal ready-made all'assunzione diretta di elementi della natura (cavalli, monumenti ecc.). Ma molti sono rimasti fedeli alla pittura, forse soltanto per ignoranza, ottusità, pigrizia. Così siamo costretti a guardare centinaia di opere pittoriche prive di qualsiasi approfondita conoscenza del mezzo. In quei pochi che hanno capito la pittura, l'hanno amata e l'hanno servita bene (e non è necessario essere dei geni) gli intenditori trovano una giusta rivalsa al loro troppo spesso maltrattato amore per l'arte. Gli intenditori sono molto grati ad artisti come Enrico Paulucci per aver dato loro la possibilità di avere (a cifre non gonfiate e iperboliche) un pezzetto di bellezza appeso alla parete di casa. E tuttavia, ripeto, stiamo attenti a non etichettare questo maestro della luminosità coloristica, degli accordi fra le tinte, della sintetica ma anche complessa costruzione compositiva, come pittore semplicemente «gradevole» e «facile». La facilità in Paulucci è una falsa apparenza e nasce invece da un complesso lavoro pittorico e da grande audacia.

Luoghi citati: Parigi, Torino