Un bambino allievo torpediniere nell'Arsenale di Pola in Istria

REGIA MARINA REGIA MARINA Un bambino allievo torpediniere nell'Arsenale diPola in Istria ancora, come l'altro torinese, il tenero Battistello, che nell'amaca proprio vicino alla mia, ci faceva sovente sentire il suo pianto. (A proposito di questo letto volante, per sdrammatizzare un pochino, voglio ricordare l'estrema difficoltà che nasceva al mattino quando dovevi di essa farne un ristretto insieme da riporre in uno stipetto pronto a riceverla soltanto se confezionata nell'esatta misura; sia in altezza che in larghezza. C'era sempre qualche centimetro in più o in meno da una parte o dall'altra. Solo i marinai conoscevano il valore dello spazio navale). O più duri come il siracusano Travia, pure lui residente da civile a Torino, diventato poi un forte terzino della nostra Ju- Quisopra il giovane Mario Salvai a Polo Sotto la corazzata Roma, affondata dagli inglesi nel 1943 ventus, che si era autoeletto protettore dei deboli e rintuzzava con la suo notevole forza ogni tentativo di sopraffazione da parte degli anziani che da lui stavano molto al largo. E ancora altri ricordi impossibili a descrivere in così poco spazio, ma tutti vivi e presenti ancora. Chiari e precisi segni che il ragazzo porta nello sguardo e l'uomo, oggi, ritrova a rinnovare quel passato anche perché furono gli ultimi momenti a precedere un ancor più devastante a venire quando i «grandi» (si fa per dire) di allora decisero all'improvviso, pochi giorni dopo questa fotografia (come testimonia la retrodedica a una mamma in angoscia) di «passare ad altra sponda» di vangelica reminescenza, lasciando una nazione e un esercito senza or¬ dini, disposizioni e manco consigli, con una incredibile, vergognosa fuga che mai la storia conobbe di altra tale grandezza. Nel caos creatosi qualcuno colse l'occasione con pregevolezza quasi paranormale cu quanto stava per succedere, come già il ricordato Travia che balzò sul primo treno in partenza per l'interno riuscendo a raggiungere casa propria già il giorno dopo, o altri che corsero ad imbarcarsi sulla ferita corazzata Giulio Cesare, semidistrutta nella notte terribile di Taranto, alla fonda nella rada da cui avrebbe poi preso il mare per raggiungere le coste già liberate del Sud. E fu proprio così, ma per correre incontro al triste destino di essere poi consegnata ai russi alla fine del conflitto a titolo di risarcimento. Cara e vecchia bandiera della nostra Marina! Io dalla sua prua avevo sentito, pochi giorni prima, un trombettiere molto bravo lanciare il silenzio fuori ordinanza che rimane per me uno dei più esaltanti pezzi musicali; l'unico che mi ha fatto piangere. Io invece con quasi tutti i miei compagni conobbi l'onta oltraggiosa della cattura da partedelT alleato del giorno prima e un recinto chiuso' dalle spine pungenti in filo d'acciaio. Ma quel non ancora uomo riuscì a sfuggire alla seguente deportazione con la complicità e l'aiuto di un medico, il tenente Salvatore Imparato che non ho mai dimenticato, da una finestra dell'infermeria che dava nel bosco, secco e giallo sporco, che circondava il distaccamento dell'arsenale di Pola in quell'asprigna terra istriana. E qui si potrebbe anche aprire altra parentesi per l'incredibile destino di questa antica città romana. Nel breve trascorso degli ultimi ottanta anni è passata dall'impero austroungarico al Regno d'Italia. Poi con il protettorato germanico alla Jugoslavia di Tito e ora è l'estrema appendice della Croazia. Nel turbinio di colori delle tante bandiere. Un vecchio polesano mi disse di non averci compreso nulla. E io nemmeno! E di lì a incominciare altra odissea di venti mesi a combattere ancora, non più in mare, ma in pianure e montagne per riportare quel viso triste a vivere ancora, con la speranza di ritrovare un sorriso che nel filo della memoria di quel momento non c'era proprio. Senza più guerre, senza più nemici. Da uomo».

Persone citate: Battistello, Mario Salvai, Polo Sotto, Salvatore Imparato, Travia

Luoghi citati: Croazia, Istria, Italia, Pola, Roma, Taranto, Torino