Le impronte diventano due volte digitali

Le impronte diventano due volte digitali Le impronte diventano due volte digitali D'ora in poi l'Fbi le archivierà trasformandole in immagini numeriche LM FBI ha un archivio di oltre 200 milioni di impronte digitali, conservate nella forma tradizionale di fotografie stampate. Nell'ambito di un programma di aggiornamento l'Fbi sta memorizzando le immagini in forma digitale con risoluzione di 500 dpi (dots per inch, cioè per pollice). Ciò corrisponde a circa 10 megabytes per impronta, per un totale di oltre 2000 terabytes. Per avere un'idea, un dischetto per computer contiene 1,5 megabytes. Inoltre l'Fbi riceve ogni giorno 30.000 nuove impronte per la ricerca di corrispondenze con le immagini archiviate. L'impresa si è presentata ardua ma ineludibile: quindi l'Fbi ha pensato di ricorrere a una forma di compressione dei dati corrispondenti all'immagine digitalizzata. Il problema della compressione di immagini è attualissimo, specie nel campo delle tele¬ comunicazioni. Basti pensare alla trasmissione di immagini sulla rete Internet, su reti Isdn e sui cavi telefonici. Tra pochi mesi potremo avere via rete non solo la viva voce, già disponibile, ma la viva immagine. Normalmente la compressione si attua cercando una forma dell'immagine come segnale calcolabile con un algoritmo di trasformazione in grado di rappresentare in maniera accurata segnali complessi con un numero piccolo di bits. L'algoritmo classico è la trasformata veloce di Fourier (Fast Fourier Transform o Fft), in una delle sue varie forme. Lo standard impiegato dall'Fbi era quello noto come Jpeg, redatto dal Joint Photographic Experts Group della Iso (International Standard Organization), basato su una partizione dell'immagine digitale in blocchi di 8 x 8 pixels. A ogni blocco si applica una trasformata discreta di ti¬ po coseno, il cui risultato viene compresso. In fase di compressione è possibile scegliere differenti livelli e naturalmente più si comprime e più si perdono informazioni. Il problema è che anche a livelli moderati di compressione lo standard Jpeg produce talvolta discontinuità artificiali che si rivelano nell'immagine ricostruita sulle linee di confine tra i blocchi in cui è suddivisa l'immagine. Inoltre la decomposizione in blocchi 8 x 8 è vicina alla frequenza naturale delle rughe dell'impronta digitalizzata e ciò contribuisce a creare alterazioni rispetto all'originale. Questi problemi hanno stimolato la ricerca di alternative più affidabili e la risposta è stata trovata nel metodo matematico utilizzato per la trasformazione del segnale. Si tratta di una tecnica che fa ricorso a oggetti matematici noti come «wawelets» («ondelettes» in francese, ondine in italiano). La tecnica, pur riprendendo idee già abbozzate una decina d'anni fa proprio per le sue vaste possibilità di applicazione, ha conosciuto uno sviluppo immediato. Specie in Francia e negli Stati Uniti. Anche l'Italia partecipa attivamente alle ricerche in questo settore, in particolare a Bologna e al Politecnico di Torino. Nella analisi classica di Fourier le funzioni sinusoidali (seno e coseno), impiegate per la descrizione accurata di ampie classi di funzioni, sono vere e proprie onde lunghe che si estendono su tutto l'asse temporale (o spaziale). Le ondine sono oggetti che hanno oscillazioni di ampiezza non trascurabile solo su un dominio molto limitato. Impiegando ondine ottenute con la dilatazione e la traslazione di un'unica funzione madre è possibile rappresentare bene quanto si vuole una funzione data. Inoltre, i coefficienti dello sviluppo in serie di ondine sono rapidamente calcolabili dal punto di vista numerico (la complessità di calcolo è la stessa della Fft) e forniscono una indicazione agevole sulla localizzazione di anomalie della funzione (spigoli, singolarità). Le impronte digitali sono caratterizzate proprio dalla presenza di una irregolarità diffusa che viene conservata al meglio dalla trasformata discreta di tipo wavelet. Il nuovo metodo basato sulle ondine è stato adottato dall'Fbi ed è ora impiegato come standard di riferimento. Terenzio Scapolila Università di Pavia IN Cera: atomi per la salute Un consorzio pubblico-privato costruirà a Milano il Centro di Aeroterapia Oncologica (85 miliardi) e l'Istituto superióre di Sanità realizzerà presso l'Istituto Tumori Regina Elena di Roma il primo acceleratore compatto italiano per la cura dei tumori con fasci di protoni. Questi progetti, per i quali si batte dal 1991 la Fondazione Tera, sono sostenuti in particolare dal fisico Ugo Arnaldi. Se ne parlerà al secondo simposio internazionale sull'adroterapia, al Cern di Ginevra il 12 e 13 settembre. In quell'occasione verrà anche presentata la mostra itinerante «Atomi per la pace» e Ugo Arnaldi illustrerà i progressi del Programma Aeroterapia. Fasci di particelle Convegno all'Amiate Fisici di tutto il mondo sono riuniti fino a venerdì ad Arcidosso, nell'Annata, per un convegno sui fasci di particelle (protoni, elettroni) ad alta intensità e sulle loro molte applicazioni pratiche, che vanno dalla luce di sincrotrone ai laser a elettroni liberi. Il Nobel Brown alla Pfizer Michael S. Brown, premio Nobel per la medicina nel 1985, è entrato come membro del consiglio di amministrazione alla casa farmaceutica Pfizer. Brown, che lavora a Dallas, Texas, ha avuto il Nobel per i suoi studi sui geni che regolano il metabolismo del colesterolo. La Pzifer è una multinazionale farmaceutica americana presente in 140 Paesi, tra cui l'Italia (fin dal 1955). Cinema in 3-D a «Experimenta» Alla mostra interattiva «Experimenta 96», dedicata al cinema e allestita a Torino, sulla collina, nel parco di Villa GuaHno, è stata documentata la curiosa storia dei progressi del cinema in tre dimensioni. Nell'area multimediale di «Experimenta», una speciale tecnologia permette, tra l'altro, di vedere in 3-D immagini di film famosi girati in modo «normale». Gli inizi delle ricerche sull'immagine stereoscopica risalgono a Charles Wheastone (1832), le cui idee furono già riprese dai fratelli Lumière. Tra le altre tecnologie d'avanguardia adottate a «Experimenta» c'è anche quello del «touch screen» SAW, il cui funzionamento si basa su onde acustiche superficiali. La mostra rimarrà aperta fino al 20 ottobre.