NAPOLEONE CHIUDE IL GIOCO

NAPOLEONE CHIUDE IL GIOCO NAPOLEONE CHIUDE IL GIOCO NO dei ragazzi protese cautamente il capo fuori del parapetto. S'aspettava di sentir fischiare le palle di neve, ma gli avversari sembravano scomparsi. Sorpreso, e anche un po' diffidente, il ragazzo si alzò in piedi e chiamò sottovoce i compagni. Uno dopo l'altro tutti si alzarono e si guardarono intorno stupefatti: non c'era proprio nessuno. Allora cominciarono ad avanzare goffamente, affondando nella neve, inciampando nei pastrani, verso i mucchi di neve sporca che avevano costituito le fortificazioni degli avversari. Sul mucchio più alto sventolava ancora, annodato a un ramo di pino, lo straccio bianco che rappresentava l'insegna del piccolo esercito, e la cui cattura avrebbe significato la vittoria. Lontano, in fondo al cortile, il fabbricato neoclassico della scuola brillava ioseo sotto gli ultimi raggi di un pallido sole invernale. Era quasi il tramonto; fra poco la campana avrebbe suonato, annunciando ai collegiali l'ora di rientrare per il vespro. Possibile che la squadra avversaria si fosse già sbandata? I ragazzi avanzavano cautamente, ora, anzi addirittura inquieti, nella distesa deserta fra le opposte fortificazioni, uno di loro si fermò a riflettere, poi tornò indietro a riprendere la bandiera dimenticata sui bastioni, a scanso d'un attacco di sorpresa. Un corvo si staccò da uno degli ultimi pini del parco, e attraversò il cielo sopra di loro, gracchiando. Nessuno dei ragazzi fece caso a quel presagio. Improvvisamente due o tre teste si levarono oltre il parapetto avversario, e una palla di neve cadde fra quelli che avanzavano. Un'altra seguì, e portò via il tricorno a un ragazzo; mentre si chinava a raccoglierlo, una terza lo colpì in faccia e lo fece vacillare. Si sedette nella neve e cominciò a piangere. I compagni, però, si precipitarono in avanti con un urlo di rabbia: erano irritati per essersi fatti sorprendere a quel modo, ma ora, ora si sarebbero vendicati. Le palle di neve che piovevano dalle fortificazioni erano dure e ghiacciate, ma erano poche; i difensori non potevano essere più di tre o quattro, e loro, invece, una dozzina. Gli altri, evidentemente, erano scappati; o forse stavano covando qualche trucco, ma ormai non importava più. Ancora pochi passi e la bandiera nemica sarebbe stata nelle loro mani. Un attimo dopo i primi attaccanti scavalcavano il terrapieno innevato. In quell'istante, una decina di ragazzi acquattati dietro il baluardo balzarono in piedi e li tempestarono di palle di neve, attingendo rapidissimamente a riserve preparate in anticipo. Sorpresi, gli attaccanti si fermarono; uno cadde all'indietro e rimase ad annaspare nella neve, incapace di rialzarsi. Subito si