L'Africa, ultima frontiera «La pelle non è più tabù»

L'Africa, ultima frontiera «La pelle non è più tabù» L'Africa, ultima frontiera «La pelle non è più tabù» PICCOLE VITE IN COMMERCIO B ROMA AMBINI come merce, rubati nei villaggi d'Africa o nelle favelas brasiliane, resi orfani con un documento falso, tolti ai loro genitori con il raggiro. Il traffico di piccoli «oggetti del desiderio» destinati a coppie ricche alla ricerca di un figlio ad ogni costo continua da anni, con ondate cicliche dai diversi continenti, dettate dalle mode e dai flussi dei trafficanti: agenzie senza scrupoli, avvocati improbabili, mediatori forniti di cataloghi fotografici. Molti anni fa erano ricercatissimi i bimbi indiani e filippini, poi sono arrivati peruviani e brasiliani, infine la grande offerta dall'Est: Romania, Russia, ex Jugoslavia. La banda scoperta a Roma, che «importava» i piccoli somali, dimostra che l'ultima frontiera è quella africana o maghrebina, legata all'immigrazione clandestina. Dice Giorgio Pallavicini, per oltre 20 anni presidente dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie e ora nel direttivo: «L'allarme viene dall'Africa, forse perché si tratta di Paesi in cui è più facile aggirare le leggi e forse perché in Europa sono venuti meno i pregiudizi sul colore della pelle, che facevano prima ricercare soltanto bambini dalla carnagione chiara». La legge italiana sull'adozione internazionale è una tra le più rigide e consente di far entrare i piccoli stranieri soltanto dopo precisi controlli da parte dei tribunali per i minori. «E' un problema di polizia, di controlli, e non di cambiare la legge - aggiunge l'esponente dell'Anfaa - anche se purtroppo ci sono molti sistemi per aggirare le norme esistenti. Un ottimo sistema è quello di avviare accordi bilaterali tra il Paese che "esporta" i bambini da adottare e l'Italia, come si è fatto per esempio con il Perù, bloccando così i metodi illegali dei trafficanti». Gli stranieri continuano del resto ad esercitare una grande attrattiva per le coppie in cerca di figli: in tre anni - dal '93 al '95 - in Italia sono stati adottati 7880 minori, di cui 5569 dall'estero e 2311 italiani. E la richiesta rimane superiore all'offerta: le domande di adozione nazionale sono state 22.703, contro le 18.185 per adozioni internazionali. Ma i bimbi italiani dichiarati adottabili, in questi tre anni, sono stati soltanto 3430, 950 dei quali erano stati abbandonati dalla nascita. Fin qui i dati più aggiornati dell'Ufficio centrale per la giustizia minorile. Nessuno però sa dire quante truffe nascondano. Continua il professor Pallavicini: «All'Anfaa recentemente è stato segnalato un caso da Terracina, in Lazio, dove una sorta di "agenzia" offriva bambini russi, dicendo di voler aiutare la coppia nelle pratiche di adottabilità. In realtà erano riusciti a farsi consegnare 20 milioni, per poi sparire. Pare che la centrale dell'organizzazione fosse in Veneto, ma si sono perse le loro tracce». Negli ultimi anni molte associazioni serie hanno ottenuto l'autorizzazione dal ministero di Grazia e Giustizia per avviare le pratiche dell'adozione internazionale: oltre ai «pionieri» del Ciai di Milano, del Servizio sociale internazionale di Roma e agli Amici Trentini, ora operano associazioni a Udine (International Adoption), ad Ancona (Spai), a Bergamo (Il Conventino), a Milano (Aib, Istituto La Casa) e in altre città. Il consiglio degli esperti è quello di passare attraverso questi canali ufficiali, se si vuole adottare un bambino straniero, anche se a volte le procedure sono lunghe e scoraggianti. Proprio per questo, ci sono coppie disposte a tutto pur di portare il sorriso di un bimbo nella loro casa. Ma a che prezzo per i bambini? E con quali conseguenza per la loro crescita? Anna Oliverio Ferraris, docente di psicologia dell'età evolutiva all'Università La Sapienza di Roma, è molto severa: «Così il figlio viene conside¬ rato come una merce, diventa un'ossessione, un pensiero fisso. Nonostante si sia sviluppata anche nel nostro Paese una nuova cultura dell'infanzia, più attenta ai suoi diritti, questi piccoli africani o sudamericani sono valutati come "sotto-persone", delle quali si può disporre a proprio piacimento». Aggiunge la psicologa: «Stoccolma ci ha insegnato che soltanto una azione internazionale e coordinata può bloccare il commercio degli schiavi-bambini destinati allo sfruttamento sessuale. Allo stesso modo, occorre avviare accordi bilaterali e intensificare la sorveglianza». Gigi Padovani Spesso venivano fatti entrare in Italia nascosti nelle stive delle navi e nei bagagliai delle auto LE TAPPE Di UN DRAMMA IL TRASFERIMENTO A TERRA: sempre nelle valide, vengono chiusi nei cofani delle auto per il viaggio su terra dai porti a Roma IN «ALLEVAMENTO»: in una villetta Fuori Roma i bambini venivano rimessi in sesto dopo i tormenti del viaggio: il tempo di essere rifocillati, puliti e rivestiti, Cer incontrare i clienti della and IL RECLUTAMENTO: adocchiati nei villaggi più sperduti e poveri delta Somalia, vengono sottratti ai genitori conia forza o dietro compenso in denaro IL VIAGGIO IN MARE: nascosti in valigie e bagagli, affrontano il viaggio verso l'Italia nelle stive delle navi SOMALIA

Persone citate: Anna Oliverio Ferraris, Gigi Padovani, Giorgio Pallavicini, Pallavicini