La tratta dei piccoli somali

B Rapiti nei villaggi, i bambini venivano poi smistati tra Italia, Europa e Usa la tratta dei piccoli somali Banda vendeva orni adozione per 50 milioni ROMA. L'avvocato, il cassiere, i finti genitori. Otto persone in tutto, che per la polizia e la procura di Roma sono il «braccio italiano» di un'organizzazione che vende bambini somali in Europa e Nord America. A prezzi che, per i più sani e più belli, arrivavano fino a 50 milioni di lire. Un giro d'affari sostanzioso, stroncato da un'indagine che adesso s'è conclusa con gli arresti dei presunti responsabili già individuati, ma che - secondo collegamenti e ipotesi ancora tutti da verificare, perché per il momento non c'è alcun legame concreto - potrebbe arrivare perfino all'omicidio di Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 assassinata in Somalia tre anni fa. L'inchiesta sul traffico dei bambini è partita alcuni mesi fa da una denuncia di scomparsa presentata al commissariato di Genzano, un paese dei Castelli romani, dai genitori di un bambino somalo regolarmente ottenuto in affidamento e improvvisamente sparito. In seguito s'è scoperto che la madre naturale del bambino l'aveva ripreso e riportato nel suo Paese, ma nel frattempo la polizia aveva cominciato le ricerche tra la comunità dei somali in Italia dove, anziché il bambino scomparso, ha trovato i fui per arrivare ad un vero e proprio mercato di minorenni. Al centro del traffico, secondo le indagini dirette dal capo, della Squadra Mobile Rodolfo Ronconi e dal neo-questore di Roma Rino Mona¬ co, c'è un avvocato dalla doppia cittadinza, somala e italiana, Cathie Douglas Hassan Duale, 40 anni, volto e figura abbastanza noti nel palazzo di giustizia romano. Oltre a curare le questioni legali di molti somali immigrati, infatti, l'avvocato di colore ebbe la ribalta della cronaca nel 1992 quando assunse la difesa di un naziskin accusato dell'aggressione ad un extracomunitario. Inoltre, è difensore anche dal sultano di Bosaso indagato per l'omicidio di Ilaria Alpi: da qui il collegamento - al momento del tutto teorico con quella vicenda. Mentre i suoi difensori sostengono che «l'avvocato Duale è vittima di accuse false», secondo gli investigatori, sarebbe lui il «regista» del traffico di bambini, che avveniva secondo meccanismi piuttosto semplici. Somali tra i 6 e i 12 anni venivano fatti entrare in Italia clandestinamente, a volte nascosti nei bagagliai delle auto, per lo più attraverso le frontiere dell'Est. Non è chiaro come i bambini venissero prelevati in Somalia, se cioè sono stati comprati dalle famiglie d'origine, rapiti, o presi dagli orfanotrofi: due somali indagati nell'inchiesta Alpi, fra l'altro, gestiscono un orfanotrofio a Mogadiscio. Arrivati in Italia, i bambini venivano «parcheggiati» nelle case dei somali, «ripuliti» e nutriti a dovere, in attesa di essere rivenduti a famiglie benestanti sparse in Europa e Nord America, disposte a pagare decine di milioni pur di avere un figlio con questo sistema di adozione. Gli inquirenti non vogliono indicare i Paesi europei ai quali i piccoli somali erano destinati, perché gli accertamenti sono ancora in corso. Le famiglie disposte a comprarli venivano contattate direttamente dai somali, sceglievano il bambino attraverso le fotografie, e pagavano per la «consegna a domicilio». Per far uscire i ragazzini dall'Italia, il sistema era altrettanto semplice: sei delle persone arrestate (tre coppie di mariti e mogli, italiani e somale) li portavano all'estero con loro, facendoli passare per propri figli il cui nome veniva iscritto su passaporti falsi, approfittando della regola che per i bambini al di sotto dei 10 anni non è necessaria la fotografia. Nel giro di due mesi, gli uomini della Squadra Mobile hanno bloccato l'espatrio di una quindicina di piccoli somali: a volte alla frontiera dell'aeroporto di Fiumicino, a volte in macchina, altre volte in treno durante i tragitti verso i Paesi di destinazione. In carcere, oltre all'avvocato e alle tre coppie (due italiani sono stati denunciati pure per traffico di droga), è finito un altro somalo, considerato «il cassiere» della banda, Ali Mohamed Abdirashid, a suo tempo candidato a sindaco di Mogadiscio. La propensione alla politica, del resto, non è una novità tra gli arrestati: Duale avrebbe annunciato in passato di voler formare un governo somalo in esilio. [gio. bia.] La psicologa Anna Oliverio Ferraris e nella foto in basso bambini somali a Mogadiscio

Persone citate: Ali Mohamed Abdirashid, Anna Oliverio Ferraris, Banda, Castelli, Douglas Hassan Duale, Genzano, Ilaria Alpi, Rino Mona, Rodolfo Ronconi