Nordio a Cernobbio: faccio autocritica per il giustizialismo «Amnistia e risarcimento per uscire da Tangentopoli»

Nordio a Cernobbio: faccio autocritica per il giustizialismo Nordio a Cernobbio: faccio autocritica per il giustizialismo «Amnistia e risarcimento per uscire da Tangentopoli» CERNOBBIO. «Una sorta di amnistia condizionata a un buon pagamento e a un buon risarcimento dei danni causati al Paese». Tarda mattina, il convegno non ha ancora ripreso quota, e un giudice «arrivato qui per caso», il sostituto procuratore di Venezia Carlo Nordio, ruba la scena con una proposta «rivoluzionaria» che, certamente, rischia di oscurare anche l'arrivo di Antonio Di Pietro. Il giudice che tra l'altro indaga sui presunti finanziamenti illeciti al pci-pds, vede proprio nell'«amnistia condizionata» la possibilità di uscire da Tangentopoli. Secondo il magistrato, che è a Cernobbio grazie all'invito che gli ha girato un suo amico, il presidente degli industriali del Friuli Gianfranco Zoppas, ora è giunto il momento di guardare al fenomeno «da un punto di vista storico e quindi non basta solo una soluzione giudiziaria come risposta al problema». A giudizio di Nordio, che continua così la sua esternazione di Cernobbio, «al di là della galera a tutti i costi o dell'atteggiamento che comprenda a tutti i costi la prigione si può puntare di più sulle sanzioni pecuniarie». «Con il passare del tempo - secondo Nordio il fenomeno è decantato. A mente più serena, tolta anche la violenza giustizialista che noi abbiamo avuto, che io stesso ho avuto perché anch'io ho fatto i miei bravi arresti e i miei bravi errori giudiziari, possiamo vedere il fenomeno in modo più distaccato». Il giudice Nordio ha affermato che «oggi possiamo anche vedere i danni che noi stessi abbiamo fatto, con la sovraesposizione della . ìagistratura e con il condizionamento della politica, un condizionamento che non è stato voluto dai magistrati ma che di fatto c'è stato». E a chi gli chiedeva se con queste affermazioni volesse esprimere un dissenso da quanto affermato di recente dal procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Saverio Borrelli sulla necessità che Mani pulite non debba mai finire, Nordio ha risposto: «Tre anni fa io e Gherardo Colombo avevamo proposto le stesse soluzioni per uscire da Tangentopoli: pagare, confessare e andarsene dalla politica. Oggi, è chiaro, sono d'accordo con Borrelli che Mani pulite non debba finire, perché la magistratura deve continuare a fare il suo dovere perseguendo i reati contro la pubblica amministrazione. Ma per quanto riguarda il pas¬ sato, poiché ha coinvolto tanti e tali aziende e politici, che tra l'altro per la maggior parte sono riusciti ad uscire illesi dagli anni di Mani pulite per i limiti oggettivi della giustizia, il fenomeno deve essere valutato più in termini culturali e politici che in termini criminali. Dopo 4 anni di inchieste a tutto campo su tangenti di de, psi e pds mi sono convinto che si sia trattato di un fenomeno di generalizzata deviazione». Un colpo di spugna, dunque? «No - ha risposto il magistrato veneziano -, non deve essere un colpo di spugna ma, essendoci stato essenzialmente un danno economico oltre che moraie e politico è in termini economici che deve essere risarcito, facendo pagare a chi ha violato le leggi, proprio in termini pecuniari, al di là della prigione che non serve a niente o non verrà mai. In sostanza chi vuole l'amnistia la paga, per dirla in termini semplici». In termini morali e politici - ha concluso il magistrato, che pure ha sottolineato la necessità che sia il Parlamento a trovare una via d'uscita da Tangentopoli che non può essere affidata solo ai giudici - «si dovrebbero semplificare al massimo le norme perché un numero eccessivo di leggi rende possibili gli abusi e la discrezionalità amministrativa e soprattutto bisognerebbe evitare la commistione tra partiti e imprese che c'era stata fino al '92/93». [r. i.) A sinistra, il ministro Andreatta qui sopra, Ignazio La Russa (An)

Luoghi citati: Cernobbio, Friuli, Milano, Tangentopoli, Venezia