Salari più bassi per le aree in crisi di Gian Carlo Fossi

LA STAMPA, Un primo accordo tra governo e parti sociali per favorire lo sviluppo nel Mezzogiorno Salari più bassi per le aree in crisi Primi 10 progetti con part-time e lavoro in affitto ROMA. Salari più bassi anche del 25-30% e maggiore flessibilità del mercato del lavoro (orari, part-time, lavoro interinale, contratti di formazione ecc.) saranno applicati nelle «aree di crisi» del Mezzogiorno per rilanciare l'economia e combattere la disoccupazione giunta a livelli esplosivi. E' questo uno dei punti più significativi dell'accordo di massima raggiunto ieri sera a Palazzo Chigi fra governo e parti sociali: da un lato i ministri del Tesoro Ciampi, del Lavoro Treu, dei Lavori pubblici Di Pietro, dell'Industria Bersani e dei Trasporti Burlando, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Micheli e al Bilancio Sales; dall'altro, lo «stato maggiore» di Cgil-Cisl-Uil con i segretari generali Cofferati, D'Antoni e Larizza, i leader della Cisnal Nobilia e della Cisal Cerioli, Fadda per la Confindustria e i rappresentanti delle organizzazioni del commercio, dell'artigianato e della cooperazione. Alla fine tanti giudizi positivi. In via sperimentale, l'intesa verrà attuata in 10 zone che già hanno i requisiti richiesti, fra le 62 individuate dalla task-force per l'occupazione: con precedenza assoluta a Crotone, Manfredonia e Torre del Greco (le quali già dispongono della sovvenzione globale europea) e, via via, a Brindisi, Taranto, Reggio Calabria e Gioia Tauro, Catania, Nuoro, Marghera e Latina. Se i risultati saranno soddisfacenti, in un secondo tempo il nuovo sistema verrà esteso alle altre 52 aree a più basso tasso di sviluppo e a maggiore tensione occupazionale. Le cifre non sono state precisate, ma si prevedono stanziamenti per 5 mila miliardi, oltre a 2 mila 900 miliardi per la fiscalizzazione degli oneri sociali, in aggiunta ai 70 mila miliardi già definiti nella finanziaria '96 per il triennio '96-'98. L'aspetto di maggior rilievo della flessibilità del salario e del lavoro nelle «aree di crisi» è spuntato a sorpresa in un documento che i ministri hanno consegnato alle parti sociali all'inizio dell'incontro e che, nonostante le roventi polemiche dei mesi scorsi, è stato accettato da tutti. Il documento sancisce per queste zone la nascita del «contratto di area», nel cui ambito le parti sociali svilupperanno accordi che dovranno «determinare condizioni vantaggiose per l'attuazione di nuovi investimenti o per l'ampliamento di attività produttive esistenti» e che riguarderanno, tra l'altro, «l'adozione di politiche salariali finalizzate a favorire gli effetti occupazionali». Con tale intesa, in sostanza, Cgil-Cisl-Uil a livello nazionale consentono che a livello locale, nelle diverse aree, sindacati e imprese possano concludere accordi basati su salari più bassi per un tempo limitato rispetto ai minimi contrattuali, nella scia dei «contratti di emersione» realizzati nel settore tessile. Gli accordi concerneranno, oltre ai salari, anche: programmi finalizzati all'inserimento di giovani nelle nuove attività; la definizione di pacchetti formativi finalizzati al reinserimento di disoccupati di lunga durata, cassintegrati e lavoratori in mobilità; normative che consentano un maggiore utilizzo degli impianti. Da parte sua il governo si impegna a «snellire» le procedure relative alle varie iniziative nell'industria, nel turismo e nei servizi, comprese quelle per attivare i finanziamenti. In particolare, la Cassa depositi e prestiti «potrà anticipare le risorse previste dalle normative ordinarie nell'ambito delle disponibilità indicate dal contratto di area». Nell'operazione saranno coinvolte dal governo anche le banche. E, qui, sindacati e imprese hanno chiesto che a questi impegni si aggiunga la possibilità di facilitazioni fiscali per le aziende che investiranno nelle aree di crisi. A «dirigere» le aree vi sarà una figura ad hoc che avrà il compito di garantire la rapida attuazione delle decisioni. Tra le varie zone scatterà una sorta di competizione: chi si muoverà più in fretta e meglio potrà attrarre la fetta maggiore dei nuovi investimenti. Per dare il via al nuovo modello, che «bypassa norme esistenti per piani regolatori, tempi di concessione ecc.», si ricorrerà ad una legge collegata alla finanziaria. Gian Carlo Fossi

Persone citate: Bersani, Cerioli, Cofferati, D'antoni, Di Pietro, Fadda, Larizza, Micheli, Nobilia, Sales