In trappola la primula rossa della camorra di Fulvio Milone

Napoli, si è arreso lanciando platealmente in aria una coppola blu: non mi serve più Napoli, si è arreso lanciando platealmente in aria una coppola blu: non mi serve più In trappola la primula rossa della camorra Arrestato Marzio Sepe, braccio destro del boss Alfieri NAPOLI. «Ormai questa non mi serve più», ha detto lanciando la coppola blu fra i cespugli, e il suo gesto è stato subito interpretato come una dichiarazione di resa. Sì, perché Marzio Sepe, 42 anni, primula rossa della camorra inseguito da quindici ordinanze di custodia cautelare, teneva molto al copricapo che nella simbologia malavitosa è da sempre segno di comando: un po' come lo scettro per il re. L'ha portato ben calcato sul capo per quattro anni, quant'è durata la sua latitanza. Prima ancora lo indossava Carmine Alfieri, il boss dei boss, il padrino di cui «Marziuccio» era figlioccio devoto ed obbediente tanto da prenderne il posto dopo l'arresto avvenuto nel '92. L'altro giorno è toccato a lui, nuovo manager del crimine organizzato, finire dietro le sbarre. Chissà se seguirà la strada del pentimento imboccata dal suo vecchio maestro fiaccato dalla vita in carcere. Gli uomini della Direzione investigativa antimafia di Napoli lo hanno ammanettato l'altra notte mentre aspettava alcuni suoi complici per discutere di estorsioni ed appalti pilotati. La trappola è scattata in aperta campagna, a Camposano, un borgo agricolo non lontano da Nola, un tempo feudo di Alfieri e roccaforte elettorale di Carmine Mensorio, ex senatore del ecd accusato di legami con la camorra e morto suicida il mese scorso. Marzio Sepe, spiegano gli inquirenti, si trovava in un campo alla periferia del paese quando è stato circondato dagli agenti. Possibile che un latitante del suo calibro si sia esposto in quel modo, disarmato e soprattutto senza scorta? Possibile, confermano i funzionari della Dia, che di più non dicono. Assicurano solo che l'«operazione Marzo», come l'hanno chiamata gli investigatori, è frutto di un paziente lavoro di intelligence durato un anno e non delle confessioni del solito pentito di turno: «Abbiamo raggiunto l'obiettivo grazie ad una lunga serie di intercettazioni e pedinamenti di familiari ed amici del nostro uomo», giura- no. Sepe non ha capito subito che i venti uomini che lo circondavano erano poliziotti. Ha temuto un agguato teso dagli uomini di un clan rivale, e ha quasi tirato un sospiro di sollievo quando nella penombra si è accorto di un agente che gli veniva incontro impugnando le manette invece della pistola. «Era vestito interamente di blu, evidentemente per mimetizzarsi nel buio della notte», racconta un funzionario della Direzione investigativa antimafia. Era blu anche la coppola che il boss, ormai giunto alla fine della latitanza, ha lanciato lontano da sé con un gesto teatrale. Nato 42 anni fa a Marzano di Nola, Marzio Sepe era stato arrestato per l'ultima volta l'il settembre del '92, stesso giorno della cattura di Carmine Alfieri. Accusato di favoreggiamento nei confronti del padrino, fu scarcerato dopo sei mesi grazie alla scadenza dei termini della custodia cautelare. Da quel momento, spiegano gli «007» della Dia, Sepe ha preso nelle sue mani le redini dell'organizzazione decimata ma non annientata dalle confessioni del vecchio boss. Di lui i pentiti hanno parlato molto, descrivendolo come un uomo spietato con il gusto per l'azione: capace di studiare nuove e raffinate strategie criminali, partecipa spesso in pri¬ ma persona agli omicidi che lui stesso decide. Gli inquirenti gli attribuiscono decine di delitti, compresa la strage di Torre Annunziata che nell'84 costò la vita a sette camorristi di un clan rivale. Addebitano a lui anche la morte di alcuni fedelissimi di Carmine Alfieri, «colpevoli» di aver voluto prendere il posto del padrino di Nola finito in prigione. Fulvio Milone Il blitz è scattato di notte, in campagna Su di lui pendono 15 ordinanze di custodia cautelare: era latitante da quattro anni m Il boss camorrista Marzio Sepe e il casolare dove lo hanno trovato gli agenti della Dia

Luoghi citati: Camposano, Marzano Di Nola, Napoli, Torre Annunziata