Nel Kurdistan si spara all'Onu si litiga

DOPO MARTE TRACCE DI VITA ANCHE IN IH ABC Si riaccende la guerra civile curda. Nuovo veto russo alla risoluzione contro Saddam Nel Kurdistan si spara, alFOnu si litiga Fuori bersaglio metà dei missili Usa WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Positivi sviluppi». E' stata questa l'espressione usata ieri dal segretario per la Difesa americano, William Perry, per descrivere l'evoluzione della situazione nell'Iraq del Nord. «Fino a qui tutto bene», ha aggiunto Perry, riferendosi al ritiro delle truppe irachene dalla zona protetta che avevano invaso sabato scorso. «Noi stiamo osservando molto, molto attentamente e baseremo ogni nostra futura azione su ciò che farà Saddam Hussein», ha minacciato. Ma, se anche la Già conferma che il grosso delle truppe irachene ha lasciato Irbil e dintorni, gli uomini in borghese dei servizi segreti di Saddam sono rimasti, così come nella giornata di ieri sono continuati gli scontri tra le due principali fazioni curde, quella appoggiata da Baghdad e quella sostenuta dall'Iran. E intanto, andatosene Saddam, tutti i curdi del Nord, senza distinzione di fazioni, temono un'invasione ancora più terribile, quella dei turchi. Il governo di Ankara ammette di aver già ammassato oltre 25 mila uomini lungo il confine allo scopo di impedire un nuovo esodo di curdi come quello di 5 anni fa. E numerosi curdi iracheni hanno testimoniato di bombardamenti turchi notturni. Ieri il ministro degli Esteri Tansu Ciller ha annunciato che la Turchia è più che mai determinata a inviare le sue truppe in territorio iracheno per istituire una fascia di sicurezza, simile a quella creata dagli israeliani nel Sud Libano, lungo la frontiera. Dall'altra parte, gli scontri verificatisi ieri tra le due fazioni curde, il puk e il pdk, hanno avuto luogo poco al di qua del confine iraniano e quindi anche gli iraniani sono mobilitati. Gli sviluppi saranno senz'altro «positivi», ma nella regione si sta accumulando un potenziale incendiario. Mentre continua la missione in Europa del segretario di Stato americano Warren Christopher, il Consiglio di Sicurezza dell'Orni non riesce a trovare un accordo. E' ormai passata una settimana dall'attacco delle truppe di Saddam a Irbil e le Nazioni Unite non sono ancora state capaci di produrre una risoluzione di condanna. Un primo testo era stato presentato dagli inglesi e subito bocciato dalla Russia, che ha minacciato di opporre il veto. Allora la delegazione inglese, l'unica in Consiglio di Sicurezza che ha apertamente appoggiato gli attacchi punitivi americani, ha messo a punto un'altra bozza di risoluzione, nella quale invece della condanna delle azioni di Sad¬ dam si parlava di «grave preoccupazione». In quel testo veniva recepita anche la pressione francese e italiana perché all'Iraq venisse riconsentita quella limitata vendita di petrolio che la settimana scorsa era stata bloccata ancora prima di iniziare. Ma persino in questa forma la risoluzione è stata bocciata dai russi, che chiedono anche la condanna delle azioni punitive ordinate contro Saddam da Bill Clinton. A quel punto il Consiglio si è di nuovo aggiornato senza essere riuscito a fare alcun passo in avanti. Il Senato americano, invece, ha ieri doverosamente approvato l'operazione «Desert Strike» e così, almeno per gli ordini dati finora come comandante in capo, Clinton ha le spalle coperte nel suo Paese. Ma saranno invece reiterate per tutta la campagna presidenziale le critiche repubblicane alle sue carenze di «leadership» internazionale, che ha prodotto in questo caso un parziale e sgradevole isolamento degli Stati Uniti sul piano mondiale. Nel frattempo tutta l'opinione pubblica americana terrà gli occhi fissi sugli sviluppi della situazione in Iraq, dove qualche nuova follia di Saddam potrebbe creare rischi molto seri. E, se la netta maggioranza degli americani ha approvato la missione perché Saddam è «il cattivo» per eccellenza, molti cominciano a chiedersi quali fossero i precisi obiettivi che Clinton si è posto ordinando l'attacco di lunedì notte. Per quanto riguarda i bersagli dei Cruise, non tutti sono stati centrati, anzi. Il Pentagono ammette che solo la metà dei 44 missili ha colpito gli obiettivi. Nessuno avrebbe scalfito i centri di comando e controllo più sofisticati e importanti che sono in bunker di cemento armato. Sono stati distrutti obiettivi in superficie, radar e postazioni missilistiche terra-aria. Paolo Passarmi : SH!F.f.lLHtl9N. fi •mii« y f ti «i gnu sienn-ilm m ROBA DA rei ATTI! INCREDIBILE SCOPÈRTA DBl'MISSlLl AMERICANI- DOPO MARTE TRACCE DI VITA ANCHE IN IH ABC le svndu CrUi'sa hanno regn«r«JO itranf suoni die semhrarjna umenlr «AarQh! OhilAm'R!». Sorpresi all'Onu: «Pensavamo di averti fotti fuori tutti etm i'enbaigon. Lo momento ttitmilh Fede; «The show must go on», Li Fulmina etsiair» : «Netsun /(affano ì caitscemo da menrimatto laggiù». Owhvtto da Baghdad. «per cariti. vanitemi » prendere.» A destra la copertina del prossimo numero di Cuore dedicata all'attacco americano in Iraq Sotto, guerriglieri curdi del Pkk e, a destra, il giubilo ad Irbil dei peshmerga del partito democratico curdo di Barzani, legato a Baghdad In alto, il Segretario di Stato americano Warren Christopher