« Ma non è un'altra Ferruzzi» di Zeni

« « Ma non è un'ohm Ferrimi » / concorrenti: il gruppo ce la può fare PERSONAL E STRATEGIE CERNOBBIO DAL NOSTRO INVIATO «Caso Ferruzzi? Ma scherziamo! Questa è un'azienda italiana in un momentaccio, ma ci sono dirigenti in gamba, lavoratori -motivati. Io non posso che far gli auguri all'Olivetti. E spero che la stampa non esageri, altrimenti è finita. Mi raccomando, in casi come questi è importante che la stampa sappia sostenere l'immagine dell'azienda. Quella di Ivrea è un'azienda italiana, una delle più conosciute nel mondo...». Ironia della sorte. Nel momento del naufragio è Ernesto Pascale, presidente della Stet e nemico di mille battaglie (l'ultima sul fronte dei telefonini) a scendere in campo a favore dell'Olivetti. E' lui, in una pausa del convegno dello studio Ambrosetti a Villa d'Este, a spendere le parole più calde a difesa del concorrente privato. Promessa d'aiuto? No, per carità. Quella del manager di Stato è solo solidarietà di patria... «Non è possibile alcuna intesa. Le nostre strade sono separate, lontane. Eppoi siamo già concorrenti in tanti campi. E a noi i computer non interessano proprio. Non mi resta che ripetere un augurio: che i dirigenti sappiano trovare le soluzioni giuste». Già, forse è questa la questione più scottante, almeno dal punto di vista industriale. Si è parlato tanto dell'uscita dell'Olivetti dal settore computer. Ma c'è qualcuno interessato. «Sì, probabilmente sì» spiega Piercarlo Falotti. Qui a Cernobbio Falotti rappresenta la Oracle ma fu lui, a suo tempo, a trattare per conto della Digital l'alleanza con il gruppo di Ivrea. Poteva essere l'ancora di salvezza per l'Olivetti. E invece... «E invece la congiuntura di mercato rese impossibile la soluzione dei problemi. Le vendite peggiorarono e ad un certo punto l'alleanza è precipitata». E adesso? «Ci potrebbe essere qualcuno interessato a entrare sul mercato italiano grazie a un ingresso in Olivetti. Gli operatori asiatici, ad esempio...». Ma cosa occorre per restare da protagonisti sul mercato dei personal? «Innanzitutto un volume di vendite intorno ai 5-6 milioni di esemplari...». E all'Olivetti siamo lontani viaà luce da quelle dimensioni. «Io credo che l'Olivetti ce la possa fare ma solo nel quadro di una grande alleanza di dimensioni europee...». Chi parla è Lucio Stanca, il leader dell'Ibm Europe, quasi a prender le distanze da un possibile coinvolgimento nella soluzione dei problemi di Ivrea, poi corregge, con diplomazia, il tiro: «Nel business non si dice mai completamente di no, mai pubblicamente di sì». «Noi aggiunge però subito Tommaso Quattrin, responsabile dell'Ibm-Semea, la società italiana - abbiamo la nostra linea di computer, le nostre strategie commerciali. E non abbiamo la necessità di aumentare ancora la nostra produzione di personal computer». «Big blue», insomma, non nutre alcun interesse e non è nemmeno poi così preoccupata dall'arrivo di competitori agguerriti. «E in Italia - aggiunge Stanca - il vero problema è che la domanda di informatica si mantiene su valori molto bassi. Questo vale per le famiglie, ma anche per la pubblica amministrazione...». Non ha senso, comunque, cercar soluzioni di stampo nazionale. «Una strada di cosiddetti poh nazionali - chiude Stanca - di chiusure e di violazione di regole di mercato può forse offrire una qualche prospettiva nel brevissimo periodo, ma renderebbe ancor più difficile la situazione nel futuro». L'unica via, insomma, è quella delle intese, magari a livello europeo. Una via che l'azienda sta battendo e non da ieri. Qualcosa ne sa di sicuro Corrado Passera, fino a pochi mesi fa amministratore del¬ l'Olivetti. Ma lui, a Cernobbio al fianco del presidente dell'Ambroveneto Giovanni Bazoli, schiva ogni domanda sulla crisi del personal. «Per favore non è il momento...». Chi manca, stavolta, è proprio Carlo De Benedetti. E la sua assenza si sente, qui in riva al lago. «Io commenta Gian Mario Rossignolo ho avuto polemiche e scontri con De Benedetti in passato, in epoche non sospette, quando era tra gli imprenditori più ascoltati. E per questo mi sento di poter dire che la colpa per quello che è accaduto non è sua». Davvero? «Beh, è ovvio che qualche responsabilità lui ce l'ha per forza. Ma il punto è un altro: il nostro capitalismo dimostra, una volta di più, di mancare di regole e di possi¬ bili sistemi di sicurezza e di garanzie. Certo, se penso che lui si è presentato per tanto tempo come l'alfiere del nuovo...». Ma si sentirà l'effetto De Benedtti sulle piazze finanziarie internazionali? «L'anno scorso Gemina - conclude lui - stavolta l'Olivetti. Queste cose non aiutano di sicuro...». «All'estero - commenta Egidio Bruno, amministratore del Credit - hanno problemi anche peggiori, come testimonia, ad esempio, il Crédit Lyonnais. Ma in Francia, c'è qualche notizia negativa in mezzo a un quadro di immagine positivo. Noi facciamo notizia, sembra, solo con i disastri...». Ugo Bertone Pascale scommette sul risanamento L'Ibm nega qualsiasi tipo di interesse L'Oracle ipotizza un intervento asiatico se sono state compiute irregolarità lo valuteranno gli uffici competenti, gli stessi uffici che nei prossimi giorni sentiranno il consiglio sindacale Olivetti. Insomma, insiste la Con¬ tuazione così grave che si dovreb- .m bero portare i libri dal sistema finanziario»), «precisa e gibilità dei crediti e il valore di realizzo delle giacenze». 5) I debiti finanziari al 30 giugno sono di «1261 mi¬ zione del percorso strategico di profonda trasformazione che Olivetti definirà in tempi brevi». Armando Zeni detti vetti Carlo De Benedetti ex presidente della Olivetti Egidio Bruno. A sinistra Lucio Stanca e a destra Ernesto Pascale

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