Un chirurgo da Zar
Un chirurgo da Zar Un chirurgo da Zar Da trent'anni padrone dei segreti del Cremlino MOSCA. Pochi conoscono tanti segreti intimi, ultimissimi, politici, politicissimi, della Russia quanti ne conosce lui, Evghenij Ivanovic Ciazov. Ne ha accumulati tanti, anno dopo anno, da quando fu nominato coordinatore clinico del Primo istituto di medicina di Mosca. Correva l'anno 1953, Stalin era ancora vivo e il giovane Ciazov non poteva immaginare cosa gli riservava il destino. Ma una cosa, per certo, possiamo mdovinarla. Che sapeva tenere la lingua a posto. E anche negli ultimi anni, diventato un anziano signore pieno di glorie accademiche, ha saputo tenere a freno non solo la lingua ma anche la mano. Unico con tanto fardello di segreti - che gli occidentali, sempre più assetati di storie pruriginose, gli avrebbero pagato milioni di dollari - ha scritto le sue memorie in base al principio del dire e del non dire. Qualche risvolto piccante ce l'ha messo, ma appunto perché venisse sottolineata la sua tetragona fedeltà ai padroni di sempre. Toccò a lui, infatti, per ben quindici anni consecutivi, essere il medico personale di Leonid Breznev e il capo della fantastica Quarta ripartizione del ministero della Sanità, quella che curava i capi del partito. Passavano, si può dire, sulla sua scrivania, le infermiere del vecchio leader, le massaggiatrici, le preferite come assistente nelle lunghe notti di degenza. Spesso - probabilmente ne fu consapevole - Evghenij Ciazov ebbe nelle sue mani informazioni tali da mutare il corso della direzione politica del suo Paese. Bastava che qualcuno del Politburo, non importa quale, Suslov, Gromyko, Cernenko, Andropov, sapesse in tempo la minima deviazione dalla normalità di una degenza perché gli equilibri interni al Pcus si modificassero. Evghenij Ciazov curava tutti e sapeva tutto di tutti. Qualcosa l'ha raccontato: dell'«insopportabile» Suslov, del mite Kossighin. Ma dove si è lasciato andare a particolari è stato con i pazienti stranieri, quelli dei Paesi fratelli e amici che venivano a farsi curare nelle cliniche del proletariato vittorioso. Da lui abbiamo saputo che Bokassa soffriva - ma guarda la stranezza! - di gastrite e che si era portato nel sanatorio moscovita il suo cuoco africano, con seguito di pozioni magiche a base di coda di lucertola. A leggere l'elenco dei suoi pazienti se ne ricava che sotto le sue mani sono passati tutti i leader del movimento operaio intemazionale e del Movimento dei Non-allineati. Un record assoluto. Arrivavano a pezzi e lui li rimetteva a posto come dei puzzle. Un genio, senza dubbio. Vista la fiducia, che gli venne sempre riconfermata anche dopo la morte di Breznev, se ne deve dedurre che tutti sapevano che non avrebbe spifferato nulla a nessuno. Se aveva difeso così correttamente la privacy di Leonid Breznev, non c'era ragione per dubitare che avrebbe continuato. Così fu medico personale di Andropov e di Cernenko. Di Gorbaciov non parla granché, se non per dirne male. Infatti Gorbaciov, primo e unico, fece a meno di lui e ridusse perfino le dimensioni della Quarta ripartizione. Ma ormai Evghenij Ciazov aveva già lasciato ai posteri la testimonianza fisica della sua grandezza e potenza: l'Istituto cardiologico dellAccademia russa delle scienze, il suo regno incontrastato, il suo capolavoro. Che ora viene proiettato di nuovo al proscenio della storia perché sarà tra le sue mura che Boris Eltsin andrà a farsi operare al cuore. Quale fortuna! Andropov e Cernenko avevano vita breve quando furono eletti, lui lo sapeva. Ma non poteva farci niente. Era solo un cardiologo. Adesso il presidente della Russia ha bisogno proprio di lui, del suo istituto. Di Eltsin nelle sue memorie non ha scritto niente. Prova ulteriore, definitiva, della sua lungimiranza. [g. ci
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