«Israele, il nemico ha ragione»

«Israele, il nemico ha ragione» «Perché nessuno protesta quando la Turchia attacca i curdi?» «Israele, il nemico ha ragione» Pubblichiamo il testo dell'articolo che l'analista militare israeliano Ron Ben Yishai, ex direttore del quotidiano laborista «Davar Rishon», ha scritto ieri per il giornale «Yediot Ahronot». SGERUSALEMME ADDAM Hussein ha certamente diritto di sostenere di essersi comportato come un capo di Stato ponderato e responsabile quando ha deciso di penetrare nella zona di autonomia curda e di aver così allontanato pericoli reali e immediati per la sicurezza nazionale dell'Iraq, per le sue risorse economiche e per la stabilità nella regione. Gli americani - e non solo loro - avranno difficoltà ad ammetterlo. Saddam è in effetti un despota feroce, e anche il sottoscritto vorrebbe vederlo svanire dal panorama mediorientale. Ma un'occhiata alla collocazione geografica della regione curda che confina con i più ricchi giacimenti petroliferi dell'Iraq presso Mossul e Kirkuk e una breve cronologia degli eventi nella Zona di sicurezza negli ultimi tre anni costringono ad ammettere che questa volta ha ragione. Come è noto, l'esercito turco è penetrato in questa regione diverse volte negli ultimi anni per attacare basi di terroristi del pkk che vi avevano trovato riparo. Queste vaste operazioni turche - «inseguimenti a caldo» in territorio iracheno - erano giustificate in sé, ma rappresentavano un'infrazione del principio della Zona di sicurezza (l'angolo settentrionale dell'Iraq, che confina con la Turchia, l'Iran e la Siria, che è stata dichiarata dalle Nazioni Unite zona di rifugio per i profughi curdi dopo che Saddam li aveva massacrati per reprimere un fallito tentativo di insurrezione curda quando la guerra del Golfo volgeva al termine). Gli americani e gli inglesi, alleati della Turchia, non hanno protestato. Sono rimasti inerti anche alcune settimane fa quando alcune unità iraniane dei Guardiani della rivoluzione sono entrate in quella regione sollecitate dall'Unione patriottica cur- da di Jalal Talabani. Gli iraniani in effetti sono poi usciti, ma hanno lasciato ai loro alleati un notevole arsenale, e hanno anche promesso di tornare. Così da tempo la Zona di sicurezza ha cessato di essere tale ed è divenuta una zona di scontro dove si affrontano le fazioni curde rivali e i Paesi confinanti - Turchia, Iran, Siria. Questi Paesi, dove vivono grandi minoranze curde, hanno una lunga storia di relazioni dure, a volte crudeli, nei confronti di quelle minoranze e temono che i conflitti inter-curdi si propaghino entro i loro confini. Per cui colgono questa occasione per entrare in quella regione e agirvi a piacimento. Perché ciò dovrebbe allora essere vietato al Presidente iracheno? Dopo tutto non c'è chi metta in questione la sovranità irachena in questa regione. Egli teme inoltre che essa venga acquisita dall'Iran che vuole saldare il conto della guerra IranIraq e potrebbe usarla come trampolino per sferrare attacchi contro di lui. Inoltre Saddam è stato invitato a intervenire dal partito democratico curdo, cioè da Barzani. Massud Barzani, il leader di metà del popolo curdo-iracheno, intrattiene già da tre anni relazioni più o meno alla luce del sole con Saddam. Gli americani lo sapevano, ma si sono astenuti dal mandare a Barzani avvertimenti inequivocabili. Se qualcuno è responsabile di quanto avviene adesso nella Zona di sicurezza sono i curdi stessi. In ordine decrescente, la responsabilità ricade sugli americani e sugli inglesi che hanno visto la situazione che si andava creando, ma han¬ no egualmente consentito ai curdi di trasformare quella regione in campo di battaglia. Va detto che gli americani hanno tentato di risolvere per via diplomatica le divisioni interne fra i curdi e di impedire gli interventi di Iran, Siria e Turchia. Ma la loro attività è stata debole e svogliata. Per cui le accuse di Clinton e Major a Saddam Hussein per il suo intervento a Irbil non hanno una solida base morale. Questa è anche una delle ragioni per cui l'azione militare americana è stata accolta in modo così tiepido dagli alleati occidentali e musulmani. Forse adesso che Saddam ha portato la situazione a un punto di ebollizione i curdi e i loro difensori faranno un esame di coscienza e trarranno le conclusioni. Altrimenti è destino che su questa regione, prima o poi, torni ad allungarsi l'ombra del tiranno di Baghdad. Ron Ben Yishai Copyright «Yediot Ahronot» e per l'Italia «La Stampa» «Vorrei vederlo svanire. Ma ha diritto di riportare ordine in casa»

Persone citate: Barzani, Clinton, Jalal Talabani, Massud Barzani, Saddam Hussein, Yishai