Dini: non blocchiamo il petrolio iracheno

Al Consiglio di Sicurezza battaglia sullo scambio di cibo e medicinali contro greggio Al Consiglio di Sicurezza battaglia sullo scambio di cibo e medicinali contro greggio Pini: non blocchiamo il petrolio iracheno Onu, l'Italia contro il ritorno all'embargo ROMA. Per l'Italia l'applicazione della risoluzione 986 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite - la cosiddetta clausola «petrolio contro cibo», che dovrebbe portare in Iraq un miliardo di dollari in alimenti e medicinali - deve essere svincolata dagli eventi nel Kurdistan e dalle iniziative di reazione alle ultime mosse di Saddam Hussein. Istruzioni in questo senso, si è appreso alla Farnesina, sono state impartite dal ministro degli Esteri Lamberto Dini al rappresentante permanente italiano alle Nazioni Unite, Francesco Paolo Fulci. Il ministro Dini ritiene infatti che non debbano essere le popolazioni civili a pagare i costi degli sviluppi della crisi apertasi con l'attacco milita- re delle truppe di Saddam contro le popolazioni curde che vivono nel Nord del territorio dell'Iraq. Alla Farnesina si sottolinea inoltre che la risoluzione 986 venne concepita a suo tempo proprio per migliorare le con¬ dizioni di vita della popolazione irachena. La sua applicazione dovrebbe pertanto avvenire «nei tempi previsti e non deve avere alcun collegamento con gli eventi degli ultimi giorni». Roberto Formigoni ha lan¬ ciato un appello al ministro degli Esteri Lamberto Dini perché l'Italia sia la prima a proporre in sede internazionale il ripristino dell'accordo con l'Iraq «petrolio contro cibo» come primo passo verso la fine dell'embargo. Dini - ha detto ieri Formigoni - ha tenuto in questa crisi un atteggiamento «prudente e attento». Il presidente della Regione Lombardia ha ribadito la sua ostilità all'operazione militare americana, a suo giudizio troppo influenzata da motivi di politica interna, affermando che per l'Occidente vi è un «imperativo categorico»: trattare prima di usare le armi. Formigoni ha poi stigmatizzato la posizione del leader dei popolari Giovanni Bianchi, definito un «pentito alla rovescia»: Bianchi - ha detto «è passato da una posizione di apertura cinque anni fa (durante la guerra del Golfo, ndr) a una di chiusura». Un cambiamento «sorprendente», anche perché le Acli hanno invece mantenuto la loro coerenza. Non vorrei - ha proseguito Formigoni - che Bianchi avesse allora una posizione diversa perché c'era al governo Andreotti e opporsi era una "medaglietta" da esibire. E non vorrei che nel suo zelo ora fosse andato oltre le stesse posizioni del governo, che ha vincoli internazionali diversi da quello di un parlamentare». La clausola «petrolio contro cibo» è il frutto di un lungo compromesso in sede Onu tra i sostenitori della linea dura nei confronti dell'Iraq Washington e Londra innanzitutto - e gli altri governi - i Paesi arabi, Italia, Germania e Francia - sostenitori di un compromesso innanzitutto per ragioni umanitarie. Dopo l'attacco del 31 agosto contro Irbil, le Nazioni Unite hanno congelato l'accordo. La risoluzione presentata l'altro ieri dalla Gran Bretagna escludeva che l'accordo potesse avere corso, ma il veto russo e la freddezza francese e cinese l'hanno bloccata. Ieri al Palazzo di Vetro i diplomatici lavoravano a una nuova risoluzione. Secondo le prime informazioni, il nuovo testo su cui si cerca un compromesso tra i membri del Consiglio di Sicurezza autorizza il segretario generale dell'Onu, Boutros Boutros Ghali, a «scongelare» la fornitura di cibo e medicinali alla popolazione irachena in cambio di petrolio. [e. st.] E' la linea che la Farnesina ha dato a Fulci, ambasciatore al Palazzo di Vetro «Le popolazioni civili non devono pagare il prezzo degli attacchi militari»