Germania l'ultima crociata dei vescovi contro i media

il caso. «Disprezzano la Chiesa, fanno come Hitler» il caso. «Disprezzano la Chiesa, fanno come Hitler» Germania, l'ultima crociata dei vescovi: contro i media BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Come ai tempi del nazismo, come ai tempi delle satire indecenti e volgari che insozzavano le pagine dello Stùrmer, la rivista vicina a Adolf Hitler; come se sfogliando settimanali e quotidiani, o guardando la tv - fossimo protagonisti di un balzo nel passato più cupo e sordido. Anche se segnali sparsi c'erano stati, nei mesi scorsi, tanta durezza nell'attacco ai mass media non s'era mai vista, ai vertici della Chiesa tedesca. L'articolo che Rudolf Hammerschmidt, portavoce della Conferenza episcopale, pubblica su Die neue Bildpost è dunque una sorpresa: per il tono e il contenuto dell'intervento; per il disagio tormentato e stizzito con il quale controbatte alla «progressiva diffamazione dei credenti» perseguita dai mezzi d'informazione. «Il disprezzo per l'uomo», avverte Hammerschmidt, non si rivela soltanto con le «torture» e con le «repressioni»; affiora anche quando si cerca di «annientare» le persone a causa della loro fede. E' quanto avviene di preferenza e d'abitudine in alcune testate, secondo il portavoce della Conferenza episcopale, che prende ad esempio il settimanale Sterri, la rete televisiva privata Rtl e Zak, una trasmissione ad alto gradimento della Ard, il primo canale pubblico. Ridicolizzare il Papa, facendogli indossare occhiali da mafioso, o rappresentare la Chiesa cattolica nel suo insieme come un'associazione per delinquere, sono segni malevoli e tangibili di un'operazione politico-culturale che a Hammerschmidt ricorda, pericolosamente, il nazismo: per colpire i credenti, nel Terzo Reich, si bruciavano i libri, oggi invece «si procede con maggiore sottigliezza. Si accende il fuoco, ma si cerca l'annientamento con parole e rappresentazioni». Poi «la si chiama subito satira, i tribunali la definiscono arte e non intervengono» Come ai tempi dello Stùrmer, appunto: «Evidentemente, il disprezzo per la persona umana e il dispregio delle convinzioni religiose sono sopravvissuti al nazismo». Come ai tempi delle aggressioni verbali che tracimavano in violenze fisiche, e istigavano isterismi antireligiosi e antiebraici: «Quel che oggi, considerate numerose sentenze, può venire definito come arte, è in realtà molto vicino a una cloaca». Attenzione però, avverte Hammerschmidt: dietro l'oltraggio e l'ingiuria nei confronti della Chiesa e dei credenti s'intravede l'ombra gelida del razzismo: dall'attacco contro la fede alla xenofobia, il passo è breve. Soprattutto per i giovani: se li si abitua a deridere la fede in quanto «diversità» delle persone, «perché non dovrebbero "divertirsi" anche pensando a un'altra cultura, a un'altra provenienza, a un altro colore?». Chi se ne stupisce mente o sottovaluta il fenomeno: inutili sono perciò «le lacrime da coccodrillo di fronte alle azioni xenofobe e razziste». Hammerschmidt si augura che l'ampiezza del fenomeno allerti le compagnie pubblicitarie: le sole, probabilmente, ad avere «i mezzi per dire basta»: «un giorno», forse, si accorgeranno che certe trasmissioni sono «soltanto distruttive» e non rendono. E loro, gli interessati? Per il momento preferiscono non controbattere; la sola voce che finora si è levata è della Welt: misurata, ma secca. Sui giornali e alla tv, scrive il quotidiano di Berlino, è davvero visibile «una crescente diffamazione della fede», e il cristianesimo «è sempre più sovente il bersaglio dei demolitori di tabù». A sconcertare è, piuttosto, il parallelo con il Terzo Reich. Eccessivo e soprattutto ingiusto e fuorviante, per i giovani e più anziani che quel periodo fosco hanno vissuto: «Minimizzare le differenze», secondo la Welt, è perlomeno un errore. Emanuele Novazio ler» ata dia XJ^ Soprattutto abitua a dquanto «divne, «perché nvertirsi" aun'altra cultvenienza, aChi se ne stuvaluta il fenperciò «le lacdi fronte allrazziste». Hammersche l'ampieallerti le comrie: le sole, avere «i me«un giorno»ranno che sono «soltanon rendonosati? Per ilscono non cla voce che della Welt: mSui giornaliquotidiano dro visibile «umazione delnesimo «è sebersaglio dtabù». A scosto, il paraReich. Ecceingiusto e fuvani e più ariodo fosco h Qui a fianco Giovanni Paolo II, a destra mons. Ersilio Tonini. In alto Adolf Hitler

Persone citate: Adolf Hitler, Emanuele Novazio, Ersilio Tonini, Giovanni Paolo Ii, Hitler, Rudolf Hammerschmidt

Luoghi citati: Berlino, Germania