Coiro apre il valzer delle procure

Il magistrato di Roma alla Direzione generale delle carceri, Borrelli candidato alla superprocura Il magistrato di Roma alla Direzione generale delle carceri, Borrelli candidato alla superprocura Coirò apre il valzer delle procure Se sarà trasferito il suo posto forse sarà occupato da Vigna ROMA. «Sì, ho letto anch'io, ma non ne so nulla». Non dice altro che questa piccola bugia, il procuratore di Roma Michele Coirò, dopo aver visto stampate su un quotidiano le indiscrezioni vecchie di oltre un mese sulla sua partenza per un alto incarico ministeriale, la Direzione generale delle carceri italiane. Da giorni, con gli amici e i collaboratori più stretti, Coirò discute su una decisione che gli eviterebbe il «processo» pubblico davanti al Csm, fissato per martedì prossimo. E in cuor suo l'ha ormai presa: se gli offriranno l'incarico accetterà. In questo modo si archivierebbe d'ufficio la pratica del suo trasferimento per «incompatibilità funzionale», proposto a maggioranza dalla prima commissione, in seguto al «caso Squillante». E si aprirebbe un giro di poltrone fra procuratori lungo tutta la penisola, da Milano a Palermo passando per Firenze e, naturalmente, Roma, dove ci sono da assegnare diversi uffici: quello di Coirò, la Superprocura antimafia, il capo dei gip. Il toto-procuratori è già cominciato, e coinvolge tutti i nomi più in vista della magistratura inquirente, da Caselli, a Vigna, a Borrelli. Formalmente, però, non c'è ancora nulla di deciso. Ufficialmente il plenum del Csm è convocato per il 10 settembre, per discutere il trasferimento di Coirò che dovrebbe presentarsi assistito dal suo «avvocato» difensore, Gian Carlo Caselli. Ma prima di quella data, dovrebbe arrivare la proposta del ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick, di nominare Coirò al Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Flick è più che orientato a chiamare Coirò al ministero, ma la richiesta passerà comunque al vaglio del Csm, che deve mettere il procuratore di Roma «fuori ruolo». Un passaggio tecnico, che non dovrebbe porre problemi. Ma Flick vuole qualcosa di più: evitare che sulla sua scelta sorgano nuove polemiche; che si dica - per esempio dalle correnti della magistratura associata schierate per il trasferimento di Coirò - che il governo dell'Ulivo è andato in soccorso di un magistrato di sinistra; che qualcuno giudichi inopportuna questa scelta. Il presidente dell'Associazione magistrati Nino Abbate, leader della corrente Unità per la costituzione, dice: «Vediamo che succede, al momento non posso fare dichiarazioni». Ma poi ammette che sta rientrando a Roma dalle vacanze proprio per «affrontare questo problema», che evidentemente esiste. Dal Movimento per la giustizia, la corrente che secondo alcuni ha soffiato sul fuoco del caso Coiro- Squillante per mettere in difficoltà Magistratura democratica, Mario Almerighi lancia segnali concilianti: «Un magistrato come Michele Coirò, per la sua professionalità e capacità, darà sicuramente un forte contributo al rilancio, peraltro già in corso, del ministero di Grazia e Giustizia». E il «laico» del Csm indicato dal pds Carlo Federico Grosso, che in commissione s'è astenuto sul trasferimento di Coirò chiedendo invece una valutazione disciplinare, dice che la nomina al Dap non sarebbe una sorpresa, ma «un modo elegante per sottrarsi a un giudizio che poteva essere negativo da parte del Csm, e una grossa ciambella di salvataggio lanciata a Coirò dal ministro». La ciambella, secondo altri, serve in realtà anche al Csm, che al plenum di martedì si sarebbe comunque spaccato. Le previsioni danno Coirò trasferito con 17 voti a favore e 14 contrari, ma con lo scrutinio segreto si potrebbero inserire i «franchi tiratori» ribaltando un verdetto che in ogni caso si giocherebbe su uno o due voti. La nomina al Dap eviterebbe un di¬ battito infuocato e un esito incerto destinati a lasciare dei segni. E darebbe un'accelerata a quel valzer delle procure sul quale circolano da tempo voci e indiscrezioni. Attualmente è libera la poltrona della procura nazionale antimafia, per la quale sono in corsa i procuratori di Milano Borrelli, di Firenze Vigna e di Caltanissetta Tinebra. Il favorito finora era Vigna, che però potrebbe rinunciare a quell'ufficio per andare alla procura di Roma lasciata libera da Coirò. Altro magistrato interessato alla capitale sarebbe il procuratore aggiunto di Torino Marcello Maddalena. Se Vigna andrà a Roma, c'è chi prevede che la Superprocura toccherà a Borrelli, che in realtà aspira al posto che fu di suo padre, la corte d'appello di Milano; altre voci prevedono la riconferma di Bruno Siclari per un altro anno, in attesa della pensione, e una successiva nomina di Gian Carlo Caselli, che potrà lasciare Palermo solo dopo il 15 gennaio '97. Chi indica Borrelli alla Superprocura dice anche che a Milano reggerà l'ufficio Gerado D'Ambrosio, in attesa dell'arrivo di Caselli. Per Palermo sarebbero in corsa il procuratore di Caltanissetta Tinebra e l'attuale aggiunto Guido Lo Forte. Ma il ciclone di Mani pulite, direttamente o indirettamente, ha liberato anche altre due poltrone importanti che aspettano di essere rioccupate: la procura generale di Milano e la presidenza dei gip di Roma. Giovanni Bianconi Sarebbe così evitato il trasferimento per «incompatibilità funzionale» Il Consiglio superiore della magistratura dovrebbe decidere la prossima settimana ROM IL f ©TOPROCUBMORI TINEBRA LO FORTE