I fulmini del Golfo sul governo

E Craxi da Hammamet: «Fummo interpellati per il raid su Tripoli, dicemmo no» E Craxi da Hammamet: «Fummo interpellati per il raid su Tripoli, dicemmo no» I fulmini del Golfo sul governo Dirti: se Clinton continua, sbaglia ROMA. Fausto Bertinotti che punta il dito contro il governo, il verde Luigi Manconi che parla di «un'indecente operazione elettorale dell'amministrazione Clinton», i Comunisti Unitari che rincarano la dose, il senatore pidiessino Giorgio Mele che denuncia «l'inaccettabile unilateralità dell'intervento americano». E Achille Occhietto che telefona a Dini, «vieni a riferire in Commissione Esteri». L'attacco americano in Kurdistan continua ad avere tra i suoi effetti collaterali la turbolenza nella compagine dell'Ulivo, e sulle forze ad essa collegate. E' stato Fausto Bertinotti a scendere in campo personalmente: «Assistiamo ancora una volta a un atto di subordinazione del governo italiano, sbagliato e per di più non necessitato. E' sconcertante il silenzio nella coalizione dell'Ulivo». La presa di posizione, a ventif|tiattr'ore di distanza dalla prima azione in Iraq voluta da Clinton, era stata sollecitata, l'altra sera, dal Tg3. «Come mai Bertinotti, che parla sempre, proprio stavolta non lo fa?», si era chiesto il telegiornale considerato più vicino all'Ulivo, suscitando le ire del quotidiano Liberazione. Bertinotti, che parlava da Bruxelles, ha chiesto una presa di posizione dell'Unione Europea. E ha promesso: «Nella riunione da noi richiesta della commissione Esteri del Parlamento ci adopereremo per determinare una sostanziale correzione di rotta nel comportamento e nella politica estera de! nostro governo». E ieri mattina, a Roma, Achille Occhietto, che di quella Commissione è presidente, si era già messo in contatto con Lamberto Dini chiedendo che il governo si presenti a parlare della faccenda in Parlamento. Naturalmente, il presidente della commissione Esteri della Camera lo ha fatto «sulla base delle richieste e delle sollecitazioni di esponenti di varie forze politiche», ma resta il fatto che Occhetto è un autorevole esponente pidiessino. E che come tale, più tardi, ha dichiarato: «L'intervento militare in Iraq è un atto improprio. Nessun Paese può decidere provvedimenti, di qualsiasi natura, per conto dell'Onu. A tarda serata, poi, un comunicato di Umberto Ranieri da Botteghe Oscure diceva chiaro e tondo: «Bisogna evitare una pericolosa escalation militare in Iraq». Per questo, le vie sono quelle dell'iniziativa politica. I Comunisti Unitari, che della compagine governativa fanno parte, ieri mattina hanno rincarato la dose. «Oggi critichiamo il governo più di ieri. C'è una reticenza del governo italiano. Che, per giunta, è stato tenuto all'oscuro della vicenda», ha detto il loro coordinatore Fabiano Crucianelli. E ancora, il senatore verde Luigi Manconi ha addirittura paragonato Lamberto Dini a un ministro democristiano: «Dini e Prodi hanno sostanzialmente contraddetto quanto affermato nel programma dell'Ulivo: ovvero la centralità delle Nazioni Unite». Carlo Ripa di Meana, che dei Verdi è il portavoce, ha chiesto a Prodi «una posizione chiara e attiva di netto dissenso, sia da Baghdad che da Washington». Ma non c'è minor turbolenza tra i cattolici, dell'Ulivo e non: tra i Popolari c'è polemica. Il presidente del partito, Giovanni Bianchi, appoggia la ritorsione militare degli Stati Uniti. Il senatore Luigi Granelli, che è stato a suo tempo responsabile esteri della de, invece la critica. Rocco Buttiglione, segretario del Cdu, non condivide la posizione del presidente del suo stesso partito, Roberto Formigoni: «Roberto è da sempre impegnato in una campagna umanitaria a favore del popolo iracheno. Ma la mia idea è differente: bisogna difendere l'ordine internazionale». Infine, uno schiaffo morale da Hammamet. «Anche il governo da me presieduto - fa sapere Bettino Craxi - fu interpellato prima di un bombardamento su Tripoli, in Libia. Ma noi dicemmo di no, alle undici di sera. E il bombardamento cominciò dopo mezzanotte». [ari. ram.] «A un'azione corrisponde una reazione Si può discutere se sia stata corretta» Per Bertinotti, a destra, «un altro atto di subordinazione del governo italiano» A sinistra, il ministro degli Esteri Dini