«Saddam punta al Kuwait» di Fiamma Nirenstein

E la «scomparsa» di Eltsin sembra peggiorare un rapporto già teso «Saddam punta al Kuwait» «E finora ha azzeccato i calcoli» LO STRATEGA DI ISRAELE TEL AVIV I L professor Asher Susser è il dim rettore del centro Moshe Dayan per il Medio Oriente, un istituto fra i più quotati quanto a analisi strategiche dei problemi dell'area. Sulla nuova «guerra del Golfo» ci dà un punto di vista originale: Saddam ha compiuto un'impresa del tutto razionale nell'ottica del potere sull'area. Siamo noi occidentali a non capire le dinamiche della zona, e quindi a tacciarlo di incongruenza. Chi dice che Saddam è un pazzo, è solo incapace di penetrare la sua logica. Ma come, professor Susser, Saddam dopo la sconfitta del '91 poteva avere un qualche interesse a scontrarsi ancora con gli americani? «E' semplice: Saddam vuole occupare una porzione di territorio che considera sua a tutti gli effetti, invadendo (però su invito di una fazione curda in gioco) il territorio su cui i curdi avevano finalmente avuto la loro prima magnifica occasione (subito perduta a causa dei loro conflit- ti interni) di costruire uno Stato indipendente. Quando la fazione antiiraniana l'ha chiamato, Saddam ha valutato che non gliene sarebbe potuto venire niente di male...». Come niente di male? E l'attacco americano? «Questo attacco americano è per ora di dimensioni assai ridotte, un attacco ad effetto deterrente circa le mire future di Saddam piuttosto che riguardo alle sue mire presenti; soprattutto è un attacco teso a rimettere insieme gli alleati che uno ad uno stavano dimenticandosi le sanzioni stabilite dopo lo scontro del gennaio-febbraio '91...». In che senso? «L'America era assai contrariata del fatto che i vari Stati europei tornassero ai loro commerci economicopolitici con l'Iraq: la Germania e la Francia primi fra tutti. Solo l'Inghilterra è rimasta veramente fedele alla sua parola. Clinton ha colto insieme un'occasione elettorale, e un'occasione per ristabilire una solidarietà internazionale contro la pre¬ potenza di Saddam. La questione non sono tanto i curdi di cui importa poco, purtroppo, a tutto il mondo. Ci sono invece informazioni ricorrenti sulla volontà di Saddam di tornare a conquistare il Kuwait. Saddam ci punta ancora, è il suo naturale campo di espansione, è la zona da cui potrebbe venirgli tutta la ricchezza che il suo Paese brama». Come si vede, però, non ha avuto un buon successo: ha subito suscitato l'ira americana. «Sì, ma quanto questa ira può andare lontano? Il Kuwait era uno Stato nazionale i cui confini erano stati penetrati da un esercito nemico. Qui la dimensione territoriale dello sgarro è ben più limitata. E i curdi di per sé sono una nazione disgraziata, divisa fra turchi, iraniani, siriani e iracheni... Non piacciono a nessuno fino in fondo, difficilmente si potrebbe formare in loro favore una coalizione araba come quella formatasi ai tempi della guerra del Golfo. In particolare, i turchi non li possono soffrire, e la Turchia per gli Usa è un alleato molto importante...». Ma la Turchia si è dichiarata favorevole all'intervento... «Ma senza calore. Così come i giordani. Solo la Siria e l'Iran vorrebbero soprattutto veder soffrire Saddam Hussein: ma Clinton gode di un supporto relativo e limitato nel tempo, e anche agli americani della questione curda importa fino a un certo punto...». Però ormai non possono concludere senza un ritiro di Saddam al di là del 36° parallelo. «Perché, se non si ritira che cosa succede? Che cosa possono fare gli Usa? Al massimo, possono brevemente bombardare Baghdad. Mossa di cui a Saddam importa abbastanza poco. Quanto possono infatti bombardare gli americani? Quante vittime civili possono fare senza tirarsi addosso il dissenso di tutto il mondo? Saddam ha avuto la vista lunga. Gli americani, condurranno la loro breve campagna fino a una ragionevole situazione di soddisfazione, reale o pretesa che sia. E Saddam resterà saldo in Iraq, e rimarrà probabilmente anche in Kurdistan. Nessuno può aver voglia di lanciare una campagna di terra (perché questo sarebbe necessario per scalzare Saddam dal territorio dei curdi) avventurandosi in una zona montagnosa, difficile, ostile a chi non la conosca palmo a palmo». Pensa che Israele corra in queste ore qualche pericolo? «Mi sembra proprio di no: l'area, dall'inizio del processo di pace, è molto meno disposta a improvvise e inconsulte esplosioni d'odio. Inoltre Saddam sa bene che oggi non c'è nessuna coalizione da spaccare, e che quindi Israele non ha impedimenti a tirargli, eventualmente, una botta anche molto seria. No: Saddam vuole semplicemente restare in Kurdistan, tutto qui. E probabilmente ci riuscirà». Fiamma Nirenstein «Domati i curdi ora si volgerà verso il mare» Un'immagine del Kuwait occupato sei anni fa dalle truppe irachene

Persone citate: Asher Susser, Clinton, Moshe Dayan, Saddam Hussein, Susser