Accordo oll'Onu ma contro Clinton

Il Consiglio congela la risoluzione filoamericana. I repubblicani: il Presidente è isolato Il Consiglio congela la risoluzione filoamericana. I repubblicani: il Presidente è isolato Accordo oll'Onu, ma contro Clinton v Mosca: non condanniamo solo l'Iraq. Ostili Francia e Cina WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il contrattacco politico è partito subito. I repubblicani si sono velocemente allineati e coperti dietro la decisione di Bill Clinton di attaccare Saddam Hussein perché è così che bisogna fare quando entrano in azione gli «american boys»: mostrarsi solidali. Ma poi hanno spostato il fuoco sull'incapacità del presidente di tessere un'adeguata politica estera a sostegno dell'attacco. «Il contrasto tra l'attuale livello di sostegno alleato e quello al tempo dell'operazione Desert Storm è fonte di preoccupazione», ha dichiarato ieri lo «speaker» della Camera Newt Gingrich. E dal quel momento questo è diventato un ritornello cantato da tutti i repubblicani in tutti i «talk show»: quando George Bush lanciò la Guerra del Golfo gli Stati Uniti avevano dietro di sé tutto il mondo, ora Clinton è rimasto solo con pochi fedelissimi alleati. Il quadro è effettivamente preoccupante, osservato da un angolo americano. Ieri l'inviato inglese alle Nazioni Unite ha presentato in Consiglio di Sicurezza una bozza di risoluzione per condannare l'attacco di Saddam contro i curdi, approvando implicitamente la reazione americana. L'inviato russo, Sergei Lavrov, ha dichiarato subito, e piuttosto bruscamente, che lui si sarebbe opposto alla risoluzione. Ma anche Francia (che pure ieri ha partecipato a una ricognizione) e Cina si sono mostrate particolarmente fredde. La risoluzione è stata per il momento congelata. Sembrano passati secoli da quando l'inviato americano Thomas Pickering sembrava il vero Segreta¬ rio Generale dell'Onu e il ministro degli Esteri sovietico Eduard Shevardnadze pronunciò in Assemblea Generale un intervento a totale sostegno dell'operazione Desert Storm lanciata da Bush. Ma erano solo cinque anni fa e nel frattempo si è anche dissolta l'Unione Sovietica, la superpotenza concorrente. Dopo che martedì il governo di Mosca aveva definito «inappropriata e inaccettabile» l'azione decisa da Clinton, ieri il ministro degli Esteri Evgheni Primakov si è spinto addirittura oltre, sostenendo che il «Desert Strike», come è stato chiamato, può creare una situazione di «anarchia internazionale». Ma anche il sostegno all'o- perazione da parte dei Paesi mediorientali è nel migliore dei casi tiepido (Arabia Saudita) o inesistente (Giordania). A questo punto i Paesi che hanno apertamente difeso l'ini¬ ziativa decisa da Clinton sono solo Gran Bretagna, Germania, Canada e Giappone. Il dissenso francese fa fatica a nascondersi dietro un'eloquente reticenza diplomatica e questo viene considerato grave perché i francesi partecipano assieme agli americani e agli inglesi all'operazione «Provide Confort», cioè il pattugliamento aereo della zona protetta a Nord del 36° parallelo. Italia e Spagna si sono rifiutate di esprimere aperto sostegno al «Desert Strike». Torna quindi a proposito il viaggio che il segretario di Stato americano Warren Christopher aveva pianificato da tempo in Europa e che è iniziato ieri. Christopher toccherà soltanto quelle che considera le capitali principali, cioè Londra, Parigi e Bonn. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Nicholas Burns, non ha avuto difficoltà ad ammettere che, anche se preparata da tempo, la missione di Christopher avrà «come argomento principale quello dell'Iraq». E in effetti sembra che ce ne sia bisogno. Ma anche dall'Asia, con le sole eccezioni di Giappone e Taiwan, l'iniziativa americana ha raccolto prevalentemente critiche anche da parte di Paesi, come la Malaysia e l'Indonesia, che raramente prendono posizione in materia di politica internazionale. Anche se è evidente l'interesse di parte con cui i repubblicani si preparano a sfruttare il tema dell'isolamento americano, sembra non esserci dubbio che la leadership internazionale di Clinton appare intermittente e debole. Scottato in Somalia e poi in Bosnia, Clinton aveva poi recuperato con affanno rilanciando un'iniziativa di pace nell'ex Jugoslavia e pacificando Haiti. Ma la situazione in Bosnia resta in bilico, mentre in Medio Oriente il quadro continua a peggiorare. E ciò che in prospettiva preoccupa di più, perché inatteso e fuori dalla tradizione storica recente, è il rapporto sempre più precario e difficile tra questa amministrazione americana e l'Europa. Anche l'ex segretario dell'Onu Javier Perez de Cuellar ha criticato gli attacchi. Dove è andato a finire il tanto sbandierato «nuovo ordine mondiale»? Paolo Passarmi Primakov: «Rischio di anarchia internazionale» Ostili Amman e Riad Gingrich: Bush aveva ben altro consenso v