La Barings contano solamente i risultati di Fabio Galvano

Nell'ondata di licenziamenti l'amministratore delegato ha «tagliato» i poteri del figlio di De Benedetti La Barings: contano solamente i risultati LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Tesone al posto di De Benedetti? La cosa, in fondo, non ci riguarda e non ci interessa. Che De Benedetti restasse o no, non era di nostra competenza. Quello che a noi importa sono il presente e il futuro della Olivetti, le strategie per il risanamento. E alle nostre richieste di chiarimenti non c'è ancora stata risposta». Jonathan Taylor è uno dei direttori del Barings Asset Management, uno dei fondi comuni inglesi che hanno fatto lega per spingere la Olivetti a rimettere le cose in ordine: una delle cause, si dice in Italia, del terremoto di martedì. Non è 0 solo, quindi, ma forse il più importante, con poco meno del 6% del pacchetto Olivetti. Che cosa è accaduto? «La nostra posizione non è cambiata rispetto alla scorsa settimana. Noi della Barings, con altri fondi comuni e con alcuni investitori istituzionali, abbiamo chiesto un incontro con i vertici dell'Olivetti». Vuole ancora l'incontro? «Certo, perché finora non sono state date le risposte che noi cerchiamo. La nostra preoccupazione non si è mai chiamata De Benedetti. La nostra esigenza è di discutere che cosa l'Olivetti intende fare per garantire la posizione dei suoi azionisti». Si riferisce all'incontro fissato per il 27 settembre? «Non sono a conoscenza di quella data. Forse non ne ho ancora avuto la comunicazione». Ma che cosa volete esattamente dalla Olivetti? «Lei mi scuserà, ma sarebbe prematuro parlarne. La verità è che spetta al consiglio d'amministrazione decidere la gestione dell'azienda; ma tenendo conto, dove opportuno, delle esigenze degli azionisti». Che forza ha il gruppo britannico? «Considerevole». Conosce la forza dei suoi alleati? «Non in modo esatto. Ma comunque non è un'alleanza formale. Siamo un raggruppamento sciolto di azionisti con le stesse preoccupazioni e gli stessi desideri di maggiore chiarezza. E' stato lo stesso De Benedetti a dire che l'azionariato estero rappresenta circa l'80%». Ma quello comprendeva anche gli americani, che secondo notizie della Borsa di Londra negli ultimi tre mesi si sono già defiliti per limitare le perdite. Siete state voi a prelevare le loro quote? «Non noi della Barings. Forse qualcun altro dei grandi investitori. O forse i piccoli risparmiatori». Comunque rappresentate ancora una forza concreta. Non trova incoraggiante la ripresa del titolo nelle contrattazioni del «dopo De Benedetti))? «Il giorno prima aveva perso molto. Sarà interessante vedere come potrà recuperare. Ora Olivetti è a quota 800 lire, ma noi eravamo entrati sopra 1000. Si tratta di trovare il modo di consolidare il nostro investimento. Per questo abbiamo ancora bisogno dell'incontro». Fabio Galvano

Persone citate: De Benedetti, Jonathan Taylor, Tesone

Luoghi citati: Italia, Londra