E alla fine restò solo di Bruno Gianotti

L'Ingegnere voleva cacciare Caio Poi intervenne il figlio Rodolfo I «consigli» di Mediobanca IL GIORNO PIÙ' LUNGO E alla fine restò solo L'ultima battaglia alla Cir MILANO OVEVA esser battaglia grossa ma alla fine la vera sorpresa è che l'ultima sconfitta dell'Ingegnere si consuma così, in poco più di due ore, senza che venga sparato un colpo. Eppure, ancora in mattinata, c'era stata avvisaglia di uno scontro al vertice. Sui tavoli dei consiglieri Olivetti, infatti, ieri mattina era stato recapitato un ordine del giorno che non lasciava dubbi: tutti i via Ciovassino alla Cir per deliberare, tra l'altro, la «revoca delle deleghe affidate dal consiglio il 4 luglio scorso». Difficile esser più espliciti. Il 4 luglio De Benedetti aveva affidato l'azienda nelle mani dell'ultimo «enfant prodige» cresciuto alla sua scuola: Francesco Caio, 39 anni, un passato alla Me Kinsey (come Corrado Passera, del resto), brillante stratega nella battaglia della Omnitel contro la Tim. Ma, alla fine, De Benedetti, pur forte della maggioranza in consiglio non ha più chiesto la testa dell'amministratore delegato. Ha preferito ritirarsi al terzo piano di via Ciovassino, sua residenza milanese, mentre, due piani sotto, i nuovi nocchieri dell'Olivetti chiudevano una giornata memorabile. Perchè questa ritirata così imprevista e sorprendente, dato il personaggio? Difficile trovare la risposta nella ricostruzione di un consiglio lungo, probabilmente drammatico, ma deciso in partenza. La ritirata di De Benedetti è avvenuta prima, quando l'Ingegnere si è reso conto, una volta per tutta di esser rimasto per davvero un uomo solo, troppo solo al comando. «E' stato il figlio Rodolfo - spiega un banchiere ben introdotto nella Milano degli affari - a metter in guardia l'Ingegnere. Stavolta i mercati non avrebbero accettato un nuovo ribaltone in azienda. E le critiche di Caio non erano certo infondate...». Impossibile aver conferma di questo, per ora, ma è certo che Rodolfo ha accettato di seder da oggi al tavolo di comando dell'Olivetti a fianco di Caio. E non vanno trascurati i pareri dei grandi assenti. I fondi americani e inglesi, innanzitutto. A una volpe come De Benedetti non sfugge certo il legame tra Caio e i gestori, azionisti di Omnitel. L'indipendenza del neo-amministratore delegato, insomma, veniva sostenuta da una fronda ricca e agguerrita. Eppoi c'è Mediobanca... E' possibile l'uscita di scena dell'Ingegnere senza che via Filodrammatici non sia informata? Forse sì, se i protagonisti sanno di poter agire con un tacito avallo o comunque, un benevolo silen- zio... Ma perchè la frattura tra De Benedetti e Caio? I motivi non mancano di sicuro, il difficile è capire se all'Ingegnere era più indigesta la volontà di far nuovi accantonamenti in bilancio oppure l'epurazione progressiva («un golpe, davvero un golpe» si lamenta una delle vittime) seguita all'uscita di Passera da Ivrea. Una dopo l'altra, mentre l'Ingegnere si ritirava dalle cariche in Confindustria, erano saltate le teste nobili del gruppo, già collaboratori diretti del presidente. Prima vittima Piero Celli, passato all'Enel, poi Arturo Artom. Adesso era venuta la volte del direttore finanziario Luciano La Noce, del direttore amministrativo Corrado Ariaudo, del capo dei rapporti con gli investitori Pierpaolo Cristofori. Infine, classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, la notizia dell'uscita del responsabile delle strategie Giancarlo Del Sante e dei servizi informativi Gino Pescarmona. In pratica, attorno a De Benedetti era stata fatta terra bruciata. E ora già si annunciava una nuova epurazione, stavolta nelle società operative. Poteva De Benedetti accettare questa ritira- ta? Assolutamente no, teorizzavano i suoi uomini solo poche ore prima del consiglio. E in azienda già fiorivano le prime battute. «Quel povero Caio - si diceva - da tre anni non fa un giorno di vacanze...». Ma il vecchio nocchiero, stavolta, non ha reagito da par suo. All'improvviso l'Ingegnere, dopo vent'anni di battaglie è parso svuotato, incapace di combattere. Oppure, da grande giocatore qual è, ha capito di poter alla lunga perdere o, quel che più conta, di rischiar di condurre alla scon¬ fitta finale, irrimediabile, quella «sua» Olivetti che comunque rappresenta il capolavoro della sua esperienza di imprenditore. Meglio lasciar la scena a nuovi protagonisti, agli alleati di sempre, a quel figlio Rodolfo chiamato ad assicurare la continuità della dinastia. E non sarà un compito facile. Ugo Bertone L'Ingegnere voleva cacciare Caio Poi intervenne il figlio Rodolfo I «consigli» di Mediobanca ng, Synlhesis, EuroRy, ecc.! da di governo sul piano strategicper determinare un metoddi lavoro fra i soggetti, compreso il governo, per seguiri temi della ricerca, della domanda, e dell'internazionalizzazione relativi a un settore cruciale». Bruno Gianotti Gianotti

Luoghi citati: Ivrea, Milano