Chirac gela Clinton hai sbagliato

Per Parigi «l'Iraq non ha violato risoluzioni Onu, è Washington a violare la sua sovranità» Per Parigi «l'Iraq non ha violato risoluzioni Onu, è Washington a violare la sua sovranità» Chirqc gela Clinton; hai sbagliato Mosca-, una pericolosa manovra elettorale, fermatevi PARIGI NOSTRO SERVIZIO La Casa Bianca contava sull'appoggio dell'Eliseo, ma da Parigi - unica capitale europea a non unirsi al coro alleato di sostegno nell'attacco all'Iraq - è arrivata una doccia fredda. L'attacco missilistico nel Sud dell'Iraq era scattato ormai da qualche ora, l'Europa si allineava via via al fianco di Washington, ma Parigi era chiusa in un già esplicito silenzio. Attorno a mezzogiorno, la dichiarazione del Quai d'Orsay, che esordiva sottolineando il suo attaccamento alla «sovranità dell'Iraq nelle sue frontiere internazionalmente riconosciute. L'Iraq per Parigi - è ovunque a casa sua». Non è la prima volta che l'asse Parigi-Baghdad mostra di tenere nonostante terribili scossoni. Già negli Anni 80, la Francia fu fedele alleato e fornitore di materiale militare dell'Iraq nel cruento conflitto che vide questo Paese opposto all'Iran. Dopo la parentesi obbligata della Guerra del Golfo, Parigi è stata tra i più solerti a chiedere alle Nazioni Unite un ammorbidimento dell'embargo contro Baghdad. La recente polemica frontale con Washington sulle sanzioni punitive ai Paesi sospettati di proteggere o finanziare il terrorismo è stata soltanto la punta dell'iceberg di un atteggiamento diplomatico di antagonismo che la Francia ha scelto di adottare in Medio Oriente nei confronti del «gendarme» Usa. Al suo interno, la Francia ha poi un'estrema destra nazionalista che fa capo a Jean-Marie Le Pen, cordiale amico di Saddam, e ultimamente si sono moltiplicati i tentati- vi della maggioranza neogaullista di erodere voti potenzialmente moderati a destra. Il ministro degli Esteri Hervé De Charette, la sera prima dell'attacco, aveva inviato al suo collega iracheno Tarek Aziz un messaggio per chiedere una ripresa del dialogo con i curdi. L'ha raccontato ai giornalisti al termine di un lungo colloquio con il ministro degli Esteri siriano Faruk Al Sharaa, in visita a Parigi. Poi si è limitato ad aggiungere che Parigi «è stata informata delle iniziative americane» e che le posizioni della Francia e della Siria sulla situazione in Iraq sono «molto vicine». De Charette ha tenuto soltanto a sottolineare che auspicio del governo è che «tutto questo non sia d'ostacolo all'applicazione della risoluzione 986 (petrolio contro cibo) alla quale la Francia ha dato da diversi mesi un grande contributo». E, quasi in un botta e risposta transoceanico, Bill Clinton rispondeva che Baghdad non potrà esportare petrolio in cambio di prodotti alimentari fintanto che i curdi non potranno ricevere aiuti umanitari. Nella capitale francese sono molti i diplomatici secondo i quali Parigi considera «molto diverso questo caso dalla situazione della Guerra nel Golfo, e anche dai bombardamenti di Saddam contro i curdi sul suo territorio, poiché oggi si tratta di combattimenti tra fazioni curde, in cui gli occidentali non si sono mai immischiati». La posizione francese, peraltro più volte ribadita in questi ultimi giorni, è che Saddam non abbia mai violato la lettera delle risoluzioni delle Nazioni Unite intervenendo nel settore Nord del proprio territorio. Speculando sulla sanguinosa lotta tra le fazioni curde, Parigi ritiene che l'intervento iracheno sia avvenuto su «richiesta scritta di uno dei due più importanti movimenti curdi», il pdk, partito democratico del Kurdistan, capeggiato da Massoud Barzani, che in effetti aveva indirizzato una lettera di richiesta di aiuto militare a Saddam il 22 agosto scorso. Dopo mesi di puntualizzazioni, di polemiche, di offensive diplomatiche (come l'ultima visita di De Charette in Medio Oriente), la politica del «gendarme» della Casa Bianca sembra entrata in rotta di collisione con l'aspirazione dell'Eliseo a guidare una politica europea indipendente. «Attendiamo che tutti i nostri alleati ci appoggino, contiamo sulla Francia», ha chiesto il segretario alla Difesa americano William Perry. Parigi, uno dei cardini dell'alleanza nella Guerra del Golfo, stavolta si fa da parte: «Il nostro alleato - spiegano i diplomatici - è Clinton, non Saddam. Ma l'attacco nel Sud è un'operazione americana e riguarda soltanto gli americani». Tullio Giannotto Eitan: per ora siamo fuori ma con Saddam non si sa mai I §§§§§§§ Coda a Tel Aviv per ritirare la maschera antigas. Sotto, Rabin