«Purché Arafat non mi tocchi»

Ancora difficoltà per l'incontro tra i leader israeliano e palestinese: potrebbe avvenire oggi Ancora difficoltà per l'incontro tra i leader israeliano e palestinese: potrebbe avvenire oggi «Purché Arafat non mi tocchi» Netanyahu: al vertice non voglio abbracci TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Alti funzionari israeliani e palestinesi hanno tentato ieri per tutta la giornata di organizzare al più presto un summit fra il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Yasser Arafat e il premier conservatore Benyamin Netanyahu senza tuttavia riuscire a individuare un terreno di intesa che garantisca che lo storico incontro si concluda con un successo, sia pur limitato. Le mura di antipatia reciproca sono dure da abbattere e in serata, quando è emerso che sulla questione del ritiro israeliano da Hebron (Cisgiordania) le posizioni erano ancora lontane, Arafat e Netanyahu hanno stizzosamente detto ai loro collaboratori che «il summit può anche aspettare». Ciò nonostante hanno dato istruzioni di perseverare nei contatti. Il consigliere politico di Netanyahu Dorè Gold, il negoziatore capo palestinese Saeb Erekat e il vice di Arafat, Mahmud Abbas, sono allora tornati a incontrarsi convinti che il vertice sia a portata di mano: forse potrebbe aver luogo oggi. Oltre alle questioni di contenuto - già difficili da risolvere ci sono quelle dell'etichetta. «Mi raccomando - ha detto Netanyahu ai suoi collaboratori non voglio assolutamente che Arafat tenti di abbracciarmi o, peggio, di baciarmi. Dovremo restare il più distante possibile». Il premier vuole cioè evitare che si ripeta la scena di Davos (Svizzera), dove Arafat prese l'allora premier Shimon Peres per mano e lo trainò sul palco dove stava per iniziare una conferenza economica. Quelle immagini furono utilizzate ossessivamente dal Likud nella sua recente campagna elettorale per discreditare il leader laborista agli occhi degli israeliani. Sia per Netanyahu, sia per Arafat il tempo stringe. Il premier israeliano si recherà la settimana prossima negli Stati Uniti dove prevede di incontrare il presidente Bill Clinton. Un incontro con il leader palestinese sarebbe per Netanyahu il miglior modo per dimostrare la serietà e lo spessore delle sue professioni di pace. Anche Arafat ha premura. Dopo una settimana caratterizzata nei Territori da proteste popolari (fra cui uno sciopero generale e una preghiera di massa sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme), il Rais vorrebbe dimostrare alla popolazione che le pressioni hanno finalmente dato i frutti sperati e che - ad esempio - il ridispie gamento dell'esercito israelia no fuori da Hebron (previsto per il marzo scorso) avrà final mente luogo. Ma proprio sulla questione di Hebron i contatti si sono arena ti. Nel corso di colloqui discreti condotti nelle ultime due setti' mane a Tel Aviv nell'abitazione del diplomatico norvegese Terje Larsen, israeliani e palestinesi sembravano aver cominciato a delineare un compromesso. L'Anp ammetteva «correzioni cosmetiche» agli accorgimenti di sicurezza per i 400 coloni che vivono in quella città ma chiedeva a Israele un compenso: la revoca della chiusura dei Territori l'autorizzazione ad inaugurare un aeroporto internazionale a Dahanya (Gaza). Ma per assicurare una relativa protezione ai coloni di Hebron, è stato spiegato a Netanyahu, Israele deve mantenere il controllo su due popolosi quartieri palestinesi (Abu Sneina, Abu Rahmu) che si trovano in collina e dominano il centro del¬ la città: una proposta inaccettabile per Arafat, che ha fatto retromarcia. «Gli accordi di Hebron - ha esclamato - devono essere realizzati da Israele nella forma precisa concordata un anno fa». Per riavvicinare le posizioni di due leader, che in privato continuano a scambiarsi epiteti (a Gaza il premier israeliano è talvolta chiamato «il maledetto Netanyahu», mentre a Gerusalemme il presidente palestinese viene talora indicato come «l'arciassassino») è necessario l'intervento della «diplomazia creativa». Il personaggio chiave è appunto il norvegese Larsen, che tre anni fa fu uno degli ar¬ chitetti degli storici accordi di Oslo fra Israele e Olp e che nelle settimane scorse ha messo a disposizione di Dorè Gold e di Abu Mazen il suo appartamento di Tel Aviv. «E' abilissimo nel creare una distesa atmosfera scandinava», ha detto di lui il professore Ron Pundak, uno degli intellettuali israeliani inviati nel 1993 in Norvegia da Peres per esplorare le posizioni di Arafat. Ieri Larsen, assistito dalla moglie (la diplomatica norvegese Mona Juul), è tornato rimboccarsi le maniche e a fare la spola fra Tel Aviv, Gaza e Gerusalemme. Aldo Baquis CHIEDE LA REVISIONE DEGLI ACCORDI DI RIDISPIEGAMENTO FUORI DALL' 85% DELLA CITTA', CHE DOVEVANO ESSERE REALIZZATI NEL MARZO 1996 PUNTI SUI QUALI NETAHYAHU PUÒ* ESSERE ELASTICO PER OTTBÈffiE LA REVISIONE DEGÙ ACCORDI SU HEBRON OFFRE 50.000 PERMESSI DI LAVORO E PROMETTE DI ESPELLERE GRADUALMENTE 100.000 LAVORATORI STRANIERI ALLEGALI PER FAR POSTO Al PALESTINESI. STA' STUDIANDO I PRO EI CONTRO. LA MORTE IN CARCERE DELLO SCEICCO [MOLTO MALATO] POTREBBE PROVOCARE DISORDINI 3EUCOTTIRI 4MR0P0RT0 _jS-CHIU$URft TERRITORI [IMPOSTA NE MARZO '96 CONTRO ATTENTATI IMSIIRBi} ÓSCISCCO YASSIW HA CHIUSO TRE UFFICI. ESIGE LA FINE DELLA POLITICA ANNESSIONISTICA E PROTESTA PER LA DEM0UZI0NE DEGLI EDIFICI ARABI FORMALMENTE CONTRARIA A QUALSIASI REVISIONE INFORMALMENTE DISPOSTA A "CAMBIAMENTI COSMETICI* ACCORDI MA CHIEDE A ISRAELE UN ADEGUATO "INDENNIZZO" ARAFAT CHIEDE LIBERTA' Di VOLO TRA GAZA E LA CISGIORDANIA CHIEDE PERMESSI DI LAVORO PER 150.000 MANOVALI IN ISRAELE SECONDO ARAFAT, LA CHIUSURA DEI TERRITORI PROVOCA Ali'ANP UN DANNO QUOTIDIANO DI 5-6 MILIONI DI DOLLARI CHIEDE SCARCERAZIONE DELLO SCEICCO AHMED YASSIN, CAPO CARISMATICO DI HAMAS, CHE SCONTA L'ERGASTOLO IN ISRAELE I PROBLEMI SUL TAVOLO ESIGE LA CHIUSURA DEGLI UFFICI DELL'ANP ARAFAT CHIEDE ASSENSO ISRAELIANO ALL'APERTURA DI UN AEROPORTO INTERNAZIONALE A DAHANYA [GAZA] WgìS K ----- "~ ~_ A E GUERRIGLIA Il leader palestinese Arafat