Ma in campo il ciclone si chiama Kournikova

Ma in campo il ciclone si chiama Kournikova Ma in campo il ciclone si chiama Kournikova NEW YORK. La grande preoccupazione degli Us Open si chiama Edouard, un uragano che dovrebbe abbattersi da un momento all'altro sulla costa NordEst degli Stati Uniti, con vento che raggiungerebbe punte anche di 180 km/h. New York ne sarebbe ovviamente interessata ed il smdaco della Grande Mela, Rudolph Giuliani, sta raccomandando la prudenza a tutti gli abitanti. Nel frattempo però un altro uragano si è abbattuto sui campi di Flushing Meadows, quello della quindicenne russa Anna Kournikova che, dopo aver inflitto una pesante sconfitta a Nathalie Baudone, ha eliminato Barbara Paulus, testa di serie numero 14 del torneo, con il punteggio di 3-6, 6-2, 6-4. La Kournikova fece parlare di sé sei anni fa quando lasciò Mosca, insieme alla madre, dov'era considerata la più grande speranza del tennis russo, tentata da Nick Bollettieri e dalla promessa di diventare in breve tempo una delle giocatrici in grado di scalzare Steffi Graf e Monica Seles dal trono di regine del tennis. I successi a livello giovanile e il suo atteggiamento da stella del cinema (singolare è il commento a chi le imputava la troppa attenzione dei media nei suoi confronti, «me la merito, i risultati parlano per me») conditi da un look ed un atteggiamento volutamente malizioso, che di teen-ager ha veramente poco, l'hanno portata alla ribalta internazionale. La Adidas non si è fatta pregare ed ha preso la giovane promessa nella sua scuderia, con un contratto da favola. In campo la russa sa farsi rispettare, senza lesinare comportamenti ai limiti della sportività: «Imparerà come ci si comporta a sue spese» aveva commentato Nathalie Baudone dopo il suo match contro la Kournikova. La pressione costante dei media non ha però condizionato il livello del tennis della russa. Contro la Paulus, la Kournikova ha fatto vedere una grande aggressività e un'evidente intelligenza tattica. Dopo aver perso il primo set e conquistato il secondo, la russa si è trovata sotto 4-3, 0-40, ma non ha mollato, cercando spesso la rete, ed ha ribaltato il risultato, vincendo 6-4. «Sono molto contenta di come ho gioca¬ to. Nel terzo, set, anche nelle situazioni difficili, ho sempre cercato di essere paziente e sono riuscita a vmeere. Ora mi aspetta Steffi Graf, sono molto emozionata, ma spero di giocare bene come contro Barbara Paulus». Ma la ragazzina n ssa non nasconde le velleità per l'incontro che la vedrà di fronte alla numero uno del mondo. «Dite che vista la mia età non ho nulla da perdere contro Steffi? Certo che ho qualcosa da perdere, il match». Nel tabellone maschile da segnalare la vittoria di Thomas Muster su Sergi Bruguera. L'austriaco, che non ha ancora perso un set, ha dominato concludendo 6-2, 6-4, 6-3 e si presenta in ottima forma alla seconda settimana, smentendo così la moda nata negli Stati Uniti che sul cemento Muster sia un avversario abbordabile: «Nella mia carriera ho giocato abbastanza bene sul cemento, ma il mio fisico non mi permette troppi match su questa superficie all'anno. Comunque mi sto comportando bene e posso togliermi delle soddisfazioni». Ora l'austriaco se la vedrà con Thomas Enqvist. Intanto Stefan Edberg continua la sua marcia e dopo aver eliminato Krajicek e Karbacher, lo svedese strapazza Haarhuis 6-4, 7-6, 6-1 e si presenta come outsider del torneo. Contro l'olandese, Edberg, che ha già annunciato il ritiro a fine stagione, non ha faticato più di tanto, sempre efficace a rete e in risposta. «Sto giocando un ottimo tennis ma non mi accontento. Ora che sono approdato negli ottavi tutto può succedere». Chang invece ha dovuto sudare per aver ragione di Vincent Spadea, che lo ha messo alle corde fino al quarto set quando sul 5-4 ha servito per il match. Poi però, forse tradito dall'emozione, Spadea si scomponeva e dava via libera a Chang che conquistava il set 7-5 e vinceva il quinto 6-3. «In tutta onestà non so proprio come ho fatto a vincere - ha detto candidamente Chang - nel quinto set ero veramente stanco, penso che Dio mi abbia dato una mano». Simone Sandri

Luoghi citati: Mosca, New York, Stati Uniti