Parolaio

Parolaio Parolaio sposati con prole sono assurdamente bassi». Premesso che sono d'accordo sul principio che un giovane sposato al giorno d'oggi possegga un reddito mediamente basso, mi sembra, a dir poco, ridicolo proporre come soluzione una riduzione dei salari dei singles per consentire un aumento di quelli dei giovani con famiglia. Il signor Deaglio forse non sa che un giovane single diplomato appena entrato in una fabbrica metalmeccanica (per fare un esempio che mi riguarda da vicino) guadagna circa 1.400.000 lire il mese e non un reddito assurdamente elevato come lui sostiene e dubito che il problema del lavoro nero e dell'emarginazione giovanile possa essere risolto facendo i conti in tasca a chi non ha avuto ancora il tempo di sposarsi e vive ancora coi genitori. Alcune domande sorgono spontanee. Chi, come me, ha i genitori pensionato e casalinga è davvero così ricco e fortunato rispetto a chi si è fatto una famiglia? Chi, come scelta di vita, decide di non sposarsi deve essere in qualche modo penalizzato o punito? Detassare il reddito dei giovani con PO. Il settimanale Cuore documenta, testi alla mano, l'inflessibile coerenza, la limpida linearità, la testarda intransigenza con cui gli esponenti dell'Ulivo usano trattare la questione Lega. Annnirevole Beniamimo Andreatta che nel maggio del '95 dichiarava che «la partecipazione della Lega è essenziale per rafforzare il centro dell'Ulivo» asserendo invece nell'agosto '96 che «Bossi è un problema di igiene mentale». Degna di nota la costanza di Lamberto Dini che nel marzo '96, in piena campagna elettorale, sosteneva come «l'obiettivo di Bossi, il federalismo, è anche il nostro» mentre nell'agosto dello stesso anno conferma che «Bossi rischia di mettersi fuori legge». Fermo e chiaro Gerardo Bianco secondo il quale, nel maggio del '95, «Bossi è sicuramente attestato al centro, con lui il dialogo deve proseguire» e nel giugno del '96 ribadisce minaccioso: «Invito il governo a non aprire nessun dialogo con la .. c .„. LegaPè finito il Vlttono Feltn tempo di scherzare». Secondo il Romano Prodi del maggio del '95 «la Lega è un movimento estremamente interessante e importante, molto più vicino a noi di Rifondazione», secondo il Prodi del giugno del '96 non è possibile aprire «nessuna trattativa con la Lega». Coriaceo Massimo D'Alema, che nel maggio del '95 sosteneva che la Lega «c'entra moltissimo con la sinistra, tra noi e loro c'è una fortissima contiguità sociale», mentre nel giugno del '96 è giunto alla conclusione che «la Lega è una forza di casino: non intendiamo subire il ricatto o il linguaggio eversivo, volgare e aggressivo». Ieri, oggi. E domani? LETTERE AL DIRETTORE. Un collaboratore del Giornale, Giorgio Soavi, scrive al direttore Vittorio Feltri per protestare per il poco spazio dedicato dal quotidiano ai suoi articoli, e come risponde il direttore? Con una pubblica dichiarazione di stima per Soavi in cui lo scrittore viene descritto «spaparanzato come un pascià» che si starà certamente «pappando qualche morettona che alla tua età non si fa». Gli articoli di Soavi secondo il suo direttore? «Menate ben scritte», «righe pompose» in cui la penna dello scrittore «riverisce l'azzurrità artica delle volpi siberiane e I intanto i topi della gelosia senili le gli rodono i piedi da Narciso- Giorgio Bocca ni», esibizione in pubblico dei «tuoi calletti dolenti come sintesi degli accadimenti odierni del pianeta». Ecco cosa pensa Feltri del suo illustre collaboratore confinato a suo dire in un «cronicario ampezzano» capace soltanto di «fornire all'universo l'aria fritta del proprio lamento» visto che qualcuno «ha lisciato contropelo la coda di pavone di questi eterni collegiali che piangono con la suora». Manca l'auspicio di una proficua collaborazione. Ma Feltri, come è noto, è molto timido e schivo. DI TUTTO. DI PIÙ'. Il quotidiano MF ha qualcosa da ridire, ma non si capisce proprio cosa, sul carattere terso e nitido della prosa del presidente della Rai Enzo Siciliano che in una recensione pubblicata dall'Espresso aveva scritto: «La complessità delle indagini e la limpidezza dei risultati si sposano nella cadenza di imo stile prezioso dove il pigmento espressivo è tutt'altro che debole: ci suggerisce un atteggiamento di insinuazione perpetua che trae forza dall'orchestrazione delle pezze di appoggio, dall'arcata delle citazioni dentro cui l'argomento va a stringersi». Non si comprende l'atteggiamento irriverente di MF che, forse cedendo alla terribile tentazione dell'«insinuazione perpetua» che pur «trae forza dall'orchestrazione», tuttavia non raggiunge «un pigmento espressivo» ancorché «tutt'altro che debole». DIRITTI E ROVESCI. Nella sua rubrica che settimanalmente appare sul Venerdì di Repubblica, Giorgio Bocca affronta la controversa questione dei diritti delle maggioranze «dopo aver per quasi mezzo secolo sostenuto i diritti delle minoranze». Giusto. Solo che snocciolando gli esempi di come in Italia troppo di frequente i diritti della maggioranza vengono conculcati nell'indifferenza genera- le, accenna anche alla demagogia di chi impone «punizioni feroci neh'ordine delle decine di milioni a chi campa di diritti d'autore». Che sarà pure iniquo e demagogico ma non si capisce che c'entra con il discorso dei diritti delle maggioranze a meno di sostenere che la maggioranza degli italiani «campa di diritti d'autore». Voce dal sen fuggita. Pierluigi Battista prole (ma in maniera molto più incisiva di come si fa oggi) mi sembra una soluzione molto più equa, ma il signor Deaglio non la prende nemmeno in considerazione, troppo preso a inseguire il miraggio del salario flessibile che, secondo la mia modesta opinione, è solo un modo subdolo per poter sfruttare i giovani (magari diplomati o addirittura laureati) pagandoli una miseria... Vorrei pregarla qualora decidesse di pubblicare la mia lettera (eventualità remota) di consentirmi di mantenere l'anonimato. D. F., Torino Storia ventennale Gentile Signor Del Buono, vorrei dire, con grande simpatia, al Preside di Torino che ha fatto la storia ventennale dei criteri di valutazioni scolastiche (La Stampa, lunedì 19 agosto) che la «cosa» non merita poi tanto sconforto, trattandosi di variazioni molto nominali | - accadute finora cinque volte, ma che potrebbero continuare all'infinito - in assenza delle sostanziali variazioni che non vengono mai e che dispiacerebbe, certo, se non avvenissero nemmeno ora con un ministro progressista - dal quale molto e altro ci si aspetta - e con un Governo che niente o poco di veramente valido lascerà, se non sarà riuscito a far risorgere la scuola italiana. Angelo Scivoletto, Parma Temi importanti. La ridistribuzione del lavoro. Cosa fare dei vecchi. La discriminazione economica tra giovani singles e giovani sposati. E, ovviamente, l'eterna questione della scuola all'origine di molti nostri guai. Identificare i problemi è già un passo avanti, ma poi? [o.d.b.] P

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