«Agrigento sedici morti senza giustizia»

«Agrigento, sedici morii senza giustizia» La denuncia di uno dei periti: due processi paralleli senza fine, attorno al caso una rete di protezioni «Agrigento, sedici morii senza giustizia» «Da 8 anni si attende la sentenza contro i responsabili del manicomio» L'INFERNO DEI MALATI Eli MENTE AGRIGENTO UE processi paralleli che paiono interminabili e chissà quando sarà fatta giustizia, se mai lo sarà. Ad Agrigento, fra lungaggini d'aula e conflitti tra i periti, si consuma uno dei più vergognosi scandali italiani: quello sui 16 ricoverati nell'ospedale psichiatrico morti per tubercolosi tra il 1978 e il 1988. Il caso è stato rilanciato ieri da uno dei periti, il professor Luigi Cancrini, che sul quotidiano l'Unità ha espresso tutto il suo tormento e la sua rabbia per i tempi lunghi della giustizia. Cancrini sostiene che i sedici ricoverati si sono ammalati perché erano costretti a vivere in padiglioni senza riscaldamento e sprovvisti di vetri. Li descrive nelle spaventose condizioni in cui li scoprì, a metà degli Anni 80, il giornalista Gad Lerner: malati nudi fra gli escrementi, perché gli indumenti acquistati dalla Usi erano di taglia troppo piccola e il personale ad- detto alle pulizie spesso non faceva neanche una minima parte del suo lavoro. I poveri squilibrati, quando accadeva, venivano lavati con getti d'acqua delle pompe. La denuncia di Gad Lerner ebbe una vasta eco. Domenico Modugno, allora esponente radicale, portò la vicenda in Parlamento insieme al collega di partito Franco Corleone. Ma le inchieste amministrative non ebbero sviluppi apprezzabili e finirono per arenarsi in una scivolosa «zona d'ombra», alimentata molto probabilmente da una rete di complicità e di conniventi silenzi. Gli stessi ai quali adesso si è riferito Cancrini. Sono in corso da otto anni due processi. In uno sono imputati di abbandono d'incapace il direttore sanitario Angelo Mongiovì e il primario psichiatra Gerlando Taibbi, ora in pensione, fratello dell'ex presidente de della Provincia, l'avvocato Michelangelo Taibbi. Poiché erano emerse successivamente altre responsa- bilità, la Procura della Repubblica avviò un secondo procedimento in cui sono imputati, insieme a Mongiovì e Taibbi, anche i vertici del comitato di gestione dell'Usi, che l'accusa ritiene avrebbero dovuto essere a conoscenza di quanto avveniva nell'ospedale psichia¬ trico. Entrambi i processi procedono a singhiozzo e Luigi Cancrini, sollecitando la conclusione dei dibattimenti, ipotizza che mi intreccio di parentele e amicizie si sia eretto a protezione degli imputati. Lo scorso 25 luglio due periti hanno depositato le loro conclusioni che scagionano, almeno in parte, i principali imputati. Cancrini non ci sta e conferma la sua opinione sulla responsabilità dei rinviati a giudizio. I giochi processuali, a questo punto, sono più che mai aperti. Dopo le denunce degli Anni 80, il trattamento riservato ai ricoverati è ora nettamente migliorato, ma mesi fa si è aperta un'altra vertenza giudiziaria, con esposti e controdenunce fra i deputati progressisti Giuseppe Lumia e Carmelo Incorvaja e la direzione sanitaria. Durante un'improvvisa ispezione dei due parlamentari, il segretario dell'onorevole Lumia sfondò a spallate una porta che nessuno aveva voluto aprire: al di là c'erano alcune pazienti che stavano vestendosi o dormivano nelle loro brandine. Il direttore fece intervenire la polizia e presentò denuncia. I due deputati a loro volta segnalarono alla magistratura presunte gravi carenze, [a r.] Un'immagine dell'Ospedale psichiatrico di Agrigento. A metà degli Anni 80 un reportage del settimanale L'Espresso denunciò condizioni di vita inimmaginabili

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