I verbali nuovo mistero di Brusca
«Come liberarsi dei pentiti» Domani nuovo interrogatorio. Napolitano: presenterò la relazione sui «collaboratori» I verbali, nuovo mistero di Brusca «Conosceva le accuse dei pentiti contro di lui» «Cosa Nostra si rafforza» ROMA. «Danno l'apparenza di essere finiti, di essere un esercito in rotta, per riorganizzarsi, riassorbire i colpi e presentarsi ancora più forti e più pericolosi dopo qualche anno». Lo ha detto, in un'intervista al Tgl, il sostituto procuratore di Palermo Francesco Ingroia. «Cosa Nostra - ha aggiunto - ha la capacità di riorganizzarsi anche al vèrtice. Può anche essere subentrato alla dittatura di Totò Riina un regime per così dire oligarcico. Questo però non significa che Cosa Nostra sia finita. E' già accaduto in passato: dopo anni di silenzio, si è sempre presentata ancora più forte, con nuovi, tragici salti di qualità nella sua attività aggressiva contro lo Stato». Rispondendo infine alla domanda se la gestione a più mani del potere mafioso renda più facile o più difficile la lotta alla mafia, Ingroia ha detto: «Non è questo il punto. La difficoltà sarebbe illudersi di essere a un passo dalla definitiva sconfitta di Cosa Nostra». [Ansa] fa dal Viminale. Napolitano ieri a Modena alla Festa dell'Unità ai giornalisti ha detto che entro stasera inoltrerà ai presidenti di Camera e Senato la relazione semestrale del servizio di protezione dei collaboratori di giustizia. «La relazione fornirà ogni possibilità di discussione e chiarimento in Parlamento», ha aggiunto Napolitano, che ha ricordato di essere favorevole a una «maggior severità» nelle gestione dei pentiti e delle leggi premiali. Contmua intanto l'inchiesta sull'ultimo delitto di mafia ad Altofonte (Palermo), con vittima, venerdì sera, il presunto mafioso Giovanni Caffrì, cognato dei boss Andrea Di Carlo, sospettato di aver ucciso a Londra il banchiere Roberto Calvi inscenandone il suicidio. Il segretario del Ccd Pier Ferdinando Casini, in Sicilia sabato sera per la conclusione dello stage di formazione politica organizzato dal gesuita Ennio Pintacuda, ha sostenuto che la legislazione sui pentiti «va rivista molto seriamente» anche per «garantire la politica e le istituzioni dalle terribili vendette mafiose». Casini ha anche auspicato un codice antimafia comune dei partiti: «Dobbiamo difenderci tutti insieme dalla mafia che tende a infiltrarsi nei partiti, nella politica». Antonio Ravìdà
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