Padre Nostro, aiuta i figli dei disoccupati; foibe, tempesta antica

Padre Nostro, aiuta i figli dei disoccupati; foibe, tempesta antica LETTERE AL GIORNALE Padre Nostro, aiuta i figli dei disoccupati; foibe, tempesta antica La Sofìa Nazionale mamma sempreverde La bella e sempreverde Sofia Nazionale, nell'occasione mamma Sofia, intervistata al recente Festival di Spoleto ove il giovane figlio Edoardo ha esordito come regista teatrale, ha dichiarato che lei «preferisce non interferire nella vita dei figli». Certo. Quindi, dopo aver detto che «rispetta la scelta di Edoardo», ha aggiunto che «spera che il Signore lo aiuterà». Speriamo. Il Cielo purtroppo non ha dotato mio marito di qualità artistiche come Edoardo, ma soltanto di una gran voglia di lavorare; siccome quasi certamente prima di Natale egli perderà il posto (lire 1.650.000 mensili a 47 anni) sono molto triste, se penso che non sono certa che i miei due figli possano studiare, ed io, casalinga senza redditi, non posso fare più di tanto. Spero che il Signore, oltre a Edoardo, aiuti anche me. Ava Carega Casei Gerola (Pavia) Le «bonifiche etniche» Ritengo che di questi tempi, in cui tanto si scrive e parla di foibe e infoibamenti, i vostri lettori leggeranno con interesse le seguenti righe. Se si vuole comprendere la storia delle foibe e degli infoibamenti bisogna esaminare il fenomeno fin dalle origini. Il testo più antico che parla degli infoibamenti è del 1919. In quell'anno Giulio Italico (pseudonimo di Giuseppe Cobol poi Cobolli-Gigli) pubblicò a Torino il volumetto Trieste «la fede di Roma», dove nel capitolo Centri di italianità dell'Istria interna scrisse a proposito di Pisino: la musa istriana ha denominato la «Foiba» degno posto di sepoltura per chi, nella provincia, minaccia con audaci pretese la caratteristica nazionale dell'Istria. Poi citò i seguenti versi: «A Pola xe l'Arena / La "Foiba" ze a Pisin/ che i buta zo in quel fondo / chi ga zerto morbin. / E a chi con zerte storie / Fra i pie ne vegnerà, / Diseghe ciaro e tondo: / Fe- > ve più in là, più in là». Si tratta evidentemente di una prima notizia di propositi di pulizia etnica a danno dei croati e degli sloveni dell'Istria o come si disse durante il ventennio di bonifica etnica. In quel ventennio ci si preoccupò di diffondere la cultura degli infoibamenti anche tra le popolazioni allogene. Infatti in un libro di testo non ancora identificato, in uso nelle scuole frequentate dai giovani allogeni dopo la soppressione delle scuole con lingua di insegnamento slovena, troviamo a pagina 196 la seguente poesia: Infondo alla Foiba (Canzone patriottica pisinese): «De Dante la favella / Mia mamma m'à insegna, / Per mi xe la più bella / Che al mondo ghe xe sta. / E per difender questa / E sovenir la Lega / Convien che ognun s'appresta / A fare el suo dover. / O mia cara patria / Mio dolce Pisin, / Mio nono cantava / Co iero picin. / Me par de vederlo / Là in fondo al Castel / Che sempre '1 dixeva / A questo ed a quel: / Fioi mii, chi che ofende / Pisin, la pagherà: / Che sempre '1 dixeva / A questo ed a quel: / Fioi nùi, chi che ofende / Pisin, la pagherà: / In fondo alla Foiba / Finir el dovarà». La Lega che si doveva sostenere non era naturalmente né la Lega lombarda né la Lega Nord ma bensì la Lega Nazionale. Anche questa poesia è un incitamento a eliminare le persone di nazionalità diversa da quella italiana con l'infoibamento, cioè precipitandole in una voragine naturale. Si può quindi concludere con il profeta Osea: Chi semina il vento, miete la tempesta! Primoz Sancin, Dolina (Trieste) Liceo classico proprio come una droga Più che giustissimo che il liceo classico corrompe. Si continua a ripetere che al liceo classico si forma l'uomo. Ma che bestia sono quelli che frequentano le altre scuole? Si può anche accettare una scuola che formi le classi dirigenti, se ciò non è inteso in senso classista o razzista, però è assolutamente essenziale che lo si sappia chia- ramente al momento di scegliere. Al liceo artistico si va se piace l'arte, all'istituto agrario se piace l'agricoltura, al liceo linguistico se piacciono le lingue; al liceo classico invece se piace lo studio, o anche semplicemente se si hanno buoni voti alle medie. Nessuno penserebbe che per scegliere il seminario con cui diventar preti l'importante sia essere bravi a catechismo. Io alle elementari ho frequentato una vera e propria juf assic school ante litteram, basata su manrovesci e quaderni in testa, per cui studiare tanto era semplice questione di sopravvivenza, e così ho continuato per semplice inerzia anche alle medie. Per II resto, fino a sedici anni, a parte ì libri di studio, non leggevo altra carta stampata che non fossero fumetti di Disney: ebbene, si è pensato che per fare il ragioniere avrei dovuto leggere abitualmente la pagina economica, mentre per la «cultura generale» del liceo classico potevo non avere interessi specifici, così da poterlo frequentare anche senza mai legge¬ re nessuna pagina del giornale, né quella culturale né la cronaca né quella sportiva. Piuttosto che non saper fare niente ma saper imparare a fare di tutto, al liceo classico si disimpara il fatto che si dovrà fare qualcosa, così come in palestra ci si fanno i muscoli per qualunque attività ma si dimentica che oltre agli atleti si potrebbe fare anche i facchini. La «manualità» che lì si ignora non è solo piantar chiodi, ma il fatto stesso di lavorare, anche intellettualmente: ho letto in qualche manuale di bibliografia che numerosi progetti di censimento dei manoscritti si sono arenati dopo vari anni alla lettera A o alla lettera B, essendo affidati a catalogatori con formazione umanistica per i quali non è neppure concepibile la valutazione di costi e tempi. Alla fine delle altre scuole lo studente si chiede cosa scegliere per il proprio futuro; al liceo classico, dopo cinque anni di insistenze sull'autonomia della cultura, si chiede che facoltà scegliere e non considera, a meno di non esserci costretto da problemi economici, l'eventualità di lavorare contemporaneamente a corsi che non richiedano la frequenza. Esproprio lo stesso della droga: una volta nel tunnel non solo non se ne esce più, ma neppure si sa di esserci dentro. All'ultimo anno cominciavo già a rinnegare la «cultura generale», ma il massimo che ho potuto fare è stato scegliere Conservazione dei beni culturali anziché Lettere: non proseguire con l'università mi sarebbe sembrato lo stesso che interrompere il liceo a metà. Non so perché a 14 anni uno non può scegliere di fare il letterato, se può scegliere tra il muratore o l'idraulico. Renzo Arbore, Giuseppe Conti e gli altri che difendono il liceo classico sono dei letterati o simili. Prima ancora di riformarlo, occorre far capire chiaramente che dà una cultura umanistica, che è diversa da quella scientifica, quella tecnica, quella economica, quella giuridica. Proporrei che i liceali si chiamassero periti umanistici. purtroppo dr. Martino Marangon Pavia Dire «immigrati» non è razzismo Possibile che il «buonismo» imperante ci debba impedire di pronunciare la parola «immigrati» senza essere tacciati di razzismo? E che voi della stampa sorvoliate molto spesso sul problema e sui reati commessi dagli ospiti dell'Italia? La censura, a mio parere, non va in direzione della tolleranza e della solidarietà. Sono esattamente come noi, buoni e cattivi. E allora? Evidentemente il problema - e non è razzismo - esiste, e va risolto. Credete davvero che una prostituta abituata a guadagnarsi un milione a notte si rassegni a fare la colf e che uno spacciatore voglia andare a lavorare in fabbrica? Suvvia, ministro Napolitano, accogliamo con affetto i lavoratori, quelli che l'azienda Italia è in grado di assorbire, e non abbia paura della parola «espulsione», se lei è davvero il ministro di tutti gli italiani. Lettera firmata La prossima volta andremo in auto Vorremmo segnalarvi un treno veramente «straordinario» che abbiamo preso per andare in vacanza in Calabria. Si tratta appunto del treno straordinario Torino P.N.-Reggio C. in partenza alle ore 18,35 di sabato 27 luglio. I sedili, come tutto il vagone, erano notevolmente sporchi (meno male che esistono le salviettine umidificate!), e inoltre 2 dei 6 posti disponibili erano sfondati (una buona media!). I pavimenti e i finestrini non vedevano l'acqua da tempo, mancava un tavolinetto e c'era un solo portabottiglie. Dulcis in fundo mancava l'acqua nella toilette! Costo del biglietto di 2a classe Torino P.N.-Diamante L. 77.000. Non chiedeteci perché la prossima volta andremo in auto... Fabrizio Calopreso Susanna Zanella, Ivrea