Doppia maggioranza un coro di no

Tv e carta stampata siamesi inseparabili I verdi: si tratta solo di un'idea balneare; la proposta di Prodi divide anche il Polo Doppia maggioranza, un coro di no Solo ppi e Rinnovamento danno ragione alpremier ROMA. Divide gli schieramenti al loro interno l'ipotesi formulata da Romano Prodi, in un'intervista a Panorama, di «maggioranze variabili». Infatti l'idea del premier che su alcuni provvedimenti l'esecutivo possa trovare in Parlamento l'appoggio di forze diverse da quelle che 10 sostengono suscita opinioni discordi nell'Ulivo come nel Polo. E sintomi d'ulteriore confusione sono le divergenze che si registrano in seno agli stessi partiti: nel pds, come nel ccd o in Forza Italia. Nella maggioranza, le componenti centriste, cioè quelle che vivono con maggior disagio il rapporto con Rifondazione, sembrano guardare con favore all'ipotesi avanzata dal capo del governo, mentre a sinistra si levano voci contrarie. Nel pds, per esempio, Angius è molto critico con Prodi. «Ho l'impressione - spiega il presidente della commissione Finanze del Senato - che questa idea rischi di creare molta confusione. Invece di parlare di maggioranze variabili si dovrebbe convocare un vertice dell'Ulivo con Rifondazione e Dini e concordare soluzioni politiche per superare le difficoltà. Al contrario, se si ragiona come Prodi, 11 governo rischia moltissimo, pure sulla Finanziaria. La nostra coalizione è legata a Bertinotti da un patto che non è soltanto elettorale ma anche politico e su questo vincolo si regge l'esecutivo». Più «articolata» la posizione di un altro pidiessino, Salvi. Il capogruppo a Palazzo Madama dice aU'AdiiKronos che le parole del presidente del Consiglio «sono state enfatizzate». Eppure lo stesso Salvi sul Foglio criti- ca le affermazioni di Prodi: «Se passa il principio che i parlamentari votano di volta in volta in modo diverso - osserva il dirigente della Quercia sul giornale diretto da Ferrara - non si sa dove si va a finire. Il concetto di maggioranze variabili fa a pugni con il sistema parlamentare». Duro il commento dei verdi. Dice il loro portavoce, Carlo Ripa di Meana: «Quella del presidente del Consiglio è un'ipotesi balneare. Trovo mutile che si continui a parlare di politica in questo modo. E il paragone che fa Prodi con il sistema in vigore negli Usa è sbagliato: mi sembra di vedere Sordi in "Un americano a Roma". Comunque deve essere chiaro che la dissolvenza della maggioranza su provvedimenti strategici provocherebbe immediatamente lo scardinamento della coalizione». Negative anche le reazioni del pri e dei comunisti unitari. Per non parlare di Rifondazione: Fausto Bertinotti già l'altro ieri aveva avvertito che un'idea del genere potrebbe provocare la caduta del governo. Ppi e Rinnovamento danno invece ragione al leader dell'Ulivo. Il segretario del partito popolare Gerardo Bianco, infatti, sottolinea che «non vi è motivo di scandalizzarsi per quello che ha detto Prodi». Mentre secondo il capogruppo del movimento di Dini, Masi, il presidente del Consiglio «ha ragione». «Quel che dicono verdi e Rifondazione è forse comprensibile, ma non condivisibile: a nessuno piace perdere il proprio potere di ricatto, ma allo stato dei fatti l'Ulivo ha dinanzi a sé solo due vie: soggiacere ai veti e alle interdizioni tipici di tutti i governi di coalizione o aprirsi alla logica del maggioritario che, come nota correttamente Prodi, non esclude maggioranze variabili», aggiunge il senatore Stefano Passigli. Divisioni, si diceva, anche nel Polo. Per il segretario del ccd Pierferdinando Casini, che preannuncia il voto del suo partito a favore delle privatizzazioni, «in una situazione come quella italiana le maggioranze variabili rappresentano una necessità». E' però contrario a questa ipotesi un altro ccd, Francesco D'Onofrio. Sprezzante, il commento del segretario del edu Rocco Buttigliene che dice: «Il presidente del Consiglio ha ragione solo su una cosa. E' vero che il suo governo non ha una maggioranza, ma per questo dovrebbe dimettersi». Variegate, come sempre, le posizioni dentro Forza Italia. Per la linea dura Marco Taradash e Antonio Martino. Quest'ultimo in particolare osserva: «L'idea di una finta maggioranza e di una finta opposizione è un malvezzo da basso impero». Più cauto il capogruppo azzurro alla Camera Beppe Pisanu: «Noi voteremo a favore quando vi saranno proposte che coincideranno perfettamente con le nostre», dice. Compatta nel respingere l'ipotesi Prodi, An. «Le parole del presidente del Consiglio - spiega Gianfranco Fini - sono la dimostrazione della sua grande debolezza politica». Il presidente di Alleanza nazionale, però, annuncia che il suo partito è disponibile a votare per la privatizzazione della Stet, purché «non sia una svendita». [m. t. m.]

Luoghi citati: Ferrara, Meana, Roma, Usa